Sorride, mentre sistema i fiori. Sorride con un velo di malinconia. “Noi sappiamo quello che vuol dire, ci dispiace davvero tanto”. Ingegnere in Egitto, fioraio qui, in uno di quei chioschi che qui chiamiamo “quelli degli arabi”, parola riduttiva e spesso incurante di una miriade di sfaccettature. Una vita qui, e il suo Paese di là, un Paese che la lotta al terrorismo la conosce bene. “E’ il nostro modo di essere vicini a una tragedia come quella di Parigi: il mio popolo  il terrorismo lo affronta tutti i giorni, conosciamo bene questo genere di azioni, conosciamo bene la paura”. Un sorriso, un pensiero che sembra andare direttamente in Egitto, uno sguardo velato da un po’ di malinconia. E i girasoli da sistemare. Sopra di lui, la bandiera francese. Dentro, intorno, quei colori che rendono il grigio del risveglio post Parigi un po’ meno senza speranza. Certo, il buio c’è, e fa anche freddo. Ma è proprio nel giorno peggiore dell’inverno che la primavera è più vicina.

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