Guidonia. Cittadini di nuovo in piazza per le subsidenze: crepe, burocrazia, silenzi e contributi mai arrivati

In Cronaca & Attualità da Yari Riccardi Commenti

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Come nei film. Quando arrivano i titoli di coda, già sai che ci sarà una nuova puntata. Nei film belli la aspetti. In quelli brutti, la temi. Perché vorresti che finissero subito. Appartiene alla seconda categoria il film che continuano a vivere gli abitanti di Villalba e Tivoli Terme, alle prese, ancora, con la piaga – non si può più definire problema – della subsidenza. Che potrebbe anche essere un termine riduttivo, visto che ormai non si parla più solo di quello. Ma di tutto il contorno, più preoccupante e inquietante del problema stesso. Burocrazia, silenzi, ritardi, contributi da consegnare. Questi cittadini -soprattutto Villalba vive ancora una situazione di incertezza (eufemismo) – sono di nuovo scesi in piazza, davanti al palazzo comunale di Guidonia. Non solo per protestare. Ma soprattutto per capire.

“Il problema c’è, ma lo stato di emergenza non più”. Un primo lato da affrontare è quello dei contributi, che diventa di stringente attualità anche e soprattutto alla luce del terremoto avvenuto negli scorsi giorni nei palazzi della Regione Lazio. Perché è dura sentire parlare di contributi – 200 mila euro, spiccioli rispetto alle cifre spese dai partiti – che non ci sono quando “è proprio il dirigente della Regione Lazio con il quale siamo più a contatto per la questione subsidenze, Luca Fegatelli, ad aver  firmato certe carte per l’assegnazione di fondi ai partiti”. A parlare è Salvatore Ravagnoli, presidente del Comitato Città Termale Villalba/Tivoli Terme. E’ stata proprio la Regione a dire a Salvatore della fine dello stato d’emergenza (il 30 luglio del 2010). E tanto è bastato, perché nessuno ha avuto la premura di dire che l’emergenza è ben lontana dal termine. Nessuno tranne i cittadini, fuori casa, o ancora dentro abitazioni che si stanno ricostruendo e sistemando da soli.

190 richieste. Tante sono state le domande presentate dal comitato di ulteriori controlli per le abitazioni della zona tra Villalba. “Domande che sono state trasmesse, dal comune alla Regione – prosegue Ravagnoli – dopo un anno”. E dopo un anno, siamo a luglio 2012, si scopre che circa 1/3 di queste case presenta ancora problemi. In un mondo ideale qualcuno sarebbe andato dalle persone che in quelle case ci abitano e avrebbe intrapreso gli interventi necessari. Qui no. Qui le persone non sanno quali sono le case che ancora presentano criticità. E nemmeno l’ombra della documentazione relativa.

Case inagibili da novembre 2011. Questo è quanto è emerso da un incontro durante la manifestazione tra Emiliano Petrucci, che si occupa della questione per conto del comune di Guidonia,  e una delegazione dei manifestanti. Come detto sopra, prima di ieri non c’era stato modo da parte dei cittadini di poter ricevere documentazione relativa alle case oggetto di richiesta di controlli. Ieri delucidazioni ne sono arrivate: sono in mano al comitato 25 schede su 190. Di queste, 3 nuclei abitativi “risultano essere inagibili: e non da ieri – prosegue Ravagnoli – ma da novembre dello scorso anno”. C’è anche un altro momento da raccontare. “Petrucci stava tentando di contattare dirigenza e tecnici della Protezione Civile. Alla fine ci riesce. Queste persone ieri mattina si trovavano proprio a Villalba. Sapevano della nostra manifestazione, e tuttavia non hanno ritenuto opportuno presentarsi. E’ questo il rispetto che merita il terzo comune del Lazio? Questa la dignità assegnata ai suoi abitanti?”. Evidentemente sì, visto che questa situazione va avanti circa da 29 mesi (e qualcosa in più). Alla fine il comitato riesce ad ottenere un appuntamento per giovedì 4 ottobre: alle 17 l’incontro in Regione con la direzione della Protezione Civile. Sarà anche opportunità per parlare dei contributi che mancano.

Rabbia e rassegnazione. Non erano moltissimi i cittadini in piazza. Trombe, urla, fischi, slogan. Quello che ci ha colpito sono stati gli occhi delle persone presenti. Oltre alla rabbia, composta e mai sopra le righe, spiccava una sorta di rassegnazione allo stato dei fatti che tuttavia non impediva di essere lì. Rassegnazione dettata ovviamente dal perdurare di una situazione assurda, che uccide sogni e speranze di chi quel territorio disastrato lo ha vissuto e continua a farlo. Di chi ha deciso comunque di restare. E di continuare a vivere, in bilico tra le crepe e a camminare sul filo di un futuro che di crepe ne ha molte. E molto più inquietanti di quelle dei muri.Basti ricordare che qualcuno ancora nella sua casa ancora non ci è rientrato. E che altri sono morti prima di poterlo fare.

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