Guidonia / Il nuovo blitz del Guerrilla Gardening Guidonia: su via Roma i rifiuti diventano colori per una fermata del bus

In Primo Piano da Redazione Commenti

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“A ritrovar bellezza, anche lì dove non sembra esserci, anche lì dove tutti hanno addormentato il bello, anche nel posto o nelle cose più improbabili: è questo il nostro obiettivo, quello che abbiamo provato a lanciare la scorsa settimana e che oggi vogliamo affermare ancora di più”. Un nuovo blitz del Guerrilla Gardening Guidonia, un altro posto che riprende vita e colori dopo aver perso – per anni – i sensi. Meta dell’azione del misterioso gruppo è un angolo di via Roma, di fronte allo studio radiologico: ed ecco che una fermata di un bus diventa a misura d’uomo.

Un “arredo urbano” decisamente rivoluzionario. Copertoni, colori, piantine arrivano ad ornare la fermata, materiali simbolo di un intero territorio che da questi materiali è stato violentato in lungo e in largo. “Abbiamo voluto invertire il ciclo vitale di questa nostra città. In molti sono abituati a prendere, consumare, gettare, trasformare il bello in brutto e poi lamentarsi o spegnersi a suon di lamenti. Noi siamo andati in via della Selciatella, uno dei tesori di questo nostro territorio, abbiamo preso i rifiuti, li abbiamo trasformati, li abbiamo utilizzati per…ritrovar bellezza”. Agli zozzoni – non esistono altre parole – di Via della Selciatella è dedicata una poesia che non ha bisogno di troppe interpretazioni.

Piante aromatiche, posti dove sedersi, alternando una innaffiatura con l’utilizzo di due foglie di salvia e rosmarino. Il tutto “offerto” da Via della Selciatella, posto simbolo del territorio sia per bellezza che per degrado. Da qualche anno decisamente più per degrado. “Il tutto offerto da chi pensa di ferire e sfregiare questo nostro territorio e non ha ancora capito che la forza sta nel trasformare ogni gesto, nell’amare ciò che si costruisce. Sarà dura, sarà una sfida”. Una sfida evidente già dalla scorsa settimana. Tanti apprezzamenti, ma altrettante piantine e altri oggetti installati che sono spariti dopo poche ore. Il GGG non si scoraggia. “Non importa, quello che importa è la trasformazione, il tornare alle origini, il cambio della marcia. La domanda non sarà più ‘cosa ha la mia città da offrirmi’ ma ‘cosa posso fare per la mia città’. Amala, ama ciò che costruisci e neanche la morte fermerà il tuo volo: ci sembra una citazione perfetta per il nostro lavoro”.

Un lavoro che guarda al futuro, quello del GGG, ma che strizza l’occhio anche ad altro. “Questo significa riappropriarsi delle nostre radici, tornare alle origini di questo territorio, al tempo in cui la gente arrivava, trovava il bello, sognava e costruiva. Case dove c’erano sassi, chiese dove c’erano campi, orti dove c’erano acquitrini. Uno spirito che abbiamo perso, depredato insieme a questo territorio. Come se la terra che scaviamo sotto le nostre case non sia nostra, come se il cielo che riempiamo di polveri non sia dei nostri figli”. Perché alla fine sta tutto qui. Questo è il posto dove molti sono nati, dove molti vivono, dove molti sono arrivati. Non è mai stato il Canton Ticino, non lo sarà mai. Ma è il posto di tante vite, di tanti amori, di tante storie. Ed è per questo che ha ragione il GGG. La domanda non può più essere quella delle offerte di una città per i suoi abitanti. Ma cosa gli abitanti possono fare per questa città. Che è tanto. Molto di più di quello che immaginiamo. Basta solo guardarsi intorno e cercare cose belle, o che belle lo erano. E’ che non siamo più abituati, a cercare le cose belle. O forse, semplicemente, non le abbiamo mai volute vedere.

 

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