Marcellina / Secondo centro di accoglienza, arriva il no del Consiglio Comunale

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Dopo il no del sindaco Alessandro Lundini arriva anche quello del consiglio comunale di Marcellina, che nella votazione nell’assemblea del 16 maggio ha espresso in maniera forte e chiara la sua contrarietà all’apertura di un nuovo centro di accoglienza sul territorio comunale.

Tutto è cominciato con la lettera della Prefettura di Roma, con la quale si informava il Comune di Marcellina che sulla base di un bando di gara si intendeva aprire un Centro di Accoglienza per migranti richiedenti asilo e che per tali ragioni era fissato un sopralluogo presso la struttura individuata per l’accoglienza, al fine di valutarne i requisiti di idoneità. La tempesta è iniziata così.

Subito è arrivata la nota del sindaco Lundini, che ha annunciato “la contrarietà del Comune di Marcellina a qualsiasi ipotesi di apertura di un secondo CAS sul territorio comunale, in quanto insostenibile economicamente, socialmente e poiché comporterebbe questioni aggiuntive in termini di sicurezza pubblica per il Comune e la locale stazione dei Carabinieri”.

Nel sopralluogo del 2 maggio è stata invece acclarata la non idoneità della struttura, anche e soprattutto “a seguito della constatazione – prosegue il primo cittadino – in loco di diverse criticità di natura tecnico-urbanistica della struttura”, con la successiva nota del 3 maggio a firma del Responsabile dell’Area Tecnica del Comune di Marcellina che ha evidenziato “diversi elementi relativamente alla idoneità della struttura e, tra queste, il decreto di ingiunzione di demolizione di opere abusive emesso dal Tribunale di Roma e la presunta assenza di certificazioni di agibilità per il piano terra e il primo piano dell’edificio”, come si legge nella mozione approvata ieri.

Il tutto accade in una struttura già luogo negli scorsi anni di uno dei progetti di accoglienza successivamente coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale, per un fenomeno, quello dell’accoglienza, che comporta numerose conseguenze. “Come predisposto dal governo comporta che “eventuali minori non accompagnati inviati all’interno di un centro di accoglienza debbano essere successivamente essere affidati al Comune all’interno del quale è sito il CAS e di conseguenza a una struttura privata, con un aggravio economico per l’Ente, in quanto il Governo rimborsa solo una quota minima delle spese sostenute”.

L’eventualità di spese per nuovi minori, al momento non sostenibili, ma non solo. “Pur essendosi resa disponibile ad alcune attività per l’integrazione con i migranti già presenti nel CAS di via Colle Falco, l’Amministrazione ha registrato la mancanza di collaborazione da parte della Cooperativa e degli stessi ospiti, come dimostra la nota n. 8926 del 27 ottobre 2017 dal Vicesindaco relativa alla disattesa applicazione del protocollo d’intesa sulle attività di volontariato da prestare sul territorio comunale”, si legge nel provvedimento discusso in consiglio comunale.

Come noto, parliamo di un fenomeno in costante crescita, passato da 16844 migranti nel 2012 a 188084 nel 2016 sul territorio nazionale. “Dalla valutazione degli esiti delle richieste di asilo, anche dopo eventuale ricorso, emerge che solo il 5% circa dei richiedenti ottiene lo status di rifugiato, circa il 60% delle domande – prosegue Lundini – riceve un diniego, e il richiedente diventa a tutti gli effetti un clandestino – mentre la restante parte delle domande di asilo è respinta, tramutandosi in una forma minore di protezione, sussidiaria e umanitaria”. Un problema nazionale e internazionale, che non può continuare ad essere gestito da Stato e Enti sovracomunali scaricando la questione sulle singole comunità locali.

C’è una manovra? “La continua pressione in merito all’accoglienza esercitata nei confronti del territorio provinciale risulta evidente dalla volontà di esentare Roma Capitale da qualsiasi incremento della presenza di migranti, così come si evince dal testo del disciplinare di gara della Prefettura e anche dalla riunione con i Sindaci dell’area metropolitana tenutasi nell’autunno del 2017, nel corso della quale Ministero dell’Interno e Roma Capitale hanno chiesto ai Comuni di farsi carico della quota di migranti che Roma Capitale e il Ministero dell’Interno avevano concordato di ricollocare sul territorio provinciale a seguito della manifesta contrarietà dell’amministrazione capitolina a gestire ulteriori arrivi di migranti”, si legge nella mozione.

Lundini non ha dubbi. “L’ulteriore arrivo di migranti risulta inaccettabile, quindi, anche per la logica con la quale è portato avanti il sistema dell’accoglienza, in cui sono i territori della provincia a subire le scelte politiche unilaterali della Capitale”.

Per questo il consiglio comunale di Marcellina ha espresso la contrarietà all’apertura di un nuovo centro di accoglienza. La richiesta fatta alla Prefettura di Roma è quella di valutare l’opportunità di non istituire un secondo centro e di prendere in considerazione le valutazioni esposte dal Comune. Viene inoltre ribadita la contrarietà al sistema Sprar, vista “la acclarata e ormai certificata mancanza di dati certi sul numero di arrivi, dato che la previsione degli stranieri da collocare sul territorio aumenta di anno in anno, e dell’assenza di qualsiasi prospettiva di integrazione, nonché dell’insostenibilità di gestire un processo di gestione dei migranti che da parte dello Stato e degli Enti sovracomunali è scaricato sulle Comunità locali”.

 

 

 

 

 

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