Monterotondo, il sindaco Alessandri dice no al declassamento dell’ospedale SS Gonfalone. “Pronti a una grande mobilitazione popolare”

In Cronaca & Attualità da Daniele Bongi Commenti

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Una grande mobilitazione popolare per dire no alla chiusura dell'ospedale SS Gonfalone. L'ennesima reazione negativa al nuovo piano di riordino del rete ospedaliera del Lazio – presentato da Renata Polverini al governo – arriva direttamente da Monterotondo. E più precisamente dal suo sindaco Mauro Alessandri, contrariato dall'imminente “chiusura sostanziale” del nosocomio eretino. Il piano regionale messo a punto da Via della Pisana prevede infatti una trasformazione del SS Gonfalone (e di molte altre strutture del territorio laziale) in ospedale di territorio, con il servizio di pronto soccorso ancora attivo, ma senza posti letto. Ipotesi inaccettabile per Alessandri che ha ricevuto "pieno mandato a promuovere ogni iniziativa utile affinché la Regione modifichi la decisione di chiudere l'ospedale" dal Consiglio comunale di Monterotondo, riunito in forma straordinaria per discutere dell'argomento.

“Questa è una decisione sbagliata e dagli effetti devastanti – ha spiegato il sindaco – perché lascerà un bacino d'utenza di almeno centocinquantamila abitanti senza un presidio sanitario in grado di rispondere alle esigenze e alle emergenze. La chiusura è un provvedimento che sicuramente non nasconde nessuna ragione politica, ma che è semplicemente basato su dati errati. E' questo che vogliamo dimostrare alla presidente Polverini e per questo ci batteremo”. Alessandri è quindi pronto a promuovere la richiesta di una mobilitazione che vada oltre i confini comunali e che abbia tra i protagonisti tutte le realtà sociali, associative, del volontariato e delle rappresentanze di categorie dell'intero territorio. “E' assolutamente vitale – ha sottolineato il primo cottadino di Monterotondo – che il SS Gonfalone non venga declassato e mantenga la sua funzione di ricovero, diagnosi e cura per tutti i pazienti affetti da patologie acute. Non considero chiusa la partita, abbiamo davanti tre mesi decisivi e faremo tutto il possibile affinché la Regione acquisisca gli elementi utili ad una valutazione più accurata e maturi una contezza maggiore circa l'insostituibile funzione del nostro ospedale”.

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