Guidonia, rimpasto sì o rimpasto no? Cacciamani (NCD): “Forti degli accordi con il Sindaco: ripartiamo dalla Pubblica Istruzione”

In In Evidenza, Politica, Primo Piano da Yari Riccardi

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Aria di azzeramento per la seconda giunta Rubeis? A giudicare dagli spifferi che trapelano da Palazzo Matteotti, dove tra equilibri di gruppi venuti a mancare, conti da regolare a causa di scelte mai accettate, posizioni di forza variabili di giorno in giorno, opportunità colte mesi fa che ora non bastano più, e posizioni prima molto forti che ora sembrano vacillare, sembra essere giunto il momento per un rimpasto. Un azzeramento totale che tuttavia non mette proprio tutti d’accordo. Sono molti i consiglieri che sembrano essere scontenti: giova ricordare, per chiarezza, che il ruolo di consigliere comunale non include quello di nominare la giunta. La giunta è materia di competenza di un primo cittadino. Numeri ed equilibri, o presunti tali, numeri che, mai come le ultime amministrative, sono stati particolarmente alti per alcuni, anche per via del doppio nome sulla scheda, che in molti casi ha fatto da traino per l’altro. Ma è possibile che la politica si basi solo sui numeri? Una ipotesi che possiamo tentare di fare, anche in virtù degli ultimi provvedimenti presi dall’amministrazione, è quella di scontati cambi tra assessori, anche per rispettare i principi messi in evidenza dalla normativa anticorruzione e dal regolamento. E’ chiaro che, se ciò dovesse accadere, occorrerà un imponente sforzo di chiarezza da parte di tutti. Anche e soprattutto per dire alla città cosa sia cambiato in questi pochi mesi dalla nomina degli assessori e delle varie cariche: ieri andava bene, oggi non più? Un percorso quasi a tappe obbligate, tappe allo stato dei fatti imposte dalla situazione.

“Ripartiamo dalla Cultura”. Cacciamani, capogruppo NCD, sembra avere le idee chiare. “Sarà certamente il sindaco a trovare la quadra giusta per questa situazione, ho piena fiducia in lui. Una soluzione che sicuramente vedrà Di Palma ancora alla Pubblica Istruzione e Cultura. Nessun consigliere con il quale ho parlato, tranne uno, la pensa in modo diverso: chi opera bene deve rimanere al suo posto ed è sotto gli occhi di tutta la Città il buon operato degli Uffici della Pubblica Istruzione e Cultura. Comunque son certo che il sindaco saprà risolvere tutto nel più breve tempo possibile”. Ritornando ai numeri, Cacciamani propone una chiave di lettura significativa, nell’ottica di quegli equilibri a tutti tanto cari. “Cosa da non trascurare, visto che tutti parlano di numeri, che Di Palma era ed è il responsabile cittadino di un partito che ha contribuito con 2.500 voti distinti all’elezione del nostro Sindaco. Tortora è in NCD, sino a dichiarazione diversa dello stesso, e Andrea è il nostro assessore nonché vicesindaco, nessuna trattativa su questo. Se poi Tortora ha scelto di fare un percorso trasversale con altri consiglieri questo non mi riguarda, però lo dica. Se il Sindaco deciderà per un azzeramento, e visti i tempi e le riforme ci può anche stare, ci va anche bene, basta che sia fatto in fretta”.

Equilibri fragili. Dura è l’attività del consigliere, sempre in bilico su quella politica dell’equilibrio che spesso irrompe a intervalli regolari. Di equilibri parla appunto Antonio Tortora, consigliere NCD, che racconta come “i rapporti tra il nostro gruppo (Mazza, Morelli e Tortora, NdR) e Bertucci siano saltati per una mancata condivisione dell’operato dell’assessorato all’Urbanistica, che abbiamo nominato. Quindi ovviamente io sono a favore di un azzeramento”. Tortora, eletto nel partito NCD, conferma di “non riconoscere politicamente Andrea Di Palma come assessore e vicesindaco, ma riconosco la sua capacità e professionalità a livello lavorativo. Ha ben lavorato in ogni settore nel quale ha svolto la funzione di assessore, sia all’Ambiente che ora alla Cultura”. Non cambia nei mesi la posizione di Tortora verso il vice sindaco e assessore – cariche che all’epoca rivendicava per sé – ma ne riconosce le qualità di amministratore. Non sembra esserci dunque Di Palma nei pensieri di Tortora: l’obiettivo del consigliere sembra proprio essere il nome per l’assessorato all’Urbanistica.
Pratica è l’opinione del consigliere Marini, che conferma come “le deleghe agli assessori le consegna il Sindaco, ed evidentemente può anche ritirarle. Si può anche fare, basta che si faccia in fretta e in tempi brevi: il rischio è quello di un blocco delle attività, e sarebbe un vero problema perché Guidonia ha bisogno di essere amministrata”. Netto anche il parere di Venturiello, capogruppo di FI. “Non posso essere d’accordo sull’azzeramento della giunta. Se ci sono problemi è il sindaco che deve valutare l’eventualità di porre in essere cambiamenti sulla giunta degli assessori, valutazioni spettano a lui e solo a lui. Appare comunque abbastanza chiaro che ci sono questioni da risolvere”.

L’ago della bilancia, dove sta? Ancora pochi giorni e si sapranno i destini di numerosi casi che animano le stanze di Palazzo Matteotti. Da capire se di crisi si può parlare, o di problemi relativi a “ciò che poteva essere e non è stato”. Pensiamo a Bertucci, la seconda carica comunale, ora quasi stretto in un ruolo di garanzia – da lui fortemente voluto e da tutti appoggiato e votato all’epoca dell’elezione – che nel momento della verifica si presenterà comunque da Presidente del Consiglio, con un assessore (all’Urbanistica) e con la Vallati delegata alle Pari Opportunità. Al tavolo delle eventuali trattative per la giunta 2.0, Bertucci andrà quindi con un certo peso, dei voti ovviamente, ma anche di quella Presidenza da lui tanto voluta – e ora diventata stretta – e per la quale è stato votato senza indugio da tutti. Pensiamo a Morelli e Mazza, che forse oggi si mordono le mani per le alleanze fatte in tempi non sospetti, e allora chiedono cambiamenti. Pensiamo a tutti quelli che si sentono non rappresentati in giunta in virtù di una vittoria elettorale che a quanto pare dovrebbe premiare tutti. Alla fine sono anche questi equilibri, che incidono e non poco sulla vita di una amministrazione. Equilibri che non devono far perdere di vista il punto focale di tutto questo: se la giunta non funziona, sarà Rubeis a decidere e a valutare l’opportunità di provvedimenti in merito. Se un Settore non funziona – quale che esso sia – sarebbe però molto più semplice rimuovere chi va a rilento, e tentare di trovare nuove convergenze. Non serve azzerare per forza tutto. Anche perché alla fine, piaccia o meno, chi può chiudere o aprire una crisi politica è solo Rubeis, anche se molti lo negano: tra i provvedimenti attesi per i dirigenti alle prese con la legge, le pretese e le richieste dei consiglieri, le logiche di partito, il sindaco avrà il suo bel da fare. In tutto questo c’è una città da amministrare, cosa che, probabilmente, dovrebbe andare oltre i numeri e gli equilibri. Equilibri che in politica sono fragili quasi per definizione. E mutevoli, come il vento di queste fredde giornate di pseudo crisi.

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