Guidonia. Tempi duri per maggioranza e opposizione

In Cronaca & Attualità, In Evidenza, Politica da Yari Riccardi Commenti

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Seduta di consiglio comunale particolarmente importante quella del 31 gennaio. Più che per quello che si è votato per le dinamiche politiche che sono scaturite dalla discussione. Possiamo definirlo come un malessere generale che attanaglia maggioranza e opposizione, che, almeno da quello che si vede in aula, sono tutto tranne che unite. Non per le votazioni, ma per gli atteggiamenti. Talvolta più chiari delle dinamiche politiche gridate ai quattro venti: e le assenze di Massini (malato), Cacciamani e Tuzi, oltre ad altri atteggiamenti sparsi, squarciano il velo di tranquillità che ostenta il centro destra. Non che l’opposizione, come detto, stia meglio. Ma andiamo con ordine.
 
I preliminari. Si è parlato della scuola di Montecelio, ancora “in attesa di giudizio” in merito al temuto – e incomprensibile – accorpamento con Colleverde, si è parlato di viabilità, con il Pd che ha fatto notare al sindaco che, ora che la Camionabile è abile a arruolata, è il caso di rivedere il senso unico su via Roma, e si è parlato della faccenda dell’arbitrato con Italstudi, in merito al cimitero, mai realizzato, nei pressi della 48. Parliamo di una storia di tanti anni fa – era il 1997 – che è riuscita fuori dopo la decisione del comune di intentare un arbitrato. Arbitrato che vede una commissione “non trasparente: le nomine fatte dal comune – ha affermato Domenico De Vincenzi – sono discutibili: c’è un pregiudicato, e un altro che lavora insieme a uno degli avvocati difensori: parliamo di una storia da 20 milioni di euro, vogliamo lasciarla in mano a queste persone?”. Al capogruppo del PD fa seguito Rita Salomone, che definisce il collegio dell’arbitrato “non superpartes: è una cosa seria, per questo occorre revocare la delibera e ragionare sulla necessità di un simile procedimento”. Il discorso – accade più volte nel corso del dibattito – si sposta sul capogruppo del Pdl Marco Bertucci, già in precedenza tirato in ballo e difeso “strenuamente” da Antonio Tortora. “Il capogruppo del Pdl pone questioni sull’impianto TMB e sulla Buzzi, ringrazia Marco Vincenzi per l’illuminazione della 48, attacca il capo di gabinetto. Parla a titolo personale come dice Tortora? Io non credo proprio”. A questo punto tutti si attendono una risposta da Bertucci: non arriva. Ma sono altri quelli che vorrebbero rispondere della maggioranza: in primis Morelli, che Rubeis mette in riga con un perentorio – nella confusione generale – “Parlo io”. E’ il turno di Simone Guglielmo, che parla tra il palese divertimento di Benetti e Tortora, che ridono della grossa. “Anomalo il cambio di rotta di Bertucci, delegittimato da Tortora. Sta delegittimando Rubeis? E’ ancora attuale il sindaco per il centro destra?”. E’ il momento di Rubeis. Si parte dal cimitero del 1997, un appalto “vinto da una cooperativa rossa, ItalStudi. Con un grande problema alla base: il terreno dove era prevista la costruzione era agricolo, quindi non si poteva costruire un bel niente. Si è fatto vincere, all’epoca, una società per far costruire su un terreno non edificabile. Tra l’altro un terreno di proprietà di un segretario di un partito del centro sinistra Tutti sanno quello che succedeva tra l’avvocatura e l’ufficio acquisti”. Di fatto quindi un procedimento irregolare dal principio: a distanza di più di 10 anni non è stato portato avanti nulla. Si arriva quindi alla rescissione del contratto con ItalStudi, che, per Rubeis “ha una responsabilità oggettiva: per questo ho chiesto la rescissione in danno. Revocherò come richiesto, in giunta, la nomina delle persone che mi ha indicato l’opposizione, tra l’altro proposte al presidente del Consiglio di Stato”. Il dubbio è lecito: se ItalStudi ha responsabilità oggettiva, se la rescissione è in danno, era proprio necessario intentare un arbitrato? Rubeis ha chiuso il suo discorso con l’impianto TMB, definito “necessario per chiudere il ciclo dei rifiuti. Questa maggioranza ha deciso per lo stabilimento, facendo tra l’altro proposte per migliorarlo”. L’unica proposta per migliorare un impianto del genere è non farlo proprio. Ma siamo certi che è una eventualità ormai da non prendere neanche più in considerazione.
 
Lo scontro. Poco prima della discussione sul piano casa, durante una pausa, ecco quello che non ti aspetti. Da una discussione apparentemente tranquilla nei pressi del tavolo della presidenza, Benetti dice qualcosa che a Sassano evidentemente non piace. “Non fare il somaro”, lo riprende con forza il presidente del consiglio comunale, Benetti risponde piccato, Sassano lo rimbrotta ancora con la frase “Evita quell’atteggiamento mafioso con me”. Da qui uno scambio di battute interamente sulla linea “Mafioso a me non lo dici, sei tu”, “No sei tu”, e così via. E gli scricchiolii della maggioranza si facevano sempre più forti.
 
Il Piano Casa. Il documento della Regione Lazio viene discusso e votato dal consiglio con i voti della maggioranza, della Destra, dell’Udc – prevedibile, visto che in Regione il documento ha il marchio di Luciano Ciocchetti – e dell’Api, che tra l’altro aveva annunciato di non voler partecipare alla discussione in quanto “il consiglio comunale, ha spiegato Lippiello – non legifera, e tra l’altro la delibera conferma il piano della regione. Stiamo deliberando la definizione di vano accessorio?”. Il tutto tra lo stupore di Pd e Idv: Di Silvio aveva anche presentato emendamenti, tutti bocciati. Anche l’opposizione ha qualcosa da risolvere al suo interno: ed è abbastanza ovvio, vista la composizione variegata delle mutevoli correnti al suo interno.

Bertucci contro tutti. Un paragrafo a parte merita l’intervento del capogruppo del Pdl (o dell’opposizione?) Marco Bertucci, più volte nominato da parecchi interventi dei consiglieri per via delle sue dichiarazioni sul settimanale Confronto. “L’opposizione ha bisogno di un periodico per fare il suo mestiere? Non rinnego nulla delle scelte fatte negli scorsi mesi, neanche quelle sull’impianto. Il mio impegno è per i miei elettori, è l’amministrazione che interviene sulla città”. Bertucci parla, e alcuni consiglieri dell’opposizione sorridono, probabilmente non credono alle parole del capogruppo, che prosegue definendo le polemiche sulle sue dichiarazioni “strumentali: quella all’interno del nostro partito è una dialettica forte, e ha l’unico obiettivo di far crescere la collettività”. Quella della “dialettica forte” è una espressione bipartisan, usata e talvolta abusata quando soffiano spifferi di divisioni tra le varie parti politiche. Sull’impianto, Bertucci chiarisce che è “prematuro parlarne, in quanto ancora non è partita la bonifica prevista dalla Conferenza dei Servizi di dicembre, a maggior ragione dopo i buoni risultati ottenuti con la differenziata, e visto che ancora non sono ancora in funzione gli altri due impianti. Non si può chiudere il ciclo dei rifiuti, con un allarme in atto”. Al consigliere provinciale risponde Di Silvio, che definisce Bertucci “incoerente”. Un termine che in politica, talvolta, sembra quasi non esistere.

In conclusione…Tira una brutta aria per la maggioranza di Eligio Rubeis, e la scusa della “dialettica forte interna al gruppo” non regge più. Un eventuale rimpasto potrebbe cambiare le carte in tavola, ma è quello che davvero serve alla città? Come si regge un partito in cui il primo cittadino e il capogruppo viaggiano in direzioni parallele e talvolta opposte? Si sapranno tenere a freno tutte le altre correnti? Le risposte a queste domande solo al prossimo consiglio comunale. O al prossimo comunicato, visto che la politica, a Guidonia, viaggia meglio sulla stampa che nei luoghi adeguati a farla. Sull’opposizione ribadiamo quanto detto prima: difficile opporsi quando le componenti sono palesemente diverse per ideologia e modus operandi. Una cosa è certa: c'è sempre qualcosa di interessante da raccontare, dopo un consiglio comunale.

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