Il Terrore nel cuore della Francia. A Parigi, ma poteva essere Roma, Madrid, Milano, Bruxelles: perché la guerra, quella che si esporta, non è sempre un servizio televisivo da Paesi lontani. La guerra arriva, e può colpire tutti. Il Terrore mira esattamente a questo, rendere insicuri, mettere angoscia, destabilizzare vite, cuori e speranze di una nazione, di un popolo, che solo un attacco terroristico sa dare: non è tanto il sangue, o le persone uccise, è sapere che quello che succederà da domani in poi sarà necessariamente diverso. Cosa si può contrapporre al Terrore, alla rabbia cieca del fondamentalismo – quale che sia la causa, o la base, del fondamentalismo – che travolge tutto in nome di battaglie che spesso nascondono ideali molto più profani? Noi possiamo solo immaginare cosa si prova a stare in mezzo a una guerra, a una guerra da esportazione tipica dei nostri giorni. Guerre di serie A e serie B: mentre il mondo era a Parigi, in Nigeria Boko Haram continua la sua mattanza di civili. Cosa si risponde allo schiaffo del Terrore? Come si vive in mezzo a un pezzo di Storia che probabilmente cambierà la tua vita per sempre? “Non è un attentato. Quella di Charlie Hebdo è stata una vera e propria esecuzione”. A parlare con noi è M., 22 anni, francese, studente universitario di Parigi. Il giornale satirico è stato già bersaglio di un attacco incendiario nel 2011, ma “quella volta nessun morto, mentre ora siamo qui a parlare di una carneficina, che ha toccato profondamente le corde di ognuno di noi. Il filmato del poliziotto freddato mentre era ancora a terra è stato raggelante. Ed è terribile pensare che l’irruzione sia stata solamente l’inizio di un incubo terminato ieri”. Paura e insicurezza sono chiaramente le parole più comuni oggi, quelle che il Terrore vuole iniettare nei cuori di chiunque, seminando odio che andrà a colpire anche quella larga parte di Islam moderato che non accetta la violenza portata avanti in nome della Jihad. Ma nelle parole del ragazzo c’è molto di più della semplice e legittima insicurezza: c’è l’orgoglio di un popolo che sa essere unito quando occorre, c’è volontà di trovare una strada diversa, ci sono idee chiarissime sulla situazione politica del proprio Paese. C’è l’entusiasmo, e la voglia di capire e di ricominciare subito.
La storia della Francia, gli abitanti della Francia, sono un perfetto esempio di convivenza e di integrazione: c’è mai stata la percezione di un attacco nel cuore della Capitale?
L’idea di un attentato ha cominciato ad attecchire nelle nostre teste da un po’, visti anche gli avvenimenti di questi ultimi due anni: penso al caso Merah e all’attacco contro il Museo Ebraico di Bruxelles. Di certo in Francia c’è un problema di convivenza: quello di convivere con un aumento insopportabile di populismi e di fondamentalismi che pesano molto sulla questione dell’integrazione. Penso all’estrema destra che sale sempre di più nei sondaggi, penso al rafforzamento dell’Islam più radicale: mi auguro che gli eventi di questa settimana possano portare a rafforzare l’unione nazionale piuttosto che aumentare e rafforzare queste tensioni
Cosa pensi che cambierà nella vostra vita?
Le conseguenze politiche di questi eventi saranno certamente disastrose. E’ chiaro che la Francia dovrà agire e interrogarsi su quale risposta dare ad un simile atto. Il rischio è quello di vedere, dall’altra parte, i Musulmani francesi subire emarginazione e stereotipi tipici del populismo: è anche contro questo rischio che dovremmo lottare da domani in poi, perché il dibattito politico si focalizzerà probabilmente sulle questioni della sicurezza e dell’immigrazione. E questo farà per forza il gioco del Front National.
Come valuti l’operato del Governo in merito alla gestione di questa emergenza?
La gestione di questa crisi è stata irreprensibile: la caccia all’uomo delle Unità Speciali e della Gendarmeria è durata solamente due giorni. Sicuramente è stata rapida ed efficace.
Come si riparte dopo tutto questo sangue?
La mobilitazione spontanea dei francesi, che a Parigi come altrove è stata particolarmente toccante, dimostra che nonostante tutto l’enorme orrore di queste ore, la Francia non si lascia abbattere e non si piegherà mai all’oscurità. Siamo un Paese di valori, dove al primo posto c’è la libertà di espressione. Mi auguro che la stampa, e i media in generale, sia quelli francesi che quelli internazionali, prendano esempio da Charlie Hebdo, che non ha mai accettato la censura e ha dato prova di grande coraggio.
Avvenimenti che fanno la Storia, che la segnano con un pennarello a tinte forti e che cambiano tutto quello che sarà del futuro. Un futuro che ha bisogno di idee chiare, e di ideali forti, di coraggio e di entusiasmo. E di fiducia, in quello che siamo e in quello che possiamo diventare, senza per questo essere per forza meno umani. Tutto quello che traspare dalle parole di M. si racchiude con la volontà di evitare una nuova caccia alle streghe e di ricominciare. Vale per la Francia, e vale per un sacco di altre cose. Forse ora che la paura ci ha svegliato possiamo essere meno pigri e meno codardi, e ricominciare a vedere uomini e donne nel nostro prossimo e non semplicemente “altri”, “diversi”, “stranieri”. Restiamo umani – così diceva Vittorio Arrigoni – perchè non ci sono molte altre strade, alla fine. Perché poi, come dicono certe canzoni, l’amore è l’unica strada possibile.
(Foto di Giulia Calderoni, che ringraziamo)
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