Finisce l’era della Croce Rossa: sei società salvano il 118 del Lazio

In Cronaca & Attualità da Yari Riccardi Commenti

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Rivoluzione. La parola più corretta per definire quanto è successo nella giornata del 29 settembre. Il 30 settembre la Croce Rossa pone fine al suo contratto con l’Ares 118, in quanto nessun accordo è stato raggiunto con l’azienda. In tutto questo arriva la fine anche per 91 dipendenti della struttura statale, di fatto messi alla porta da un giorno all’altro. Una emergenza da codice rosso per l’Ares, che si è ritrovata all’improvviso senza mezzi e personale per il soccorso: tempi strettissimi per garantire un servizio fondamentale, per la regione e per Roma e la sua provincia. La svolta arriva in serata: fuori la Croce Rossa, dentro sei società, scelte con tempestività e prontezza dall’Ares per i requisiti congeniali allo svolgimento del servizio. Sono la Croce Blu, la Nuova Croce Verde Romana, la Croce Bianca Italia, la Croce Medica Italiana, S.E.A. e San Paolo della Croce. Una vera rivoluzione, che ha visto collaborare le sei Croci, in nome del servizio e della solidarietà, e senza pensare ad una eventuale concorrenza. “Davanti a situazioni di questo genere – fanno sapere dalla Croce Blu – è fondamentale garantire un servizio primario come quello del 118. E non può esserci concorrenza in questi casi”. Un accordo del quale hanno beneficiato anche i 91 dipendenti della Croce Rossa messi alla porta, per i quali è arrivato l’assorbimento tra le sei strutture, alle stesse condizioni contrattuali.

Un codice rosso per la sanità della Regione, risolto con la puntualità tipica delle ambulanze del 118: è raro trovare questa comunione d’intenti, ed è questo che va sottolineato, così come va evidenziata la prontezza dell’Ares nel risolvere il problema – un grosso problema – e la sinergia tra tutti gli enti coinvolti e la Regione Lazio.

La fine di un epoca, a tutti gli effetti. 

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