Guidonia. Al consiglio comunale due ore di preliminari senza arrivare mai al dunque: il numero legale colpisce ancora

In Cronaca & Attualità, Politica, Primo Piano da Yari Riccardi Commenti

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Due ore e mezza di preliminari. Nessuna discussione dell’ordine del giorno. Eppure si sarebbe dovuto parlare di Villalba, degli altri quartieri, del piano edicole e delle pari opportunità. Abbiamo visto solo consiglieri che entravano e uscivano senza rispetto, che urlavano al telefono, abbiamo visto velenosi scambi di accuse, consiglieri di maggioranza che, seppur presenti all’inizio, hanno ben preferito andare via. Abbiamo visto ancora un consiglio comunale a Guidonia finito per la mancanza del numero legale: la maggioranza durante la seduta ha perso via via i pezzi, da Morelli a Bianco, passando per Marini e Benetti. Non sono mancate dunque le parole. Il problema è che queste parole sono autoreferenziali. Il consiglio comunale parla di sé stesso, del suo ruolo, di quello che il sindaco fa o non fa.

Due ore e mezza di preliminari. Con momenti da ricordare. Entriamo nel merito. Si apre con le due mozioni di Benetti: una – firmata da numerosi consiglieri – che impegna il consiglio a promuovere tutte le iniziative per l’abrogazione del listino alla Regione Lazio, e per il ritorno alle preferenze alla Camera e al Senato. Modifiche alla legge elettorale dunque: non propriamente una priorità per Guidonia, anche se va detto che la proposta ha poi riscosso un discreto successo nella seduta. L’altra riguardava la situazione dell’istituto Isabella d’Este. I preliminari sono stati aperti da De Vincenzi, ancora presente in consiglio dopo un anno zoppicante, che ha definito “offensive le dichiarazioni del sindaco su di me e sulla Salomone apparse sul Municipale in merito alla raccolta differenziata e all’appalt osui rifiuti: non accetto che su un giornale pagato con i soldi del contribuenti si facciano dichiarazioni politiche improprie. Continuiamo a tenere fuori dal consiglio la questione dei rifiuti, così come altri temi. È il sindaco che deve rendere conto di eventuali connivenze. Se il Municipale nasce per offendere, Rubeis faccia cambiare mestiere al suo addetto stampa”. Va detto che nell’ultimo anno si è parlato più del Municipale che di altro: siamo convinti che il problema di una città stia tutto nel giornale dell’amministrazione? Potremmo fare un sondaggio, con un risultato tutt’altro che scontato. Ha risposto il sindaco Rubeis, rivendicando il fatto che “per una volta Guidonia si è inserita in una questione regionale: parliamo delle cave, non è cosa da poco. Non c’è bisogno di consigli comunali quando i fatti sono accertati da enti sovra comunali: è mio dovere tutelare e vigilare su certe cose”. Il primo cittadino ha poi spiegato, sul protocollo con il CoLaRi, il fatto che “se il consorzio non firma, niente impianto: un impianto che noi vogliamo”, e sul Municipale “sfido chiunque a trovare una volta in cui ho parlato di altri consiglieri. De Vincenzi ha la coda di paglia”. Un gustoso assaggio di un pomeriggio in cui si sono alternati noia – discorsi sentiti più volte – e momenti di puro divertimento. Non poteva mancare l’urbanistica, che è introdotta da Ciccotti del Pd, ricordando il permesso a costruire dato in via dei Consoli (Guidonia centro, incrocio con via Roma) in una zona destinata alla viabilità, e a una parte del sottopasso ferroviario, e chiedendo “quali iniziative ha intenzione di prendere ha intenzione di prendere il sindaco, e come ha intenzione di affrontare la questione della località La Sorgente, 14 famiglie che abitano in una zona non destinata al residenziale”. Guglielmo parla dei numeri della differenziata, e si chiede quali magie possano accadere nella Città dell’Aria, se a Treviso “ci hanno messo 30 anni per arrivare al 42 % di differenziazione del rifiuto, e il sindaco va a dire in tv che noi siamo al 52 %. Si rispetta il capitolato della differenziata? Se no, rescindere contratto e fare nuova gara”. In tutto questo, nessun cenno dalla maggioranza. Il primo intervento di un consigliere di centro destra sarebbe arrivato solo molto dopo. Sono passati prima gli interventi di Lippiello – “la giunta ha espropriato il consiglio della decisione sul ridimensionamento dell’impianto: noi votiamo una cosa, la giunta ne fa un’altra” – e di Emanuele Di Silvio, che ha sottolineato le mancanze del settore dell’Urbanistica, e quello di Rita Salomone, che ha sottolineato come “la maggioranza sta lì, svuotata, e ascolta noi: si parla, ma tutto resta uguale. Ci aspettavamo delle scuse dal sindaco: noi intanto continuiamo a fare interrogazioni senza ricevere risposta”. Arriva il turno di Valeri, probabilmente uno di quelli meno allineati all’interno della maggioranza. “Il sindaco farebbe bene ad ascoltare: la maggioranza governa, l’opposizione espone i problemi. Perché loro possono farlo e io no? <<Tu devi votà>>, mi viene risposto, ma questa cosa non esiste. Il Municipale può diventare un boomerang: se ci sono dubbi sugli appalti, è la maggioranza stessa che deve intervenire”. Subito dopo è intervenuto Cerroni il quale, con linguaggio politichese, ha sentenziato che “non ci è dato modo di intervenire, come consiglieri, nelle scelte decisive della città, né a noi né ai colleghi della maggioranza”. E sul caos interrogazioni senza risposta, Cerroni ha sottolineato come non possa rispondere il presidente del Consiglio. Chiamato in causa, Sassano ha risposto dicendo di non aver mai fatto nulla del genere. Finita qui? Arriva il momento di un altro rappresentante della maggioranza – degli altri, qualcuno si era già dileguato, altri parevano essere in altre faccende affancendati – cioè Massini, il quale ha rivendicato la bontà delle scelte dell’amministrazione comunale, “dando direttive ben precise. Sull’impianto abbiamo avuto il coraggio di votare: per il bene della città”. E se Venturiello parla di preliminari secondo l’opposizione come di “brevi cenni sull’infinito. Offensivo considerarci dei burattini”, arriva il momento top.

De Vincenzi chiede di parlare. Sassano li fa presente che ha già parlato abbondantemente, e per fatto personale. Il democratico diventa una furia. “Tu hai paura di quello che posso dire, per questo non mi fai parlare”, e Sassano che ribatte “Io non ho paura di nessuno, tantomeno di lei”. Un po’ di maretta, ma alla fine De Vincenzi parla. E afferma che l’opposizione è imbavagliata, che in consiglio non c’è confronto, ma che il segnale di oggi è chiaro: “Chi vuole giocare con la minoranza, come qualcuno sta tentando di fare, si ricordi di oggi: il fronte è comune, è questo sarà lo scenario dei prossimi mesi”. Nel dare la parola a Bertucci, Sassano si toglie un sassolino dalla scarpa. “Dire che l’opposizione non ha spazio è un artificio retorico. A maggior ragione se parla De Vincenzi: il quale rispetto alle pochissime presenze in consiglio, ha senz’altro una delle medie più alte come durata e quantità di interventi”. Ha chiuso, come anticipato, il capogruppo del PdL. “Chiedete la dialettica, il confronto – ha cominciato Bertucci – però stiamo andando avanti per fatti personali. La maggioranza c’è ed è coesa, forse disarticolata su alcuni punti, ma forte sui punti importanti per la città. E basta con gli spauracchi di ricorrere alla giustizia: l’opposizione vigili e faccia gli atti che crede. Pensiamo a pianificare il territorio secondo gli standard previsti”. Ottima intenzione. Proprio quello che è mancato ieri. Infatti, dopo l’intervento di Bertucci, l’opposizione richiede il numero legale, pratica ormai classica a Guidonia. Consiglio finito, tutti a casa. Con buona pace della maggioranza unita e coesa. Chiedere per conferma ai consiglieri che hanno lasciato l’aula prima della fine. Molto prima. Evidentemente, dopo un po’, anche i preliminari stancano.

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