Parte il campionato della Tessera (carta di credito) del Tifoso, il provvedimento che piace solo a Maroni (e alle banche)

In Cronaca & Attualità, Primo Piano, Terza pagina da Yari Riccardi Commenti

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"La "tessera del tifoso" è uno strumento di “fidelizzazione” adottato dalla società di calcio. Il progetto lanciato dall'Osservatorio si pone l’obiettivo di creare la categoria dei “tifosi ufficiali”.La tessera, rilasciata dalla società sportiva previo “nulla osta” della Questura competente che comunica l’eventuale presenza di motivi ostativi (Daspo in corso e condanne per reati da stadio negli ultimi 5 anni), fidelizza il rapporto tra tifoso e società stessa”. Leggiamo su www.osservatoriosport.interno.it la definizione di quello strumento che segna una vera e propria svolta nel mondo del calcio italiano. Oggi, 29 agosto, è il primo campionato della tessera del tifoso, pietra dello scandalo nel mondo delle tifoserie e vero e proprio motivo di scontro tra Ministero dell’Interno e ultras. Un calcio che continua a perdere gente allo stadio, per colpa della Tv e di chi non riesce ad arginare il fenomeno del tifo violento, proponendo provvedimenti – come questo di cui parliamo – quantomeno discutibili. Anche perché, nei fatti, la tessera è una carta di credito. Tanti vantaggi, una schedatura preventiva, e sei un “tifoso ufficiale”. Non sono d’accordo quelli che allo stadio ci vanno, e pagano per una passione, non per essere schedati. “Parliamo di uno strumento del tutto inutile – spiega Andrea – creato per  fini puramente economici, visto che fa riferimento un noto circuito bancario, oltre ad essere una schedatura preventiva di un'intera tifoseria. Da cittadino libero  è una condizione inaccettabile”. Oltre ad essere problematico l’acquisto di un solo biglietto, secondo Andrea resteranno le trasferte a rischio. “Il nostro non è uno stato capace di gestire partite in serie D, può gestire esodi di città intere? La gente è stufa di biglietti nominativi, tornelli, tessere del tifoso, polizia ovunque, calcio spezzatino, impossibilità di reperire tagliandi il giorno della partita e di dover ricordarsi che se vuoi prendere un biglietto a tuo nonno devi avere in originale un suo documento. Inoltre le famiglie, con o senza tessera, visti i costi esorbitanti non torneranno mai allo stadio! La violenza è un problema ma non quello centrale, lo dimostra il fatto che negli anni 70 – 80 e 90 (dove c'erano veramente scontri e città devastate) le famiglie allo stadio andavano”. Una tessera del tifoso che non può essere la soluzione secondo Marco L., per il quale “si è inventato un escamotage, ingigantendo un problema, la violenza negli stadi (al cui interno peraltro non si segnalano episodi gravi da anni), per attuare delle strategie politiche e di repressione ben mirate. In una società che ha come obiettivo quello di controllare il tessuto sociale, economico e politico, con la TDT si ottiene il massimo risultato perchè con uno strumento solo si ottiene tutto questo”. E’ d’accordo invece Alessandro, per il quale la TDT è la soluzione giusta ai problemi del calcio, perché “se non vuoi fare cazzate allo stadio non hai problemi, e cambierà qualcosa solo per il tifoso (problematico), per il quale questa novità sarà solo un motivo di scontro con le istituzioni”. Sul calo degli abbonamenti, Alessandro spiega come sia dovuto “proprio alla tessera, ci sono tifosi che non voglio essere vivisezionati. Per me non cambia nulla, tifoso ieri e tifoso oggi con la tessera”. E ancora Luca racconta come “dopo 13 anni di curva, quest’anno non farò più l’abbonamento”, mentre Luigi fa presente che la TDT non serve, “basta isolare le frange estremiste”. Facile a dirsi, meno a farsi. Ancora Marco P. afferma che una soluzione alternativa dovrebbe essere “la pena certa per chi lo merita invece di pagare tutti, anche quelli che non hanno fatto niente”. Adriano propone di renderla facoltativa, e prevede “meno gente allo stadio, e più sulle poltrone. Finchè daranno la possibilità di comprare biglietti di volta in volta, lotteremo”. Ancora Marco L., facendo riferimento alla nostra bistrattata Costituzione, afferma che “fino a quando sarà possibile assistere all'evento sportivo da UOMO LIBERO continuerò a farlo, nell'eventualità che questa prerogativa sancita dalla Costituzione venga meno, la mia presenza non ci sarà”. E come lui, tanti altri staranno facendo esattamente la stessa considerazione. E certamente, se con la tessera il Viminale pensava di fermare la violenza, i fatti di Bergamo dimostrano l’esatto contrario. Forse si può anche pensare che il provvedimento non è particolarmente illuminato. Tra le soluzioni proposte, ci ha colpito particolarmente quella di Andrea. “Prima di tutto il calcio in mano alle società, e nel futuro lavorando con i giovani e a fianco del tifoso che va trattato con la stessa passione che da e non come un cliente”. Cliente. Nella nostra società, dove tutto è merce, tutto si compra, tutto si vende, si calpestano anche le passioni, in nome della legge, come nei polizieschi americani. Le farmacie, le televisioni, il giro di vite imposto dall’alto, tutto contribuisce ad alimentare la tensione e a farci assopire. Bello portare avanti questa specie di tavola rotonda. Abbiamo avuto quasi l’impressione di essere liberi. Chiudiamo con Zdenek Zeman, l’ultimo dei romantici del pallone. Infatti allena in serie C.  “La grande popolarità che ha il calcio nel mondo non è dovuta alle farmacie o agli uffici finanziari, bensì al fatto che in ogni piazza, in ogni angolo del mondo, c' è un bambino che gioca e si diverte con un pallone tra i piedi”. Non c’è molto altro da dire. Qualcuno dica questa frase a chi governa il pallone.

 

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