Inviolata. Il CRA e le osservazioni al Piano di caratterizzazione di Eco Italia 87: “Riaprire e riesaminare l’intera AIA regionale sulla discarica”

In Ambiente & Territorio, Cronaca & Attualità, In Evidenza da Yari Riccardi Commenti

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Associazione “Amici dell'Inviolata”, Associazione “Pro Santa Lucia”, Comitato Cittadini Marco Simone-Setteville Nord, Lista civica Il Faro – Guidonia, Circolo Legambiente Guidonia, Unione Sindacale di Base. Di fatto il CRA. Sono queste le associazioni e i comitati che hanno presentato le Osservazioni al Piano di caratterizzazione (messa in sicurezza e bonifica) che la srl Eco Italia 87, gestore della discarica dell'Inviolata, ha presentato per avviare la bonifica del sito, risultato fortemente inquinato soprattutto dalla presenza di metalli pesanti nelle acque sottostanti la discarica.  Osservazioni che si chiudono con una richiesta forte e perentoria: “riapertura e riesame dell'intera Autorizzazione integrata ambientale regionale sulla discarica dell'Inviolata. E' evidente infatti che, per continuare ad autorizzare la coltivazione di una discarica per rifiuti nel bel mezzo di un Parco, giudicata per giunta inquinante nelle acque del sottosuolo, l'AIA ha subìto forzature non indifferenti, a cui solo i cittadini dell'area e non certo le amministrazioni locali hanno voluto e saputo negli anni dare risposta”. Vediamo qualcosa nel dettaglio.

Come immaginabile, si parla di osservazioni fortemente critiche. E non ne siamo per nulla stupiti. In primo luogo le associazioni si soffermano sulla gestione del sito di discarica da parte di Eco Italia 87, ponendo valutazioni negative su tutta la fase autorizzativa che l'ha permessa negli anni. “In particolare, si fa rilevare la forzatura – spiegano i rappresentanti dei vari enti – da parte della Regione Lazio sia per quanto riguarda le volumetrie autorizzate sulla sommità della discarica come varianti <<non sostanziali>> (non applicabili alla fattispecie) e sia per l’Autorizzazione Integrata Ambientale del 2009, che ha autorizzato un nuovo invaso (il sesto) <<in deroga>> ingiustificata alla normativa, senza avere alcuni pareri preventivi obbligatori e necessari, nonostante fosse già nota anche la contaminazione delle acque del sottosuolo, e senza nemmeno dare attuazione alle norme precauzionali”. Non è stato tenuto conto di molte cose. Nell'autorizzazione dei lotti A e B – “ricordiamo che il progetto del sesto invaso è stato modificato per il ritrovamento di reperti archeologici di particolare interesse dando origine ai due lotti sopra richiamati” ci si è “dimenticati” dei valori superiori alle CSC (Concentrazioni Soglia Contaminazione) in riferimento al Testo unico ambientale e di quelli oltrepassanti i valori di Fondo Naturale determinati dallo studio dell’IRSA-CNR, “permettendo così,già nel dicembre 2010, l'abbancamento dei rifiuti, ma pubblicando sul BURL la Determina autorizzativa del lotto A ben sei mesi dopo. Quella del lotto B non è stata mai pubblicata. In tal modo si è evitato, illegittimamente, un possibile e fondato ricorso da parte di un qualsiasi soggetto interessato”. Si parla anche di distanze tra immondizia e centro abitato. A norma, secondo Regione Lazio e Cerroni. “Ma così non è: basta controllare il Piano stesso di gestione rifiuti regionale che prescrive una distanza di almeno 1500 m, non rispettata nel caso lampante di Colle Fiorito di Guidonia, che risulta appartenere alla categoria dei centri abitati così come definita dal Codice della Strada richiamato dallo stesso Piano regionale dei rifiuti del 2002: distanza ufficializzata anche dall'Amministrazione del Comune guidoniano: 1100 m”. Altro giro, altra corsa. Nessun rispetto per i vincoli ambientali: questa l’accusa delle associazioni. “Se la Regione e Eco Italia 87 l’avessero fatto realmente avrebbero dovuto considerare che lo stesso Piano di gestione rifiuti regionale prescrive, tra i “fattori escludenti” la contiguità con le aree protette. Tale prescrizione è contenuta anche nel Testo unico ambientale del 2006 e nella Direttiva europea sull'Ambiente del 2008”. Troviamo nelle osservazioni anche una delibera non trasformata in legge. “Nel suo Piano di caratterizzazione, la Eco Italia afferma poi di avere piena disponibilità dell'area di discarica, grazie ad una Delibera di Giunta regionale (n.1100 del 2002), che però – ad un semplice controllo – risulta non essere stata mai trasformata in legge”. La ditta inoltre nega l’evidenza, affermando che nell’area non risulta esserci nulla di particolarmente interessante dal punto di vista vegetazionale e faunistico. “E' facile invece ribadire che il Parco dell'Inviolata possiede peculiarità naturali ed archeologiche note, tanto da far ottenere il rango di area protetta all'intera zona”. Area protetta interessata anche dalle contaminazioni del sottosuolo. “Alcuni pozzi spia, risultati inquinati, sono interni al Parco. Nel Piano presentato da Eco Italia non è presente alcun inquadramento tettonico e sismico dell'area, pur essendo la zona interessata da importanti fenomeni nel sottosuolo, né si prevedono prospezioni geofisiche sugli invasi, che sarebbero invece importanti per individuare eventuali perdite di percolato dagli stessi invasi”. Ci si avvia all’esaurimento del sesto invaso. “Mai come in questo momento i cittadini chiedono ai loro amministratori di andare oltre i proclami elettorali dimostrando di voler realmente pervenire alla definitiva chiusura del sito di discarica, all'apertura del Parco alla pubblica fruizione, al rigetto di ogni altra forma speculativa (impianti, strade, trasformazioni urbanistiche) sull'area dell'Inviolata!".

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