TeatroFestivalCittà, settima edizione. Sergio Fedeli: “Una continua evoluzione: spettacoli migliori e pubblico più consapevole”

In Cronaca & Attualità, In Evidenza, Primo Piano da Yari Riccardi Commenti

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Sette edizioni, tutte in crescendo, per qualità degli spettacoli, per numero di spettatori e soprattutto per consapevolezza di chi entra nella sala del Teatro Dario Vittori di Montecelio. Parliamo di TeatroFestivalCittà, rassegna teatrale promossa e organizzata dall’assessorato alla Cultura di Andrea Di Palma e curata nella direzione artistica da Sergio Fedeli e Franco Sperandio, entrambi del Centro Artistico Teatrargo, che cura la parte organizzativa. Con Fedeli abbiamo fatto una breve cronostoria del Festival, vedendo come si è partiti e immaginando dove si potrà arrivare.

Sergio, perchè non si è partiti prima con TeatroFestivalCittà?

L’idea di un Festival con queste caratteristiche è venuta a me e a Franco. Ne abbiamo parlato con l’assessore di Palma che ha immediatamente appoggiato l’idea, che ha avuto riscontri maggiori negli ultimi anni anche grazie alla presenza della dirigente del settore, la dottoressa Mancaniello. Abbiamo cominciato quando ci siamo resi conto in primis della disponibilità reale di un luogo come il teatro Vittori, ma non solo. Al luogo andava associata vitalità: e dopo molte esperienze personali si sente la necessità di un confronto, che come sempre può generare qualità, come quella che stiamo ammirando in questa edizione. Ovviamente alcune compagnie ancora non sono entrate nello spirito della manifestazione: c’è bisogno di fare un passo successivo.

Come si è evoluta in sette anni la manifestazione?

Siamo partiti dalla libertà di iniziativa da parte delle compagnie fino all’introduzione di un tema, che necessariamente crea impegno e d conseguenza crescita. Anche il premio finale vuole essere stimolo per continuare questa evidente evoluzione, che coinvolge anche il pubblico che assiste agli spettacoli in programma.

Quali sviluppi potrà avere il Teatro con l’apertura dell’Imperiale?

Sicuramente si apriranno spazi maggiori per pubblico e compagnie. Ma servirà costruire intorno all’Imperiale un lavoro vero, serio e professionale. Una poltrona di un teatro è una grande cosa, soprattutto in un periodo di repressione culturale come quello che stiamo vivendo, perché la cultura genera pensiero, e questo spaventa. Servirà poi educare la cittadinanza al teatro, vista la difficoltà, evidente, nel combattere la tv e i suoi stereotipi.

Hai toccato il tema della cultura. E’ ancora possibile parlarne? E’ ancora possibile tentare di farla?

La cultura è il pane di una società. Senza cultura non si mangia. E qui si può fare: lo dimostrano le compagnie teatrali presenti, tantissime, lo dimostrano le associazioni. Si può fare grazie anche alla presenza di un assessorato che riesce a promuovere, finanziare e realizzare manifestazioni culturali. Non può essere un caso che l’Italia taglia sulla cultura, e Guidonia invece investe fondi e lancia progetti. Certo, è importante portare avanti la cultura vera, come fa Guidonia, parlando più in generale: per questo serve un risveglio totale, che può partire solo dai ragazzi. Associazionismo e Scuola, questo il mix giusto. Non dobbiamo mai dimenticare che fare Cultura significa impegnarsi nella crescita personale di ciascuna persona, significa dare lavoro, significa condividere, significa togliere ragazzi dalla strada con una proposta alternativa di grande livello, significa socializzare, significa stare insieme, significa tutte quelle cose che in questi anni l’Assessore Di Palma dice con insistenza e che molti fanno finta di non sentire. Noi siamo “attori”, mai questo termine è stato più appropriato, di questa rivoluzione culturale ma a beneficiarne è l’intera collettività che cresce e si migliora. Per Cultura intendo tutto, non solo teatro, ma l’intero mondo dell’associazionismo.

Cultura vuol dire crescita che spesso porta a risultati professionali.

Abbiamo esempi  che arrivano proprio dalla realtà del teatro. Penso a Mario Fedeli e al suo essere studente alla “Paolo Grassi” di Milano, penso a Lucrezia Gagnoni, ammessa alla “Silvio D’Amico” di Roma,  penso a Daniele Fedeli, segnalato all’ultima edizione del  Premio Hystrio. Una soddisfazione per la città, per una comunità spesso bistrattata, e una dimostrazione di un circolo più che virtuoso. Qualità genera professionalità che genera qualità.

Il teatro Vittori è ormai un punto di riferimento per chi ama il palcoscenico. Cosa dice chi viene da fuori Guidonia?

Partiamo da un punto importante. Nel festival ospitiamo ogni anno 2 o 3 compagnie teatrali professioniste e una amatoriale che non provengono dal nostro territorio. Tutti quelli che sono saliti sul nostro palco si sono mostrati piacevolmente sorpresi nel vedere le potenzialità del Vittori, e nel giudicare con molta positività l’intera rassegna.

Torniamo allo specifico TeatroFestivalCittà 2012. Quale è il tema di quest anno?

“Amore e amori in scena”. Parliamo del sentimento per eccellenza, in tutte le sue sfaccettature e in tutte le sue accezioni. Questa settimana salirà sul palco la compagnia de “I Gerundi” con lo spettacolo “Ti amo da morire”. Come sempre, venerdì, sabato e domenica. Raccomando la prenotazione, per non rischiare di dover fare una cosa che odiamo. Quella di mandare a casa le persone. Infine, aspettiamo tutti il 22 dicembre, dove sul palco potranno salire – idea di Franco Sperandio – attori e persone comuni, semplicemente per parlare d’amore, nel modo che ognuno riterrà più consono alle sue caratteristiche. Il 23 dicembre sarà il giorno della consegna del Corvo d’Oro.

Quali novità per il prossimo anno?

Abbiamo già il tema. Drammaturgie originali: ogni compagnia presenterà una sua produzione, nuova e per questo ancora più interessante. Siamo già molto curiosi di vedere quello che uscirà fuori. Tutto questo, naturalmente, sempre che l’amministrazione ritenga ancora valido il nostro lavoro e confermi la nostra direzione artistica.

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