Palombara. Non si sblocca la situazione del Centro Diurno Intercomunale “Raffaella D’Angelo”

In Cronaca & Attualità, Primo Piano, Spazio al Sociale da Yari Riccardi Commenti

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Tutti a casa. Fine delle giornate spensierate, fine dei giochi, fine delle attività, fine di tutto. La porta è chiusa al Centro Diurno Intercomunale Raffaella D’Angelo. I ragazzi disabili che lo hanno frequentato durante questi anni sono costretti a stare a casa. Questioni di soldi, di rapporti tra i comuni, di giocare al fastidioso gioco dello scaricabarile. Che problema c’è se a casa ci stanno i ragazzi, che si vedono privati di un servizio fondamentale per la loro crescita e per il loro benessere, e se a rimetterci sono anche le loro famiglie?
“Per tutto lo scorso anno – ha spiegato la sorella di uno dei ragazzi, di Guidonia, che frequentano il centro – l’orario è stato ridotto, proprio a causa, ci hanno spiegato, del mancato arrivo dei fondi dagli altri comuni. Ad agosto la doccia gelata: il centro è chiuso, e i nostri ragazzi sono costretti a rimanere a casa”. La crisi del centro  – intercomunale come afflusso di utenti, “diretto” dal comune di Palombara che ne ha assegnato la gestione alla cooperativa Eidos, con la collaborazione di alcuni volontari – trova corpo quindi a settembre 2011, ma era nell’aria già da qualche anno: dalle 9 alle 17 era l’orario classico. Improvvisamente viene ridotto alle 15 e 30. Sono gli ultimi spasmi dell’agonia: a luglio 2012 la struttura chiude e ad oggi ancora non si parla di riapertura. E dire che, almeno sulla carta, fondi ce ne sarebbero eccome, visto che ogni comune è tenuto a dare un contributo. 

“Vogliamo capire”. “Fino al 2006 – spiega Marco Berlettano, assessore ai Servizi Sociali del comune di Guidonia – c’era una convenzione, che prevedeva appunto il versamento di 30 mila euro l’anno al centro. Per i successivi 3 anni, quindi fino al 2009, i soldi sono stati regolarmente versati, nonostante la convenzione non fosse più attiva: c’erano impegni di spesa in bilancio”. Una convenzione molto generica: così i servizi sociali di Guidonia hanno definito il documento, stipulato attraverso la Provincia tramite accordi bilaterali tra il comune di Palombara – gestore del progetto per conto del distretto – e gli altri comuni. Tutta una questione di soldi? Per certi versi sì. “Due sono le annualità girate al comune di Palombara dal distretto: quella del 2008, pari a circa 75 mila euro e quella del 2010, pari a 88 mila euro”. Questi soldi saranno girati al comune di Palombara “al netto delle somme anticipate (30 mila euro direttamente da Guidonia, come comune capofila del distretto) e al netto di quanto Palombara deve al distretto”. Come accennato poco sopra, come tutti i comuni sono tenuti a versare le quote relative al distretto. In tutto questo una lettera direttamente dal sindaco del comune sabino al sindaco Rubeis sollecita il pagamento di 150 mila euro. Qui i dubbi di Berlettano. “Palombara di fatto è debitore del distretto. E non può certo rispondere con un <<impegno al pagamento>> alla nostra legittima richiesta di saldare quanto dovuto”. Questo uno dei nodi più importanti. “Non siamo certo contrari all’attività del centro. Vogliamo però capire l’organizzazione: l’impressione è che Palombara voglia fare un passo indietro come comune gestore del progetto”. Capire anche se c’è la volontà di risolvere la questione del centro Raffaella D’Angelo. Molte le riunioni convocate, molte quelle andate deserte. “E molte volte – chiude Berlettano – a mancare erano proprio i rappresentanti del comune palombarese. Comune che, ci spiega la ragazza che abbiamo ascoltato, “ha più volte sottolineato il fatto che, una volta ricevuti i fondi, la situazione tornerebbe immediatamente alla normalità”. Normalità molto lontana: nella riunione effettuata ieri al centro, alla presenza dei genitori dei ragazzi – al tavolo il sindaco di Palombara e rappresentanti dei comuni di Moricone e Marcellina – è stato detto che la struttura non sarà riaperta prima di gennaio 2013. La causa? I soldi naturalmente. Addirittura qualcuno ha fatto trapelare l’eventualità di dover raddoppiare, ovviamente per necessità, la “retta” che i comuni pagano per i propri ragazzi. Quattordici mila euro a ragazzo. All’anno. A nostra memoria una quota così non viene pagata neanche per una scuola privata. Evidentemente una battuta. Che però non ha fatto ridere nessuno dei genitori presenti.

A quando la riapertura?  Ricapitolando: i soldi sono stati, a quanto pare, versati. Però la situazione è di stallo completo. Continuano le riunioni – avvincente il racconto dell’ultima riunione: di tutti gli assessori che dovevano essere presenti all’incontro, c’era il solo Marco Berlettano a rappresentare la categoria, oltre a rappresentanti di Palombara e Marcellina, ma non del settore – e viene manifestata tanta buona volontà, “ma non sembrava, almeno in quella sede – ha spiegato la nostra intervistata – aria di risolvere problemi” – e continuano le rassicurazioni, a cominciare da quelle estive arrivate da Palazzo Valentini. Altro lato che dovrebbe far riflettere: ogni ragazzo, e sono 25 in totale, oltre ad essere  – chi più chi meno – sostenuto dalla retta dei comuni, paga mensilmente una quota che varia dai 100 euro ai 128. Danno e beffa, non riusciamo a trovare parole migliori per racchiudere tutto questo. Non possiamo non ricordare che la struttura sede del centro è stata donata proprio dalla famiglia D’Angelo per dare un po’ di respiro alle famiglie dei ragazzi portatori di handicap e soprattutto la speranza di una vita piena e vissuta per ognuno di loro.  Speranza un po’ difficile da mantenere, se questi stessi ragazzi sono costretti a restare a casa e a dare un calcio a tutti i sogni di una vita. Davanti a un cancello chiuso sognare è davvero molto difficile.

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