Tivoli / Rocca Pia, al via la nuova vita del Castello

In In Evidenza da Yari Riccardi Commenti

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Un accordo per la valorizzazione di Rocca Pia. Una nuova vita per il castello di Tivoli, grazie al Federalismo Culturale e grazie alle firme arrivate sul documento che ne annuncia la riqualificazione, quelle dell’Agenzia del Demanio, del Mibact e del Comune di Tivoli: l’apertura al pubblico è prevista entro l’estate.

Una nuova vita per il maniero, che diventerà il Museo della Rocca Pia, un contenitore di pregio anche per eventi, spettacoli, esposizioni e mostre: questo il futuro prossimo per il celebre monumento, che domina il centro di Tivoli.

La fortezza è stata dunque assoluta protagonista dell’accordo firmato all’interno della Rocca da Massimiliano Iannelli, direttore regionale dell’Agenzia del Demanio, da Leonardo Nardella, segretario regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e da Giuseppe Proietti, Sindaco di Tivoli.

L’intesa rientra nel percorso di riqualificazione previsto dal federalismo culturale che si concluderà con il trasferimento definitivo del bene all’amministrazione comunale entro i prossimi 90 giorni. La Rocca Pia – adiacente all’area archeologica dell’Anfiteatro romano di Bleso – potrà quindi essere nuovamente fruibile da parte di cittadini e turisti già a partire dalla prossima estate, quando completati gli ultimi passaggi normativi e gli allestimenti ancora in corso, è prevista l’apertura al pubblico del bene, già protagonista di importanti interventi di recupero che lo hanno reso pronto a diventare parte attiva della vita urbana. Il Museo della Rocca Pia sarà quindi anche un punto di aggregazione e intrattenimento animato da una programmazione varia e integrata capace di sfruttare i diversi spazi presenti: le sale espositive, le aree per proiezioni e conferenze e l’ampio cortile interno sono infatti adatti a ospitare eventi pubblici e privati, concerti e spettacoli teatrali oltre a installazioni temporanee di vario tipo.

L’immobile è chiuso e inutilizzato da decenni: la riapertura rappresenta quindi un’opportunità per ricostruire l’identità culturale di questo luogo contribuendo anche alla crescita e allo sviluppo di un distretto turistico dalle elevate potenzialità che comprende i borghi e le bellezze naturali e paesaggistiche della Valle dell’Aniene.

ROCCA PIA – L’APPROFONDIMENTO

La Rocca che oggi vediamo, armonica di dimensioni, elegante di forma, fu edificata su un precedente castello medievale definito “federiciano” in quanto attribuito a Federico II di Svevia ( sec. XIII).  Resti si vedono ancora alla base della torre maggiore.

L’attuale Rocca deve il suo nome a Pio II Piccolomini, il papa umanista che la fece innalzare a partire dal 1461 a ridosso della cinta urbana medievale. Il punto fu scelto in base a considerazioni strategiche, sia per controllare la città dal suo interno, sia per dominare le vie di accesso alla città da tutte le direzioni.  La decisione fu motivata anche dalla volontà del papa   di tenere sotto controllo gli abitanti ribelli e i contrasti anche armati tra le famiglie degli Orsini e dei Colonna.

Il complesso è costituito da quattro torri di diverse dimensioni, raccordate da alti muraglioni e chiuse da merli guelfi. In vari punti della costruzione si aprono le bocche da fuoco. L’ingresso al castello, sul lato Nord, era controllato da un ponte levatoio.

Su chi sia stato l’architetto della Rocca l’unica fonte è Giorgio Vasari, che attribuisce il disegno del complesso al Filarete e ai suoi discepoli fiorentini Varrone e Nicolò.  Per una rapida costruzione del fortilizio furono utilizzati materiali di demolizione, in gran parte recuperati dal vicino anfiteatro romano. E’ quasi certo che il completamento dell’opera avvenne con Alessandro VI (1492-1503), che edificò le due torri minori. L’ultimo decennio del secolo XV rappresentò certamente il periodo della massima efficienza per la Rocca, strumento difensivo che incuteva rispetto, chiave di difesa di Roma e porta dell’Abruzzo.

Nel 1527 il terribile “sacco di Roma” ad opera delle milizie imperiali di Carlo V coinvolse anche Tivoli, che nella Rocca rafforzò i presidi.

Un avvenimento assai significativo avvenne sotto papa Paolo III: il 3 settembre 1539 infatti, il papa approvò verbalmente – all’interno della fortezza –  il progetto della Regola della Compagnia di Gesù, presentatogli da S. Ignazio di Loiola, che ebbe sanzione ufficiale un anno dopo.

Da segnalare ancora che quando il Cardinale Ippolito d’Este ricevette da papa Giulio III (1550-1553) la nomina di governatore di Tivoli, non esitò, con la consueta spregiudicatezza, a occupare l’area verde intorno alla Rocca (il famoso Barchetto) e a recintarla come propria riserva di caccia, quasi fosse una dipendenza della villa d’Este.

Nei casi di grave emergenza (molto rari nella storia della Rocca), si calcola che era presente nella fortezza un organico di circa 200 artiglieri; le artiglierie avevano una gittata di circa 3 Km.; erano pertanto coperti tutti i dintorni periferici extraurbani e i percorsi e i nodi stradali obbligatori.

Nel sec. XVIII l’area intorno al castello fu utilizzata come pascolo, campo da gioco e parco per i tiburtini. Le poche volte in cui la Rocca fu utilizzata, nel 1744 durante la guerra di successione austriaca, o nel 1799, quando fu occupata dai francesi durante le operazioni antigiacobine, lo fu solo come caserma e carcere.

All’età napoleonica si attribuisce il corpo aggiunto internamente, che comportò modifiche delle due torri minori e rimpiccolì il cortile di circa 1/3.

Per tutto il sec. XIX la Rocca alternò la funzione di caserma pontificia con quella di prigione, poi rimase come carcere fino al 1960 e proprio questa utilizzazione ha contribuito a mantenere in vita il monumento.

Utilizzata per fini militari e come caserma, o anche come dura prigione, oggi, completate le operazioni di restauro e valorizzazione, la Rocca Pia può essere allestita e aperta al pubblico, utilizzata come museo e degna sede di attività culturali che la rendono finalmente viva e visitabile a tutti i cittadini.

 

 

 

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