Un attimo. Quanto basta per una tragedia. Il volo da tanti, troppi metri, il sangue. La paura. La morte. Una tranquilla sera nei pressi della piazza del Mercato di Guidonia – siamo in via Aniene – diventa una storia agghiacciante. E parla di bambini. Di un bimbo di 4 anni trasportato via a tutta velocità dal 118 e scortato dalle forze dell’ordine. Un bimbo caduto dal terzo piano della sua casa. Non serve neanche spiegarlo: condizioni subito gravissime. Sono circa le 19 e 40, quando arrivano le prime telefonate. 118, 112, 113. La folla che si raduna. Gli attimi di paura e di speranza. Speranze che svaniscono dopo la disperata corsa verso il Pertini. Il bimbo muore, di fatto prima di iniziare la vita. Figlio di una famiglia rom che vive a Guidonia, nei palazzi di via Aniene. Un momento di distrazione, un appoggio che magari non doveva essere lì. Un bambino non ci pensa. Il Fato, che arriva al momento che non aspetti. Una storia che fa male. Parliamo di bambini, lo ripetiamo. E i bambini non muoiono. Ridono, giocano, sognano. Ma non muoiono. Non serve altro. E’ una di quelle storie che nessuno vorrebbe mai raccontare, e che certamente nessuno vorrebbe mai vivere. La grande folla ad assistere al dramma testimonia grande sensibilità. Quella che vorremmo vedere anche da domani. Perché nessuno dimentichi che oggi, a Guidonia, un bambino rom di 4 anni – o poco meno – è morto. Caduto dal balcone della sua casa.
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