Guidonia. In strada per lo stipendio e per un futuro: la protesta dei dipendenti di Villa Dante

In Cronaca & Attualità, Primo Piano, Salute & Dintorni, Spazio al Sociale da Yari Riccardi Commenti

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“Caro Babbo Natale, lo so che sono troppo grande per scriverti. So che sarai molto impegnato, ma devo chiederti una cosa. Qualcuno ha deciso che per questo mese io e i miei colleghi dobbiamo stare senza stipendio, e non so come fare per far passare un Natale sereno alla mia famiglia. Io già lo so che saranno le feste peggiori della mia vita: senza stipendio, senza tredicesima, ma più che altro senza prospettive per il futuro, visto che i piani di riordino che piovono dall’alto sono sempre a discapito dei lavoratori come me. E non importa se tra i miei colleghi ci sono padri di famiglia, non importa se ci sono mamme che rischiano di perdere l’affidamento dei loro bambini. Questo mese va così. E chissà il prossimo che succederà. So che non compete a te, Babbo, il mio è solo uno sfogo. E’ che dovrò dire ai miei bambini che il 24 dicembre forse non troveranno nulla sotto l’albero, devo dire a mia moglie che il mutuo sarà un problema questo mese, e allora, visto che dello stipendio ancora non si sa nulla, devo tentarle tutte…”.

Questa è una lettera a Babbo Natale. Mai scritta, naturalmente. Abbiamo immaginato di scriverla mettendoci nei panni di uno dei dipendenti della clinica Villa Dante (gruppo INI) – bivio di Guidonia – che questa mattina era fuori dai cancelli per protestare contro la mancata consegna di stipendio e tredicesima. Erano almeno 100 le persone che fischiavano, gridavano, consegnavano volantini alle macchine in transito. Una rabbia giustificata, e che rientra nello scellerato piano di riordino della sanità della Regione Lazio. “L’amministrazione dell’INI – spiega Sandro Bernardini, segretario provinciale della UIL – ci ha detto di non aver trovato nessun accordo con la Regione riguardo al pieno di riordino, nello specifico del piano di rientro”. Sono per questo scattati i presidi alla ASL RMH, e a Frosinone – aziende di riferimento di altre strutture INI – ed è già in programma quello di giovedì davanti Villa Olivia. Nella giornata di oggi è anche previsto un tavolo in Regione con i rappresentanti di CGIL, CISL e UIL. La voce è di uno sblocco di alcuni fondi, per i quali si attende tuttavia una comunicazione ufficiale. Sblocco che potrebbe dare il via libera ad una soluzione provvisoria. Il timone per nulla remoto dei sindacati è che il mese prossimo si ripresenterà la medesima situazione. “E’ una vergogna – chiude Bernardini – che i problemi tra gruppi privati e Regione debbano essere pagati dai lavoratori. Capita puntualmente ed è inaccettabile: sono 350 i dipendenti del gruppo INI tra Villa Dante, il Medicus e Villa Alba che vivono questa situazione”. Problemi e tagli che non riguardano solo le strutture di cui abbiamo parlato sopra, ma l’intero quadrante Est. “Villa Tiberia, gli Annali, Villa Luana: sono tutte alle prese – spiega Aldo Capobianchi, della CGIL RomaEst – con tagli al personale e contratti di solidarietà”. Il sindacalista ci racconta come siano stati tagliati 24 posti di lavoro all’interno degli Annali, Cineto Romano, delle enormi difficoltà di Villa Tiberia e dei contratti di solidarietà fatti ad alcuni lavoratori di Villa Luana. “Niente licenziamenti in questo caso, ma, più in generale, ogni struttura interpreta i decreti a modo suo”. E chi ci rimette sono puntualmente i dipendenti, chiamati a garantire un servizio fondamentale nonostante questi problemi. Servirebbero garanzie, servirebbe qualcuno che si assumesse il tanto decantato rischio d’impresa. Ma non sembra proprio aria di tutto questo.

“Non voglio che ne risentano i pazienti”. Persone che hanno studiato per anni, professionalità valide, o, più semplicemente, lavoratori generici che hanno scelto il settore sociosanitario anche per dare sostanza ai valori della solidarietà. C’è un vasto campione di umanità nelle persone che abbiamo incontrato questa mattina. Padri e madri di famiglia, giovani precari, infermieri e personale sanitario. “Se entro il 22 non avrò lo stipendio – spiega Emilia, infermiera professionale – sarò costretta ad iniziare lo sciopero della fame. Sono una mamma single, non posso mantenere il mio bambino senza uno stipendio fisso. So fare il mio lavoro, e non voglio in nessun modo che a rimetterci siano anche i pazienti”. Ogni persona che abbiamo incontrato ha un motivo più che valido per essere arrabbiata. Rabbia e rassegnazione, compagni in un viaggio che nessuna delle persone presenti oggi avrebbe voluto intraprendere. Attendiamo i comunicati e attendiamo quello che succederà il mese prossima. E’ certo che non si scherza con il lavoro delle persone e non si scherza con il settore sanitario, già lacunoso da queste parti. Problemi già visti e già sentiti, l’ormai famigerato piano di riordino della sanità regionale e la scarsa propensione al rischio d’impresa di chi gestisce le strutture convenzionate. E come sempre chi prende schiaffi sono i lavoratori. E gli utenti delle strutture, persone che hanno bisogno di un trattamento professionale e umano. Come si può coniugare tutto questo con i tagli alla sanità è ancora mistero insoluto. Un mistero di quelli intricati e oscuri.

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