15 mila giubbotti di pelle di procione sequestrati a Civitavecchia: provenienti dalla Cina, erano pronti per Prato e Roma

In Cronaca & Attualità da Yari Riccardi Commenti

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Maxi sequestro al Porto di Civitavecchia. Sono 15.000 i giubbotti confezionati utilizzando pelli di procione importati illegalmente dalla Cina, e bloccati dal Corpo forestale dello Stato e dall'Ufficio delle Dogane che, una volta immessi sul mercato avrebbero fruttato cifre sino 800.000 euro.
L'intervento, denominato "Operazione Rascal", rientra nell'accordo di collaborazione – già in essere – fra Agenzia delle Dogane e Corpo Forestale dello Stato, ed è stato condotto dalla Sezione Investigativa Cites di Roma e dal Nucleo Operativo Cites di Fiumicino del Corpo forestale dello Stato, in  collaborazione con l'Area Verifiche e Controlli Antifrode della Direzione Regionale per il Lazio e l'Umbria e l'Ufficio delle Dogane di Civitavecchia.
I capi d'abbigliamento sequestrati – trovati nella vasta area del molo destinata agli arrivi e allo stoccaggio dei container provenienti da altri paesi – erano in un container della nave "Malaga", proveniente dal porto di Shanghai.
La meta finale dei giubbotti era Prato e Roma.
La prassi dei contrabbandieri – lo insegnano casi analoghi – vuole che, in questi casi, i prodotti, prima di essere immessi sul mercato, siano rietichettati con il marchio "made in Italy" in violazione della legge 350/2003 e successive modifiche a protezione della produzione nazionale.
Nel caso in questione, i giubbotti erano dichiarati per un valore di cessione molto inferiore ai valori commerciali normalmente praticati, il che ha attivato gli uffici doganali per ulteriori approfondimenti finalizzati a verificare le false dichiarazioni del valore o la provenienza illecita delle pelli.
Sui capi sequestrati saranno effettuate analisi mirate ad accertare se gli stessi siano stati trattati con sostanze potenzialmente nocive per la salute o comunque non autorizzate dalle norme sanitarie comunitarie.
Come accaduto già in passato in analoghe operazioni condotte dalla Forestale e dalla Dogana, i giubbotti non erano accompagnati dalla necessaria documentazione di origine che ne comprovi la provenienza legale. Il personale della Forestale, in questi casi, è chiamato a verificare che le parti di pelli non provengano da allevamenti illegali e da catture mediante trappole o altri mezzi che causano sofferenza agli animali, come stabilito dalla recente legislazione europea. La sanzione prevista dalla legge per il commercio del  Procione – Procyon lotor – è l'arresto fino ad un anno e l'ammenda da 10 a 100 mila euro.
Il procione è massicciamente utilizzato in Oriente per la sua pregiata pelliccia.
Un fenomeno, quello del traffico di esemplari di specie protette destinati all'industria mondiale della moda, che fa registrare, ormai da qualche tempo, una netta crescita. A questa crescita, il Corpo Forestale oppone un forte aumento della vigilanza.

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