Roma / Il regista Paolo Cochi racconta il delitto di Via Poma

In Terza pagina da Alessandra Paparelli Commenti

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Con grande piacere inauguriamo una serie di articoli e interventi di Paolo Cochi, regista e documentarista, che sarà protagonista nella nostra sezione Terza Pagina, la nostra rubrica culturale. Rubrica che in questo caso alla cultura andrà a “mescolare” il racconto dei casi di cronaca nera degli scorsi anni. Cochi ha seguito per anni alcuni noti e importanti casi irrisolti, i cosiddetti “cold case”, delitti che hanno fatto e fanno giurisprudenza, diventando allo stesso tempo casi mediatici. “Via Poma – Oltre la Cassazione” è il documentario con la sua regia più approfondito e completo sul caso tristemente noto di Simonetta Cesaroni: al suo interno immagini mai viste dei processi e racconti inediti. Alla serata e al dibattito del 6 agosto scorso – condotto dal giornalista di Repubblica Emilio Orlando – nello spazio Cinema dell’Isola Tiberina – Paolo Cochi era presente insieme a Giovanni Lucifora, Igor Patruno, autore del libro “La ragazza con l’ombrellino rosa”, Emilio Radice, Laura Volpini. “Questo documentario – ci dice Paolo Cochi – cerca ancora una verità che ormai appare lontana, anche se non impossibile, per uno dei casi più misteriosi e dolorosi della storia recente della cronaca nera italiana”.

Ti occupi di una serie di casi irrisolti, molto noti anche mediaticamente. Partiamo oggi dall’efferato delitto di Via Poma, avvenuto a Roma il 7 agosto del 1990. Da quando hai iniziato a seguirli e come si è svolto il tuo percorso?

Seguo il caso di Via Poma fin dall’origine: al tempo eravamo coetanei e abitanti in quartieri limitrofi. E’ uno dei casi più lunghi e controversi della cronaca nera recente della storia del nostro Paese. Recentemente ho avuto modo di leggere gran parte della documentazione processuale e mi sono reso conto che, con molta probabilità, l’assassino di Simonetta Cesaroni è in quelle carte. Quindi sarebbe ancora tecnicamente possibile trovarlo.

Su Via Poma si è detto a lungo che non siano state fatte indagini curate e anche molto sia stato depistato: dunque secondo te l’assassino di Simonetta Cesaroni potrebbe essere ancora vivo?

Non posso dire se sia vivo o morto, ma posso dire che sarebbe con buona probabilità identificabile. Sono certo che quel “nome” sia nelle carte processuali. Ho intenzione di tornare su Via Poma e approfondire maggiormente tutti i dati tecnico-scientifici. Il documentario è già molto approfondito ed ha una durata di un’ora e venti minuti, tanto per essere un documentario: ci sono ancora tantissimi elementi da sviscerare e nuovi da cercare.

Alcuni anni prima del delitto di Simonetta Cesaroni un’altra donna venne trovata morta soffocata con un cuscino: accadde nella scala di fronte, sempre nello stesso stabile. E’ una coincidenza o ci possono essere correlazioni?

La morte della signora risale al 1984 ed ha una matrice ed un autore certamente diverso. Non è correlabile a quello della Cesaroni.

Simonetta, possiamo dirlo, è il primo caso di femminicidio mediatico…

Da Cinecittà arriva nell’elegante quartiere Prati e non farà più ritorno a casa, era il suo ultimo pomeriggio di lavoro. L’assassino la uccide con 29 colpi cosiddetti di “arma bianca”, probabilmente un tagliacarte. Innumerevoli sono stati gli accertamenti e le indagini durate 27 anni, prove scientifiche senza certezza e ben tre gradi di giudizio, con decine di testimoni ma che non hanno portato all’individuazione di alcun colpevole, ma solo numerose ipotesi e tanti sospett. Il colpevole ha avuto il volto prima di Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile recentemente scomparso, di Federico Valle, di Raniero Busco, il fidanzato. Ma mai nessuna condanna.

Quali sono i casi di cui ti occupi da anni? Che legame hanno tra loro?

L’ultima serie di documentari sui più intricati cold case italiani è attualmente in programmazione all’Isola del Cinema di Roma. Dopo “Via Poma” vedremo il caso Pasolini, i delitti del Mostro di Firenze ed il caso Narducci, per concludere con la morte di Meredith Kercher. Tutti questi casi hanno un comune denominatore, quello delle contraddizioni giudiziarie, non sempre vicine alla realtà oggettiva dei fatti, ossia a una verità storica diversa.

Hai parlato del Mostro di Firenze, sul quale hai scritto un libro. Cosa hai voluto evidenziare nel tuo lavoro?

Il libro “Mostro di Firenze – Al di là di ogni ragionevole dubbio” è un testo che trae spunto dai documenti originali e che non supporta alcune delle molteplici tesi, ma evidenzia il fatto che quelle sentenze rimangono e rimarranno molto discutibili. Oggettivamente le cose andarono in modo diverso, nessuna prova assoluta fu neanche lontanamente raggiunta sulla colpevolezza dei famosi “compagni di merende”. Questo lo dimostriamo scientificamente e oggettivamente nel libro e nel documentario stesso.

Le date delle presentazione dei prossimi documentari?

I prossimi appuntamenti Doc Crime all’Isola del Cinema di Roma saranno il 30 agosto alle 20 e 30 con il Caso Narducci, mentre il 4 e il 5 settembre sono in programma “Mostro di Firenze – Al di là di ogni ragionevole dubbio” e “L’ultima notte di Pasolini”. Infine, dopo l’estate, i documentari andranno in onda in televisione, su Cafè Tv 24, per Diritto di Cronaca.

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