Tivoli Terme / Roberto, Marina e Elisa: si lavora per evitare lo sfratto

In In Evidenza da Yari Riccardi Commenti

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Vale la pena prima riepilogare la vicenda. Il calendario all’interno segna l’anno 1984. E nulla lasciava intendere un effettivo utilizzo dell’appartamento nel momento dell’ingresso della famiglia Alberti. Impossibile oggi permettersi un affitto. L’occupazione è arrivata per quelle cause di forza maggiore che in molti dimenticano. La famiglia è residente nel Comune di Guidonia, e nell’attesa di assegnazione dell’alloggio popolare – dovrebbe essere quello a Colle Fiorito, le palazzine peraltro in vendita, insieme ad altri beni, per risanare le critiche casse comunali – si è trovata costretta ad occupare l’appartamento a Tivoli Terme. Un alloggio vuoto da anni, popolare pure questo ma di proprietà del Comune di Roma. C’eravamo lasciati mesi fa con il caso di Roberto, Marina e della piccola Elisa: la giornata di mercoledì 27 settembre potrebbe essere la loro ultima con un tetto sulla testa. Perché è quella programmata per lo sfratto esecutivo. “Così è impossibile vivere”, racconta l’uomo. Lo abbiamo incontrato sotto il palazzo comunale di Guidonia. L’intera pratica burocratica con sé, e i militanti di CasaPound Tivoli ad accompagnarlo, come in tutti questi mesi in un percorso arrivato alla snodo cruciale.

L’incontro con il sindaco. Oggi la riunione con il sindaco Barbet, arrivato dopo numerose richieste da parte della famiglia e di CasaPound. “Abbiamo spiegato al primo cittadino che questa famiglia di italiani è nelle prime posizioni della graduatoria per l’assegnazione della casa popolare, ma le loro richieste fino ad ora sono rimaste inascoltate arrivando ad oggi con un rischio di sgombero, rischiando perciò di finire in mezzo alla strada con una bambina di 7 anni”. La seconda parte della mattinata si è svolta ai Servizi Sociali. “Si sono messi in contatto tra di loro e con gli uffici delle politiche abitative promettendo di lavorare affinchè il peggio non si verifichi”, continua la nota di CasaPound. Tra poche ore si conoscerà la verità. “Noi continueremo ad essere al fianco di Roberto e Marina e saremo domani a casa loro per vigilare che effettivamente non venga effettuato lo sgombero. D’altronde quello che chiede questa famiglia è solo che gli venga assegnata la casa che gli spetta”.

La storia di Roberto. Le parole sono poche, e raccontano una sofferenza difficilmente immaginabile. “Non mi interessa quella casa dove ora stiamo vivendo, ma quella nell’attesa di una sistemazione definitiva, che esiste e sta tutta nella graduatoria delle case popolari dove siamo nelle prime posizioni”. Impossibile essere sereni dopo mesi di incertezza, travolti da una tempesta burocratica intricata e di difficile gestione. “Se ora non è possibile una casa mi basta una mano per un lavoro, per poter mantenere dignitosamente la mia famiglia”. La casa di Tivoli Terme era già stata occupata da Roberto alcuni anni fa. Una casa vuota da tempo. E che da domani rischia di restarci di nuovo, mettendo per strada un papà, una mamma e una bimba.

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