Guidonia. Il ritorno a casa della Triade Capitolina fa registrare il tutto esaurito al San Michele: taglio del nastro per la mostra-evento del 2012

In Cronaca & Attualità, Primo Piano da Yari Riccardi Commenti

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Il ritorno di una persona cara a casa dopo tanti anni è sempre motivo di felicità. Quando un qualcosa nasce in un territorio, e poi vola via per cause più o meno valide, la speranza è che prima o poi torni. Per restare. Non ci sbagliamo di molto se paragoniamo l’evento di oggi a un ritorno a casa. Perche rivedere il gruppo scultoreo della Triade Capitolina dentro a quello che potrebbe diventare il museo della città di Guidonia – lo ha annunciato il sindaco Rubeis – è stata senza dubbio una emozione per tutte le persone che stamattina hanno affollato le sale del complesso del San Michele. La Triade era l’attrazione principale, coronamento della mostra itinerante – ispirata alla figura di Rodolfo Lanciani –  “Archeologi tra ‘800 e ‘900. Città e monumenti riscoperti tra Etruria e Lazio antico”, frutto della collaborazione tra i musei civici del Lazio e quello etrusco di Castiglion della Pescaia. E soprattutto frutto del lavoro dell’amministrazione comunale di Guidonia, in particolar dell’assessorato alla Cultura. La stessa cultura messa spesso in secondo piano – non da Andrea Di Palma, che da sempre afferma che “non può essere contrapposta a nulla” – da visioni limitate di società, di politica e di comunità. Il lavoro ai fianchi dell’assessorato ha sfiancato le resistenze. Al resto ci ha pensato la Triade.

L’inaugurazione. Prima del taglio del nastro si è svolto il momento dei saluti istituzionali, intervallati dall’esibizione della banda dei Carabinieri. Numerose le autorità politiche e militari presenti, e numerosi i cittadini comuni: testimonianza di un evento molto atteso da tutti, e non solo dagli organizzatori. “Sono tre gli obiettivi – ha spiegato l’assessore Andrea Di Palma – che ci siamo posti mentre progettavamo questa mostra: riscoprire la storia di questo territorio, restituire il patrimonio archeologico alla città, nonostante l’annoso problema delle risorse e consentire ai cittadini di prendere nuova consapevolezza della loro storia, una storia gloriosa di cui andare fieri”. L’intervento dell’assessore si chiude con la frase “Civis Cornicularum sum: guardiamo al futuro con lo stesso entusiasmo dei nostri predecessori”. Marina Sapelli Ragni, responsabile della Sopriintendenza del Beni Culturali della Regione Lazio, ha dato alcuni dettagli della mostra che sarà di scena a Montecelio fino al 5 novembre. Una mostra “arrivata alla terza edizione, e che ad ogni appuntamento ospita nuovi reperti”. Molti anche quelli dell’Antiquarium di Montecelio, trasferito proprio nelle sale del San Michele. L’archeologa Stefania Panella ha ricordato che la mostra è stata una volontà precisa dell’amministrazione comunale, e che “in un contenitore meraviglioso come questo, si vedranno meravigliosi reperti, che saranno implementati anche dagli scavi che si stanno svolgendo nelle zone di Martellona, del Car e dell’Inviolata. Molto importante è stato il confronto con il Gruppo Archeologico di Montecelio. Potrebbe diventare questo il museo di riferimento dell’area tiburtina?”. Il presidente del consiglio comunale Stefano Sassano ha definito la giornata di oggi “un momento di forte crescita per l’intera comunità. Da anni si sostiene che la Triade dovesse ritornare a casa. Oggi, con sinergia istituzionale, mettiamo un suggello formale al rapporto virtuoso tra l’amministrazione comunale, l’assessorato alla Cultura e la Soprintendenza. La cultura aiuta a crescere: e questo è solo l’inizio”. La mostra sarà a Montecelio fino al 5 novembre, sarà aperta la domenica e sarà aperta anche il 1 maggio. Biglietto a un euro per gli adulti, gratis i ragazzi fino a 14 anni, più altri due se si opterà per una visita guidata a cura del Gruppo Archeologico. Rubeis si è invece proiettato più avanti, annunciando l’intenzione di fare del complesso del San Michele un vero e proprio Museo. “In questo modo andremo oltre novembre con la mostra e con la permanenza di questi preziosi reperti”. L’occasione era buona anche per dare notizia dei progetti che coinvolgono la zona di Montecelio, come il parcheggio di Porta Nuova, per il quale i lavori avranno inizio a fine maggio, la chiesa, che sarà consegnata a fine giugno, e la piccola chiesa di Sant Antonio, per la quale “se non arrivano i soldi dalla Regione, verranno messi nel bilancio comunale i fondi necessari per il restauro”. Arriva il momento del taglio del nastro, e la mostra prende effettivamente vita, tra l’entusiasmo e l’emozione dei presenti. Arrivano anche alcuni classi della scuola di Montecelio, i primi studenti ad ammirare i reperti, che, secondo le intenzioni dell’assessorato, saranno tappa fissa di tutti gli istituti della zona.

Le parole dell’archeologia. “E’ il sogno di una vita avere un bel museo “. Queste le parole di Maria Sperandio, responsabile del gruppo archeologico di Montecelio. Pare che davvero in questa mattinata si sia realizzato un sogno, un sogno che da tempo popolava il sonno di molti studiosi, archeologi ed addetti al settore. Un sogno che lentamente ha rapito la mente dell’intera amministrazione del Comune di Guidonia Montecelio. PEr una volta possiamo dire che la fatica è stata ripagata. Crederci prima di tutto. “All’inizio è stato difficile avere un consenso, soprattutto da parte dei cittadini, ovviamente questo museo crea una nuova visione culturale e in un primo momento non facile da accettare”, ci spiega la Dottoressa Stefania Panella, della Soprintendenza. Il successo della giornata è palpabile sul viso di tutti, un punto di ritrovo per i giovani, nuove occupazioni. Nel territorio di Guidonia Montecelio sono molti gli archeologi che qui troveranno un appoggio e una fonte di studio. La speranza è che questo museo, situato nell’ ex convento di San Michele, diventi il museo dell’area Tiburtina. “Tra le bellezze della città di Tivoli e i suoi tesori storici non vi è un museo al chiuso, speriamo che questo possa diventarlo creando così una rete tra i vari siti archeologici”, confessa la Panella. La mostra, ispirata alla figura di Rodolfo Lanciani, unisce personalità di spicco dell’archeologia dell’800 e dei primi del ‘900. Una mostra itinerante che racchiude in sé la magia di conoscere chi siamo passeggiando nei viali del nostro passato. Una mostra giunta alla terza edizione dedicata al recupero del patrimonio archeologico del Lazio e dell’Etruria come ci spiega la Dottoressa Marina Sapelli Ragni, responsabile della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio. Non soltanto una mostra ma la possibilità di far scoprire o conoscere ai cittadini persone che hanno fatto la storia dell’Archeologia, nonché di recuperare un’identità storica a volte accantonata.

La prima edizione della mostra venne esposta a Vetulonia nel 2009 e nel 2011 invece ad Alatri. Una parte dei reperti deriva da Vetulonia appunto e da altre zone del Lazio, come Novi ed Alatri. In una seconda parte sono invece allestiti reperti provenienti dal territorio di Guidonia Montecelio che illustrano sia l’arco cronologico documentato dall’età preistorica, sia fasi di età Romana, periodo in cui il territorio era punteggiato da numerose ville. A fare il punto sulla mostra, offrendo una minuziosa spiegazione, è la Sapelli Ragni. Tra i reperti esposti al museo ve ne sono alcuni ritrovati a Martellona provenienti probabilmente da una villa nobiliare che forse la classe senatoria costruì per imitare la dimora dell’Imperatore Adriano. Come ci racconta il Dottor Filippo Avilio alcuni reperti provengono invece dagli scavi iniziati nel 2009 nell’Inviolata. Dove sono state ritrovate circa quarantasei sepolture e, ad oggi, ne sono state individuate altre dieci. Tra i reperti presenti nel museo di Guidonia Montecelio troviamo la Triade Capitolina che desta grandissimo interesse ed orgoglio nei cittadini. Con grande sforzo dell’amministrazione comunale –  e con notevoli resistenze da parte del museo che la ospitava fino a pochi fa, quello di Palestrina  – è stata qui esposta.

Con Zaccaria Mari, archeologo della Soprintendenza, membro del gruppo archeologico e cittadino di Montecelio, abbiamo fatto un excursus più ampio sulla mostra e sul museo. Una mostra che non deve mettere in secondo piano il trasferimento nei locali del San Michele dei reperti dell’Antiquarium del borgo, “primo passo per la creazione di un grande museo”. In questo modo, secondo Mari, si avrà la possibilità di “concentrare qui gli altri reperti del comune, trasferire quelli nei depositi della soprintendenza, e riuscire in una immediata musealizzazione delle novità: sono presenti oggi alcuni reperti rinvenuti solo pochi mesi fa”. L’idea di un museo era già nella mente di Don Celestino Piccolini, il primo studioso di archeologia di Montecelio: di fatto, il sacerdote – termine riduttivo per una figura del calibro di Piccolini – lo aveva già creato, insieme alla biblioteca, proprio nei locali del convento. La guerra lo ha spazzato via. Il 27 aprile si è chiuso un cerchio, anche perché il San Michele diventerà anche la sede del Gruppo Archeologico, che sarà responsabile anche delle visite guidate alla mostra. “Se oggi si realizza tutto questo – chiude Zaccaria Mari – è anche grazie alla trentennale attività di ricerca e di studio del nostro gruppo archeologico”.

“Un occhio particolare”. Molti reperti equivalgono a un bottino ricco. Ed è per questo che il San Michele è ora un obiettivo più che sensibile. Il tenente Salvatore Ferraro ha annunciato una particolare attenzione per lo stabile, già sotto l’occhio di sistemi di allarme e telecamere. Carabinieri che hanno un ruolo importante nella storia della Triade Capitolina. Negli anni 90 è stato proprio un Comando dell’Arma, quello per la tutela del patrimonio culturale: l’opera è stata ritrovata in una villa di Livigno, dopo essere stata trafugata da una banda di “tombaroli”. I Carabinieri di Tivoli e Guidonia sono stati parte in causa nel trasporto della Triade da Palestrina a Montecelio. All’inaugurazione era presente anche il Capitano della Compagnia di Tivoli Emanuela Rocca.

Il post inaugurazione. Soddisfazione palpabile negli occhi e nelle parole di tutti. Presenti una buona parte dei consiglieri comunali della maggioranza, mentre per l’opposizione c’erano Rita Salomone, Emanuele Di Silvio, Angelo Ciccotti e Paolo Giammaria. “Finalmente la città – ha spiegato Enrico Scattone – sta diventando città, e la cultura è punto fondamentale di questa crescita. Ora occorre far conoscere queste meraviglie”. Augusto Cacciamani sottolinea che si sono create le condizioni per creare il museo, “ed è la Triade il punto di inizio”, mentre il consigliere Tuzi ha descritto la mostra come “uno degli obiettivi più importanti raggiunti da questa amministrazione”. Ancora Andrea Di Palma ha racchiuso il tutto in due parole. “E’ una grande opportunità, ed è di certo un punto di partenza. La mostra è un libro aperto sulla nostra storia: abbiamo bisogno di far crescere il senso di identità e di appartenenza della nostra comunità”. Una mostra che ha incontrato, negli scorsi mesi, problemi di carattere meteorologico – come dimenticare la neve di febbraio – e burocratico, tuttavia superati dal rapporto di lealtà instauratosi con la Soprintendenza. Sull’eventualità del museo come passo successivo, l’assessore si limita a un sorridente “Lo ha detto prima il sindaco…”.

Il futuro. Non è così complicato parlare del futuro ammirando il passato. Venerdì 27 aprile è stata una mattina da ricordare per l’intera città, che comincia a prendere consapevolezza di quello che è e di quello che potrebbe diventare. Guidonia nasce con una tragedia – il 27 aprile 1928 moriva Alessandro Guidoni, in circostanze tragiche, ricordato nel pomeriggio di ieri – ed è famosa per cose non particolarmente gradevoli e gratificanti. La mostra entra, a nostro parere, in quella sorta di “riscatto sociale” che serve a tutti. Un riscatto sociale che faccia luce su certe peculiarità, che esistono, e che possa portare alla soluzione dei tanti problemi, che ci sono e che non serve nascondere. Per fare questo, serve anche la Cultura. E serve non contrapporla ad altre cose. Con questo tipo di eventi non c’è partita, e da questo tipo di eventi si può senza dubbio ricominciare a sognare un futuro migliore. Se lo meritano la città e molti dei suoi abitanti. Quelli per i quali Guidonia è il luogo di una vita. Il luogo della vita.

 

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