Tivoli Terme / Rifiuti e cani da salvare: cartoline da Stacchini

In Primo Piano da Yari Riccardi Commenti

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Siamo entrati dal lato di Cesurni. Ed abbiamo trovato una distesa di rifiuti. Ci sono ancora i segni degli ultimi insediamenti di nomadi su quel lato dell’ex polverificio Stacchini – di proprietà privata – a un passo dalla stazione di Tivoli Terme. Con le volontarie che da tempo si occupano dei cani che vivono ormai nella zona siamo andati a vedere con i nostri occhi la situazione. Una storia che racconta di rifiuti, di copertoni, di immondizia lì da tempo e altra di più recente conferimento. Ed ecco quindi i resti delle baracche di ormai due anni fa, pezzi di abbigliamento, scarpe, ma anche sacchi neri ed ingombranti, televisori, calcinacci e materassi.

Dopo questo giro – http://www.romaest.org/news/05/2017/tivoli-terme-cesurni-passeggiata-rifiuti/per vedere il video – siamo andati dall’altro lato, a poca distanza dal cancello principale dell’ex polverificio, oggi di proprietà privata e evidentemente in attesa di bonifica. Qui abbiamo conosciuto i cani di Stacchini, che hanno ricevuto il cibo dai loro angeli custodi  – lo stesso è avvenuto dal lato di Cesurni – Roberta Piacentini, Daniela Lo Magno, Quinto Zarelli e Fulvia Quinci. Erano due, ed erano due cuccioli, invisibili, spaventati, affamati. Di cibo e di vita. Vivono tra rifiuti e degrado, tra zecche e zanzare. Un vero e proprio inferno per gli unici abitanti rimasti nella zona. Hanno cominciato a mangiare – http://www.romaest.org/news/05/2017/tivoli-terme-cuccioli-stacchini-tra-fame-cibo-e-vita/ – solo quando ci siamo allontanati. Gli altri “compagni” non si sono fatti vedere. Qualcuno non lo fa da giorni.

La diffida.  Sulla vicenda recentemente è arrivata anche la presa di posizione dell’associazione Alfa. “Lo scorso 8 maggio fu segnalato per la prima volta al Comune di Tivoli la presenza di 8 cuccioli di cane in località Stacchini, nei terreni dell’azienda Ceva. La Asl veterinaria si era prontamente offerta di occuparsi della cattura degli animali – scrive Alfa – che tra l’altro risultavano essere in gravi condizioni di salute”. Passano i giorni ma i cuccioli sono sempre lì. “Qualcuno non si vede più e temiamo il peggio: questa è solo la punta dell’iceberg di un problema ben più grave, visto che dallo sgombero del campo nomadi nel 2015 il Comune non si è mai occupato degli animali rimasti lì”. Il commento è di Laura Clementoni, responsabile randagismo di Alfa. “Il Comune sostiene che debbano intervenire le aziende Ceva ed Asa, proprietarie dei terreni di Stacchini perché i cani non sono su un terreno pubblico: solo che agli animali ancora non abbiamo insegnato il diritto di proprietà, e finchè qualcuno non lo farà il Comune dovrà intervenire e soccorrere anche gli animali che si spostano su terreni privati, non essendo regolarmente recintanti e presentando diversi varchi su tutto il perimetro, e che per questo non ostacolano l’ingresso dei cani randagi”. Un problema burocratico, semplificando, ma che ha il volto sofferente di quei cagnolini. “Tra troppo anni le associazioni aspettando in silenzio che le promesse fatte vengano rispettate: la campagna delle adozioni dei cani ospitati nei canili, che al Comune costano 300 mila euro, non è mai stata avviata. La consulta delle associazioni non si sa che fine abbia fatto. L’emergenza degli animali del campo nomadi è ancora tale ed è così da 2 anni. La figura del cane di quartiere, che consentirebbe un maggiore benessere agli animali e un risparmio all’amministrazione, no è mai stata applicata. Ora basta, il Comune si assuma le sue responsabilità”. Basta vedere dal vivo le condizioni di vita di questi animali per capire come non ci sia più molto tempo per intervenire. Sono cani malati, sofferenti, inselvatichiti al massimo grado. Lo racconta il loro comportamento, lo confermano i loro occhi stanchi.

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