Gli attentati di Parigi visti con gli occhi di Claudia: “Non è possibile poter prevedere fatti del genere e non si è mai pronti a questo: ma la città ha reagito”

In Cronaca & Attualità, In Evidenza, Politica, Primo Piano da Yari Riccardi

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Claudia ha 22 anni, ed è italiana. Il liceo al Majorana, l’università alla Sapienza, altri studi a Parigi dove ora vive da quasi due anni. Claudia ama la Francia, è ormai una parigina quasi acquisita. E ha soprattutto mente e cuore per raccontare come si vive un pezzo di Storia contemporanea da dentro, dal centro di un uragano che ti travolge e che rischia di stravolgere tutto quello che era la vita, la sua ma pure la nostra, prima del 13 novembre. Che poi altro non è che l’obiettivo del terrorismo. “Mi trovavo in casa, ero in camera e mi rilassavo un po’ quando abbiamo ricevuto una telefonata: era il papà del mio fidanzato che dalla redazione del giornale in cui lavora aveva appena appreso la notizia”: una storia, forse più di una. Dentro la Storia. Abbiamo parlato con Claudia il giorno dopo gli attentati.

Quale è stata la tua prima reazione dopo aver saputo della strage?

Inutile dire che non ce lo aspettavamo, nessuno se lo può aspettare. Non si può mai essere pronti ad una situazione del genere. Il mio primo pensiero è stato rivolto ai miei amici qui, a Parigi. Abbiamo cominciato subito a cercare informazioni per capire cosa fosse successo ed a contattare i nostri cari e conoscenti. Inoltre io abito nel IX arrondissement, a solo una fermata di metro da République dove c’è stato uno degli attentati. Sentivamo passare vicinissime le ambulanze e le macchine della polizia, per questo ci siamo allarmati.

Ormai vivi a Parigi da tempo. Come giudichi la reazione della città e delle persone?

La Francia è forte, ed i francesi ancora di più. Ho percepito un grande senso di unione, non è un caso se appena appresa la notizia su tutti i social è apparso l’hashtag “PorteOuverte”, cioè porta aperta, invitando chiunque ne avesse avuto bisogno ad andare a casa propria non esitando a scrivere numero civico, codice di entrata o numero di telefono. Parigi ha reagito, e lo ha fatto con dignità e coraggio.

Quale è stato il tuo primo pensiero quando hai aperto gli occhi sabato mattina?

Appena mi sono svegliata ho sentito un senso di smarrimento. È difficile da spiegare: io sono italiana, ma Parigi è la città dove ho scelto di vivere, dove abito ormai da tempo ed è un luogo che sento mio. Pensare che possa essere sotto attacco, non sentirmi sicura nell’andare a lavoro o nell’aver paura per i miei amici è destabilizzante. E terribile.

E’ solo paura o è anche altro?

Se penso alla possibilità che possa succedere ancora non ho paura. Nel senso, non credo che al momento ci sia un posto completamente sicuro e fidandomi delle misure di sicurezza messe in atto, non ho paura. Quello che mi fa riflettere è altro, è l’imprevedibilità di questo tipo di eventi e soprattutto chi c’è dietro a questi fatti. Chi sono questi terroristi? Sono persone. Li incrociamo tutti i giorni per strada, prendono la metro con noi, facciamo la stessa fila per comprare la baguette la sera: sono persone all’apparenza normali. Non è possibile poter prevedere fatti del genere e non si è mai pronti a questo.

Parigi è notoriamente una città multiculturale. Come vedi il tuo domani nella capitale francese? Come cambierà Parigi?

Se c’è una cosa che amo di questa città è proprio la sua multiculturalità. E mi auguro che non cambi. Oggi è un giorno triste non solo per la nazione francese, per i parigini e per i familiari delle vittime. Ci sono tante forme di violenza e credo che da oggi la vita di tanti musulmani sarà più difficile. Esser di religione islamica non fa di qualcuno un terrorista, ma spesso in momenti di crisi come questa le persone hanno bisogno di qualcuno da odiare, da colpevolizzare e fanno sfociare la loro paura, e spesso ignoranza, in atti che sono essi stessi un tipo di violenza. Il mio domani in questa città lo vedo, e lo voglio vedere, un domani assolutamente normale. Questi criminali rovinano la nostra vita anche e soprattutto facendo dilagare il panico, costringendoci in casa, facendoci provare paura, ed è per questo che mi auguro di non averne, di svegliarmi e di vivere i miei giorni con lo stesso spirito che questa città ha nell’affrontare questa tragica situazione: con coraggio, e dignità. Oggi più che mai je suis Parisienne.

La Storia non avvisa quando passa, non sarebbe Storia altrimenti. Ogni avvenimento cambia profondamente il presente e il futuro, mai come in questi casi. Il presente, oggi, sono ragazzi, come Claudia e come tanti altri, che hanno scelto di restarci a Parigi e di non avere paura. E di vivere. Anche il giorno dopo il passaggio di un uragano. O della Storia.

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