Patrizi e gente del popolo assistevano alle manifestazioni in onore dei “Ludi Magni” facendo il tifo per le quadrighe in corsa
La vocazione dei romani a sostenere con incitazioni verbali, e non solo, il proprio campione sportivo ha trovato conferma anche nei resti della "curva sud", il settore meglio conservato del Circo Massimo, ai quali stanno lavorando da dicembre scorso gli archeologi della Sovrintendenza comunale.
Inseriti nel piano di riqualificazione e valorizzazione dell’area archeologica, che culminerà con la realizzazione, tra sei anni, del Museo della città in via dei Cerchi, gli scavi del celebre e più imitato impianto sportivo dell’antichità hanno riportato alla luce non solo una struttura muraria pressochè intatta e ingegneristicamente impeccabile ma anche monete, vasellame e resti di ruote a corredo di una tradizione, quella del tifo nelle competizioni tra bighe e quadrighe, che arrivava a coinvolgere 150mila persone.
Era proprio sotto l'emiciclo rivolto verso l'Appia che le quadrighe, in una corsa senza fiato, dovevano frenare per evitare di ribaltarsi intorno alla "meta" meridionale sostenute dalle grida dei patrizi e del popolo che assisteva nella cavea. Il frastuono degli antichi non si limitava però alle giornate dedicate ai "Ludi Magni", ma il tintinnio di monete, i rumori di pentole e le urla delle meretrici risuonavano tutti i giorni nella "tabernae", sorta di impianti sportivi ante litteram funzionanti come punto d'incontro anche nei giorni feriali del calendario augusteo.
E, proprio qua, come ha precisato l'archeologo Maria Letizia Buonfiglio "c'erano bande che farebbero impallidire gli hooligans di oggi". L'intenzione, adesso, è di procedere con le ricerche scendendo di quota fino alla "marrana", liberare le taverne dalla vegetazione che le avvinghia, mettere in sicurezza le gradinate basse, riservate a patrizi, sacerdoti e cavalieri, e quelle dei "popolari". Tutto per rendere, anche la curva sud del Circo Massimo, un'area archeologica visitabile.
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