Guidonia. Le tante età della politica

In Cronaca & Attualità, In Evidenza, Politica da Yari Riccardi Commenti

Condividi

“In politica quelli che tengono il piede in due staffe rischiano molto: rischiano di essere considerati da chi li osserva «né carne né pesce». È la condizione peggiore che si possa immaginare quando si tratta di andare a chiedere ai cittadini consensi e voti” (Angelo Panebianco) . Forse è proprio questo il rischio che corrono certi giovani politici locali. Riflessioni che nascono dopo la visione dell’ultimo consiglio comunale che si è tenuto a Guidonia. Tentiamo di andare oltre il fatto, che è quello dei problemi all’interno di una maggioranza che governa una città. Quello che ci chiediamo è quale tipo di azione intende portare avanti chi si approccia alla politica solamente da pochi anni, nonostante un buon livello di carriera. E’ così che si fa? La polemica spesso sterile, la dichiarazione per mera propaganda, l’utilizzo di mezzi esterni al dibattito in aula per attaccare e restare tuttavia coperti. Questi i caratteri della politica “giovane” – non necessariamente o solamente di età, lo ripetiamo – a Guidonia. Raramente poi in aula si riesce a dare conto di quello che si è dichiarato a questo o quel giornale, con il rischio concreto di imbattersi nel rischio che ha descritto Panebianco. Essere né carne né pesce. Un po’ di opposizione all’interno di una maggioranza, senza riuscire a fare bene né una ne l’altra cosa. E con scarso rispetto non tanto per i colleghi che siedono dalla stessa parte, quanto per i cittadini che hanno votato i giovani e tormentati consiglieri. Siamo certi che è questo tipo di politica che la gente, già stanca di suo, vuole? Sono convinti i giovanotti che è questa la via per il Paradiso? Lungi da noi predicare la testa bassa e la schiena curva. Ma perlomeno servirebbe portare avanti strategie politicamente rilevanti, e non un rumore diffuso per distogliere orecchie e sguardi dal vero problema. Quello della mancanza di idee alternative. Queste sarebbe finalmente ora di vedere nel dibattito politico.. Non le dichiarazioni e i titoli di un giornale: allucinante portare avanti consigli solo su questo. Per di più davanti ai cittadini che attendono risposte. E’ questa la formazione che questi “ragazzi della politica” hanno avuto? “Il bello della democrazia è proprio questo: tutti possono parlare, ma non occorre ascoltare” (Enzo Biagi): sta tutto qui, secondo noi. Nell’istante in cui qualcuno si renderà conto che non sempre occorrono la rissa verbale, la dichiarazione al vetriolo, i comportamenti forzatamente esuberanti, per fare politica, allora la gente potrebbe ritornare a vedere la cosa pubblica con occhi diversi da quelli di ora. Vale per il panorama nazionale, vale ancor di più per quello locale: dove la gente riesce a vedere con i propri occhi. Dove la gente conosce e può informarsi. Si può ritornare a un dibattito politico agguerrito e appassionato, ma mai sopra le righe e mai artefatto e gonfiato come quello che si vede oggi, a partire dal locale. Per fare questo serve una sola cosa: il silenzio, quando si può, naturalmente. E l’ascolto: un ascolto attento, non quello che si vede puntualmente nei consigli comunali. Poi si interviene: e l’intervento è più potente e concreto, se fatto con cognizione di causa. “Parlare è da stupidi, tacere è da codardi, ascoltare è da saggi”: saremo anche inguaribili romantici, ma è con la saggezza, con il rispetto reciproco, che si amministra la cosa pubblica. Sono le fondamenta della nostra Costituzione. Che qualcuno se ne ricordi.

Condividi