“Parigi è una città che reagisce e non si lascia battere”: il post 13 novembre con le parole di Mathieu

In Cronaca & Attualità, In Evidenza, Politica, Primo Piano da Yari Riccardi

Condividi

Non è la paura. Non solo almeno. E’ la violenza efferata, è la volontà non solo di uccidere ma anche di stravolgere la vita. Nel momento in cui le porte resteranno chiuse, tenendo il mondo fuori e la paura dentro, allora il Terrore avrà vinto. Lo ha detto il Papa, “No alle porte blindate”. A Parigi le porte le hanno lasciate aperte alla vita già dalla mattina dopo. La vita continua, e spesso vince. La stessa mattina, quella del sabato, nella quale siamo riusciti a parlare con Mathieu, un ragazzo di Parigi. Ventidue anni e una visione più che chiara del mondo, della sua città e del suo Paese. E della Storia, che ha fatto irruzione di nuovo dentro case e cuori.

Mathieu, ti aspettavi un nuovo attacco così efferato?

Si, ovviamente ce l’aspettavamo, sapevamo benissimo che cinque attentati sono stati bloccati dai nostri servizi segreti e dalla polizia. Quello che però non ci aspettavamo era una strage di una portata così grande.

Perchè secondo te questo ‘accanimento’ contro la Francia da parte dell’Isis?

Ci sono ragioni diverse, immagino che il fatto di aver cominciato a bombardare in Siria qualche settimana fa abbia una rilevanza particolare. Questo tipo di impegno militare implicava di rinforzare i rischi sulla popolazione francese, inoltre abbiamo tanti francesi che hanno raggiunto l’Isis e che considerano il loro paese come una nazione nemica adesso.

(L’immagine, crediamo, non ha bisogno nè di presentazioni nè di spiegazioni)

Quale è stato il tuo primo pensiero alla notizia degli attacchi?

La prima cosa che ho pensato è stata: “Ancora!” E poi mi sono catapultato davanti la televisione per vedere cosa fosse successo e siamo rimasti incollati alla televisione per tutte le tre/quattro ore seguenti.

Come senti la tua città oggi?

Ieri pomeriggio la città era praticamente deserta, e quando sono uscito di casa mi sembrava così strano vedere i turisti passeggiare e farsi delle foto come se nulla fosse successo. La polizia è molto più presente e credo che da oggi ricominceremo a vivere con “normalità”. Non sento lo stesso panico di gennaio scorso, adesso abbiamo imparato a “convivere” con la paura del terrorismo.

Una delle scene simbolo è l’uscita del pubblico dallo stadio intonando la Marsigliese: come sarà invece Parigi da domani?

Sono certo che ci sarà una grande manifestazione come a gennaio scorso alla quale parteciperò senza dubbio. Parigi resterà sempre Parigi. È una città che reagisce e non si lascia battere. Noi tutti ci sforzeremo di ricominciare a vivere come di solito.

Tu invece, come senti la tua quotidianità? Obiettivo del terrorismo è minare le certezze. Ci stanno riuscendo?

Uno degli obiettivi dei terroristi è quello di spaventarci e obbligarci a cambiare le nostre abitudini, io non credo che lo farò. Continuerò a prendere la metro normalmente, andrò avanti nella mia vita come prima, anche se con il timore di un attacco futuro. Penso però che qualcosa cambierà nell’esito delle elezioni regionali che avranno luogo tra tre settimane e non penso solamente a Parigi, ma a livello nazionale.

Se dovessimo scegliere alcune immagini simbolo di tutto quello che è accaduto da venerdì in poi, la prima è senza dubbio quella dei tifosi usciti dallo Stade de France intonando la Marsigliese, che sembra scritta apposta per questi giorni oscuri. La seconda è rappresentata da quelle persone che hanno affollato di nuovo piazze e strade già da sabato mattina. Tra queste c’è Mathieu, e c’è Claudia, della quale abbiamo parlato in un altro articolo. La terza sono le parole di un uomo al quale il Terrore ha strappato via la moglie. “Non avrete il mio odio”. Se l’idea era quella di minare le certezze, probabilmente la missione, nonostante l’enorme numero di morti, è fallita. Se era quella dell’odio, il vicolo imboccato è cieco. Lo dimostra tutto quello che è accaduto da venerdì in poi. Che non è solo guerra.

Condividi