Legalità e antimafia. Cuore, speranza, impegno e responsabilità. Intervista a Antonio Turri, responsabile di Libera Lazio

In Cronaca & Attualità, Primo Piano da Yari Riccardi Commenti

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Abbiamo ancora negli occhi le immagini di una bomba che squarcia i sogni di alcune ragazze a Brindisi. Abbiamo negli occhi i loro occhi. I libri infuocati, i volti neri per l’esplosione, le lacrime di disperazione. Abbiamo negli occhi la reazione di una città che non vuole ancora credere a quello che è successo. Un fatto che riporta indietro l’orologio di 20 anni – certamente non negli autori, ma di sicuro come impatto mediatico e simbolico – e ci fa ripiombare nei primi anni 90. Quelli delle stragi, quelli delle autostrade che saltano in aria al passaggio di un giudice. Gli anni di Falcone e Borsellino. Gli anni del tritolo e delle autobombe.  Le indagini stanno procedendo, e l’autore del vile gesto di Brindisi sembra già avere un volto. Che sia, come sembra, un gesto di un “lupo solitario” – legato al racket – o di un folle, o di criminali organizzati, non cambia. Resta il gesto odioso, resta il fatto di aver messo una bomba davanti una scuola.

Criminalità organizzata o meno, è legittimo tornare a riflettere a 20 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio. Sappiamo che Antonino Caponnetto diceva che “la mafia teme più la scuola della giustizia. L’istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa”. Sappiamo che è il caso di tornare a parlare di antimafia e di legalità. Valori che dovrebbero far parte delle nostre vite. Semplicemente perché abbiamo negli occhi, ancora, tutte le immagini di quello che è la mafia. Di quello che fa la mafia. Ne abbiamo parlato con Antonio Turri, responsabile di Libera Lazio.

Simbolicamente, cosa rappresenta per Libera un attentato del genere?

L’attentato di Brindisi è, prescindendo dal tipo di criminalità che lo ha compiuto,il segnale di come i livelli di aberrazione della violenza non  abbiano limiti. Il fine di ogni strage nel nostro Paese è stato sempre quello di indurre paura e confusione tra i cittadini. E spesse volte questo obiettivo è stato raggiunto.

Ci può essere un legame tra quello che è accaduto a Brindisi, in quel luogo, in una scuola intitolata a Francesca Morvillo, e ciò che accadde a Capaci 20 anni fa?

Come tutti sappiamo sono troppe le coincidenze che fanno pensare ad un legame tra la tentata strage di Brindisi e quella riuscita a Capaci. Il nome della scuola, il passaggio della carovana Antimafia di Libera, il ventennale della morte di Falcone.  Qualcosa non torna e lascia presupporre scenari inquietanti che speriamo le indagini dissolvano.  

Cosa rappresenta il passaggio a Brindisi della Carovana della Legalità di Libera?

Brindisi, cosi come tutta la Puglia, rappresenta il risultato di come l’azione di contaminazione delle mafie tradizionali possa condizionare la vita dei cittadini sul territorio. Un territorio che vede l’agire delle mafie, vede la reazione forte dei giovani e di Istituzioni sane come la scuola e le università. Dove c’è mafia e ingiustizie arriva Libera, arriva la Carovana antimafia con un forza di contrasto civile fatta di impegno e di presenza.

Cosa rappresenta la scuola per la criminalità organizzata?

Per le mafie, così come per la mala politica, la scuola è un problema. La cultura è un problema per i mafiosi e per i corrotti. L’informazione e la stampa sono un problema. Ci vorrebbero tutti ignoranti, ciechi, muti e rassegnati. Ma cosi non è e non sarà. 

Come è l’attuale stato di salute della criminalità organizzata?

Le mafie sono ancora più forti di quelle del 1993. Hanno indossato abiti nuovi e  sono molto più ricche e globalizzate.

Quali azioni, come Libera, state portano avanti?

 Tutte queste cose Libera le conosce, e si attrezza. Come? Prendendo spunto dalle parole di Don Luigi Ciotti. “La speranza non è in vendita. Quindi noi la speranza c’è la prendiamo con l’impegno e con la responsabilità lottando per la giustizia sociale 365 giorni all’anno. E questo sarà il problema. Per le mafie”. 

L’intervista a Antonio Turri è un modo per tornare a parlare di certe cose. Di legalità e antimafia. A pochi giorni dal ventesimo anniversario della strage di Capaci è un dovere puntare la luce su queste cose. E ricordare. “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”. Questo scriveva Giovanni Falcone, nel libro “Cose di Cosa Nostra”. Per arrivare alla parola fine, serve la fine della triste abitudine di voltare la testa dall’altra parte. Per non vedere e non sentire. “Tutti dobbiamo rompere l’omertà, i silenzi, le complicità. Dobbiamo avere il coraggio delle nostre azioni. Il cuore ci deve dare la forza”: lo ha detto Don Luigi Ciotti al funerale di Melissa Bassi. Parole che non possono non colpire.

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