Legambiente Guidonia, è scontro con la Buzzi Unicem: “In cosa è stato “rigorosamente” rispettato il protocollo?”

In Ambiente & Territorio, Cronaca & Attualità, Politica, Primo Piano da Yari Riccardi Commenti

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Nella polemica tra Bertucci e Buzzi Unicem interviene anche il Circolo Legambiente di Guidonia, da sempre a Guidonia uno dei principali enti – e gli enti sono formati da persone – che hanno cognizione di causa riguardo alle tematiche ambientali della città. Tematiche che per quanto siano tenute sotto coperta, talvolta esplodono: e meno male, altrimenti c’è il rischio che possano essere dimenticate. La reazione degli ambientalisti fa seguito a quanto scritto dalla Buzzi in merito alle dichiarazioni di Marco Bertucci sul cementificio. “Chiunque si azzardi a formulare – spiega Roberto Coccia, presidente del circolo – critiche legittime sulla gestione degli impatti ambientali del cementificio viene bollato come autore di una campagna stampa in cui le posizioni della Buzzi Unicem vengono falsate e distorte”. Pietra dello scandalo nei rapporti tra ambientalisti e cementificio è senza dubbio il protocollo d’intesa tra l’amministrazione comunale di Guidonia e la dirigenza dell’azienda piemontese. Un protocollo che la Buzzi nel comunicato definisce “rigorosamente rispettato”, inserendo tra i propri obiettivi prioritari una politica di sviluppo sostenibile in particolare per il territorio di Guidonia. Un documento che, per Legambiente, “non conteneva nulla di sostanziale: lo abbiamo detto nel 2008 e lo ripetiamo ora. Ma quello che è strabiliante è l'aggettivo “rigorosamente”. Possiamo sapere in che cosa il protocollo è stato rigorosamente rispettato? Forse nell'impegno di rinunciare all'uso di combustibili derivati da rifiuti? Nel protocollo veniva concesso il contentino della piantumazione di alberi per compensare quelli abbattuti nel corso delle escavazioni. Non ci risulta che questo sia stato fatto”. L’esempio portato dagli ambientalisti è piuttosto crudo, ma significativo. “La Buzzi, nell’agosto del 2010, abbatteva un cospicuo numero di querce, circa 30, alcune delle quali secolari (almeno 8) ed altri alberi per allargare le sue cave. Con buona pace della riduzione della CO2. In questo modo si rispetta il protocollo?”. Dunque è una vero e proprio conto quello che l’’associazione presenta al cementificio, a partire dal rifacimento di via della Pietrara che, sembra, verrà pagato per ¾ dai cittadini e per ¼ dalla BU malgrado quella strada sia utilizzata, al 90%, dal traffico pesante del cementificio – “la strada, a quanto affermato dall'ing. Lisi – va avanti Coccia – è stata fatta dal cementificio e poi “regalata al Comune di Guidonia” che ora deve pagarne la manutenzione. E' corretto trarne la conclusione che i “regali del cementificio sono costosi” oppure anche questo è un tentativo di distorcere la realtà?” – all’aumento della portata globale effettiva dei fumi, vanificando, nella sostanza, i benefici che derivano dall'ammodernamento dei sistemi di filtraggio imposto dalla legislazione per ottenere l'AIA. Il punto caldo è il CDR. Per collaborare all'abbattimento della CO2 locale, Buzzi Unicem chiede, come contropartita, “di bruciare il combustibile da rifiuto, o quello che, con creatività degna di maestri della pubblicità e della comunicazione, hanno battezzato carbonverde. Chiamano “carbone” il petroleum-coke ed hanno inventato la parola carbonverde per non dire rifiuti polverizzati da bruciare nei forni”. In effetti carbonverde fa molta meno paura di cdr, questo è evidente. Per Legambiente l’unico abbattimento voluto dal cementificio è quello dei costi: si risparmia sul combustibile e si riceveranno soldi per lo smaltimento. L’accusa di Legambiente è chiara. “Abbiamo l'impressione che la sostenibilità delle scelte di cui parla BU sia quella per le casse aziendali: quella ambientale, a Guidonia, è secondaria. Lo testimonia la pubblicità data al recupero di cave e di aree dismesse realizzato in altre città e Paesi. In questa parte di mondo il cementificio ci sta per sfruttare in modo intensivo il territorio ed esternalizzare i costi sociali e territoriali?”. Domande senza risposta. Ancora. Domande con le quali si chiude il duro attacco di Legambiente. “Cosa dicono i dati delle tre misteriose centraline, controllate dall'ARPA Lazio, che sarebbero state installate in posizioni rappresentative all'interno del cementificio per controllare le emissioni? Top secret? Che ne è stato dello studio di coorte effettuato sui lavoratori del cementificio nell'ambito dell'indagine epidemiologica svolta sugli abitanti di Guidonia? E' possibile prenderne visione? Quella parte di studio da chi è stata pagata? Dal cementificio o dall'Amministrazione Comunale?”. E’ un film già visto. Politici che fanno gli ambientalisti. Aziende che si difendono piccate. Nel mezzo le associazioni ambientaliste – che puntualmente dimostrano di sapere molto di più di chi governa – e gli operai, che nessuno ha ancora interpellato su questa storia. La Buzzi, piaccia o non piaccia, è stata e resta una risorsa economica fondamentale per la città, e negli ultimi anni ha compiuto piccoli passi avanti verso un minore impatto ambientale. Resta legittimo esprimere dubbi su certi aspetti inerenti a ambiente e salute pubblica. Facce di una stessa medaglia, quella che a Guidonia probabilmente non vincerà mai nessuno.

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