Tivoli Terme. La situazione sociale dei pazienti affetti da Alzheimer e demenze: la cronaca del convegno organizzato dall’IHG

In Cronaca & Attualità, In Evidenza, Salute & Dintorni da Yari Riccardi Commenti

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Al Grand Hotel Duca d’Este di Tivoli Terme (Rm) venerdì 9 novembre 2012 si è discusso della situazione sociale dei pazienti affetti da Alzheimer e demenze. Lo si è fatto al cospetto di professionisti medici  di assoluto spessore, quale Gabriele Carbone, dell’Italian Hospital  Group di Guidonia Montecelio, l’on. Alessandra Mandarelli, ex presidente della commissione sanità della Regione Lazio e il dott.Guerriero, direttore sanitario della Asl Rm/G. il dott. Michele Bellomo, presidente Aris Lazio e Direttore Generale dell’IHG ha introdotto i lavori, ponendo l’accento sul particolare periodo di spending review che attraversa il Paese, in particolare la sanità regionale. “Un sistema integrato assistenziale assicura una maggiore redistribuzione delle risorse economiche – assicura – e minore sperpero del denaro pubblico”.
L’obiettivo è quello di vedere, un giorno, pienamente applicata la legge regionale sull’Alzheimer, ribattezzata “Mandarelli”, in onore della prima firmataria della proposta. In essa vi si notano le particolari attenzioni all’aspetto socio familiare dell’assistenza al paziente, più di quello terapeutico farmacologico, che non portano alla “restituito ad integrum” a causa del carattere progressivo della patologia, mas consentono tuttavia un rallentamento della evoluzione della stessa. “Nel frattempo, afferma l’on. Mandarelli, il paziente vive, e va assistito, con competenze professionali specifiche. Non basta un badante, ma un assistente familiare, che migliori la qualità della vita del malato affetto da Alzheimer”.
Dello stesso avviso Maria Luisa Pallottino, membro dell’ Associazione Alzheimer Roma Onlus, che ritiene anch’ella fondamentale la presenza, al fianco dei malati, di un familiare di riferimento. Proprio sulla figura dell’assistente familiare, la cui vita ruota intorno alle cure del malato di Alzheimer, ha posto l’accento la dott. ssa Pallottino; la sua proposta è quella di offrire un sostegno economico a coloro che lasciano il proprio lavoro per dedicarsi interamente alle cure dello sfortunato familiare.

Abbiamo avuto l’opportunità di porre domande specifiche al dottor Gabriele Carbone: l’obiettivo è quello di comprendere l’ampio raggio della vita dei malati e delle famiglie dove va ad impattare l’Alzheimer.

“La malattia ha un risvolto sociale – ha spiegato il medico – enorme, basti solo pensare al trend di crescita, 8 mila nuovi malati ogni anno, per gli attuali 70 mila di oggi. Un 10 % in più all’anno che impone delle riflessioni. In primis sulle finalità: che sono quelle di un reinserimento dei pazienti in famiglia o nelle strutture di accoglienza”.

Quali sono i sintomi che dovrebbero portare ai primi controlli?

Partiamo da un dato importante. La mancanza di memoria è un sintomo da tenere sotto controllo: non si deve ritenere una cosa normale. Per questo va data immediata comunicazione al medico. Altro sintomo da non sottovalutare è un repentino cambiamento del carattere. La cosa più importante: mai dare diagnosi superficiali.

Cosa può fare la famiglia?

Sicuramente per la famiglia vanno approntati percorsi di formazione e informazione. Poter contare sulle capacità della famiglia vuol dire migliorare le aspettative di vita e della qualità della stessa di chi è affetto da Alzheimer. La legge “Mandarelli” consente di farlo, prima regione in Italia, splendido esempio di lungimiranza in Europa dopo la Francia e la Gran Bretagna.

L’Alzheimer è una malattia che di fatto coinvolge l’intero nucleo familiare del paziente. E va affrontata con forza e consapevolezza. Come dice giustamente il dottor Carbone, il fine ultimo è quello di riportare i pazienti a casa, in famiglia. Solo questa è una riabilitazione degna di tale nome, che rispetta le persone e le loro sofferenze.

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