Non solo «Torbella». Sono sei le zone di Roma a rischio legalità. La mappa del disagio nella capitale

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Palazzi alti quindici piani, collegati da budelli di vie di accesso interne ai condomini, gang di minorenni che popolano le strade e le rendono inavvicinabili soprattutto di notte. Droga, monopolizzata da latitanti in trasferta dalle province di Napoli e Caserta, prostituzione, solitamente in mano agli immigrati dell'est, abusivismo e occupazione illegittima di case popolari. E un senso di insicurezza diffusa per quasi 250mila abitanti. Non è Scampia, è la romana Tor Bella Monaca, anche se si è meritata l'appellativo di "Gomorra della capitale".

Per il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, andrebbe rasa al suolo e ricostruita. Ma, esplorando la città, si scopre che cancellare i suoi palazzoni non risolverebbe tutti i problemi: il degrado delle sue strade non è un caso isolato.

A "Torbella" (come la chiamano i romani), non più tardi di una settimana fa è stato fermato per spaccio di droga "O' guaglione", pregiudicato 46enne originario di Secondigliano, legato a filo doppio con il clan Licciardi, che opera proprio nel quartiere delle vele di Napoli. Ennesimo segnale che i ponti tra la criminalità organizzata e il quartiere a est della capitale sono quantomai aperti. Qui il controllo del territorio per polizia e carabinieri è una sfida. «La zona che ci dà più problemi – dice il colonnello Rosario Castello, comandante del gruppo provinciale dei carabinieri di Frascati – è certamente a via dell'Archeologia».

Un'area nella quale molte vie di collegamento sono interne ai condomini e sono difficilissime da monitorare. Questo, poi, è il quadrante più colpito dal fenomeno dell'abusivismo: case popolari vengono occupate illegittimamente e diventano punti di raccordo per lo spaccio. A fine giugno, polizia e carabinieri, con l'ausilio di un elicottero e dei vigili del fuoco, hanno fatto irruzione in alcuni stabili: hanno trovato sistemi di difesa passiva messi insieme in parecchi mesi di lavoro. Cancelli, barriere, muri e apparecchi di videosorveglianza; congegni pensati per evitare invadenti e inopportuni blitz delle forze dell'ordine.

Il problema di quest'area, senza dubbio la più degradata della capitale, è però comune a molte altre. Ne parla Pier Paolo Balbo, ordinario di Urbanistica della Sapienza di Roma: «Tor Bella Monaca è caratterizzata da una urbanizzazione per grandi volumi. E, in questo, somiglia ad altri quartieri, come Corviale. Questi volumi hanno causato l'assenza di uno spazio connettivo, che è il vero motivo del degrado. In questo, assomigliano anche ai toponimi». Che sono le aree ex abusive della capitale, recuperate nel tempo attraverso una serie di interventi urbanistici e afflitte da una carenza atavica di fognature, allacci elettrici, collegamenti viari.

 

«In zone di espansione della città come Corviale – spiega il generale Vittorio Tomasone, comandante provinciale dei carabinieri di Roma – c'è stata negli anni una concentrazione di persone con precedenti penali o con basso reddito. E questo crea naturalmente problemi, che sono connessi nella maggior parte dei casi allo spaccio di droga e alle attività di usura ad esso collegate». Non è solo il caso del complesso di edilizia popolare di Corviale, a sud-ovest del centro, ma anche del Laurentino 38. Operava proprio nel quartiere a sud dell'Eur, oltre che a Tor Bella Monaca, la banda sgominata a fine luglio con 21 arresti in una delle ultime operazioni dei carabinieri del nucleo di Frascati. Oggi a Roma la droga è ancora l'affare più redditizio.

Lo sanno bene dalle parti di San Basilio, a nord-ovest del centro, dove l'attività di spaccio è da tempo sotto la lente della questura. Ma anche al Trullo, a due passi dall'Eur. O in quartieri più centrali ma, da questo punto di vista, ad alto tasso di criminalità. Come il Pigneto o San Lorenzo, dove di notte è facile trovare hashish, marjuana e cocaina. Quartieri generalmente tranquilli ma che nascondono sottotraccia un fiume carsico di criminalità diffusa.

Succede anche in altre zone e per altri reati. «Ostia è da tempo oggetto di pesanti infiltrazioni mafiose – spiega Fabrizio Santori, presidente della Commissione sicurezza del Comune di Roma –. E l'Esquilino si sta segnalando per numerosi problemi legati alla contraffazione e alla mafia cinese». Il quartiere a due passi dalla stazione Termini in pochi anni è diventato la Chinatown della capitale e ospita un'infinità di negozi e botteghe. Raffaele Clemente, responsabile dell'ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di Roma, spiega: «È evidente che non si tratta di dettaglianti, ma di negozi all'ingrosso che operano illegittimamente solo su grandi quantitativi». E che lavorano in collegamento con i laboratori di contraffazione gestiti da cinesi, ancora una volta a est della capitale. Nella zona di Tor Vergata e fino ai Castelli romani ne vengono trovati (e chiusi) di continuo.

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