Nessun Dorma Guidonia Rock Fest, il 12 giugno si inizia con il Muro del Canto

In In Evidenza, Primo Piano, Spettacolo da Yari Riccardi

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Un soffio. Un vento. Una tempesta. Quella che trascina via la polvere, e che lascia la terra migliore. La brezza leggera, che senti appena, ma che annuncia cambiamenti. Il vento forte, che stravolge. C’è tutto questo nella musica del Muro del Canto, gruppo romano che venerdì 12 giugno salirà sul palco del Nessun Dorma Guidonia Rock Fest. C’è la Capitale e ci sono le periferie, c’è l’impegno e la guasconeria dei romani. C’è la capacità di essere diretti, perché dentro la realtà: “E quel dolore atroce, chi lo porterà? Lo porterà la gente sulle spalle, A monito del tempo che verrà, E se ritornerà la bestia umana, La gente tutta unita la combatterà”, questo è un pezzo del brano ‘Figli Come Noi’, sulle violenze dello Stato contro i propri figli appunto, presentato ad aprile al Festival del Giornalismo, pezzo che ha poi dato corpo alla campagna #soffiamoviagliabusi. Niente politica, “solo volontà di stare dentro la realtà che viviamo tutti i giorni”. E’ il frontman del Muro, Daniele Coccia, a raccontare una storia che è anche “una voce senza tempo, una voce di popolo, è l’inno alla terra, è il disincanto e la serenata. E’ un canto accorato di lavoro, è la ninna nanna antica. Il Muro del Canto è un progetto musicale che commuove, risveglia e infuoca gli animi, che fa piangere, sorridere e danzare”.

 Come e quando nasce la vostra band?

Stavo facendo un mio disco, che non è poi uscito e non so se uscirà mai: l’ultimo pezzo di quel disco è una ballata, che è uscita fuori in romano. In un disco di musica elettronica non c’’entrava niente col resto, non riuscivo ad arrangiarla. Così ho chiesto aiuto ad alcuni amici, ai quali la canzone era piaciuta molto: da quella ne sono arrivate altre 4, e così è nato il gruppo, il nome e il logo. Abbiamo subito fatto un primo concerto e dal 2010 suoniamo, sempre con la stessa formazione: io, Alessandro Pieravanti (batteria, percussioni e voce narrante), Ludovico Lamarra (basso), Eric Caldironi (chitarra acustica e pianoforte), Giancarlo Barbati (chitarra elettrica e cori), Alessandro Marinelli (fisarmonica).

 Perché avete scelto questo nome?

A parte le assonanze con il Muro del Pianto? Il nostro è corale, richiama il concetto di popolarità e si lega perfettamente al nostro modo di metterci sul palco, tutti in fila: ci piace l’idea della creazione di un muro, insieme alla gente, non un muro che divide, ma che unisce.

In che momento vi siete resi conto che il Muro avrebbe funzionato?

Non riesco a trovarne solo uno: diciamo che fin dalla partenza ci siamo accorti che molta gente ci chiedeva di fare altre canzoni, e questo poi ci ha portato ad avere un buon seguito, già dai primi concerti. Ora dobbiamo continuare a fare scelte intelligenti.

Le vostre canzoni raccontano spesso storie particolarmente legate all’attualità e alla realtà quotidiana…

Il nostro ‘impegno’, se così si può chiamare, nasce con la canzone ‘Il Lago che Combatte’, che abbiamo realizzato insieme agli Assalti Frontali: è la colonna sonora della lotta di diversi quartieri di Roma –  Prenestino, Labicano, Casal Bertone e tanti altri. in una delle zone più popolose d’Europa – per mantenere in vita un lago, quello dell’ex Snia, uscito fuori durante i lavori per la costruzione di un centro commerciale, praticamente dentro Roma. Una nuova falda acquifera, in un posto vicino la Stazione Termini, che si è scoperto avere peculiarità naturalistiche importanti: noi abbiamo lottato con le persone, e vinto, visto che i lavori del centro si sono fermati e i soldi per la riqualificazione della zona sono stati stanziati. Abbiamo solo scritto una canzone: tra l’altro siamo fan degli Assalti, e molti dei nostri musicisti collaborano anche con loro.

Più delicato invece l’argomento di ‘Figli Come Noi’…

Esistono temi di fronte ai quali prendere una posizione diventa una necessità, un’urgenza, un dovere morale. Questo è il caso degli abusi compiuti dalle forze dell’ordine in Italia, di cui le ultime inchieste giornalistiche e le tante, troppe vicende balzate agli onori della cronaca, descrivono un autentico allarme, oltre che una vergogna per un paese civile. Un fenomeno controverso anche per la tipologia di discussione politica che suscita, per gli interessi di parte chiamati in causa, spesso puramente corporativi e che però dimenticano chi, invece, dovrebbe essere l’unico soggetto al centro dell’attenzione della comunità: le famiglie delle vittime. ‘Figli come noi’ racconta appunto questo, tutti i casi nei quali la Polizia è stata considerata colpevole e condannata: l’abbiamo realizzata con la Onlus ACAD (Associazione Contro gli Abusi in Divisa), che difende e sostiene i parenti delle vittime, tentando di sensibilizzare sul tema, come in occasione della campagna @soffiamoviagliabusi. Ci hanno aiutato volti noti della musica, del cinema, della tv e del giornalismo, e l’abbiamo presentata al Festival del Giornalismo di Perugia, e, a Roma, con un concerto al CortoCircuito, con gli incassi devoluti tutti ad ACAD.

Arrivate al Nessun Dorma e ritornate a Guidonia nel vostro momento migliore?

Il momento migliore è sempre il presente, ed è importante non avere fasi discendenti. Non parlerei proprio di ritorno a Guidonia, ci suoniamo spesso: io sono di qui, e gli amici sono sempre quelli, se si organizza è difficile dire no. Ci capita di suonare fuori, ma tutta la gente che c’è qui è difficile trovarla. E’ come suonare a Roma, senza essere a Roma. E poi casa è sempre casa, anche se è un posto ricco di contraddizioni e problematiche come questa città.

Quale è il complimento migliore che vi hanno fatto?

A me piace molto quando mi dicono che “il cd vostro se l’è fregato mi padre, sta in fissa”, oppure quando ci dicono che lo ascoltano i bambini: vuol dire che la strada è giusta, che il linguaggio che usiamo è universale. E poi che non siamo solo Roma: ‘funzioniamo’ anche a Bologna, o a Torino. Riuscire ad andare oltre i limiti generazionali e territoriali è fondamentale.

E invece una critica particolarmente feroce?

Mi dispiace quando ascolto critiche non costruttive, tipo prese in giro, facce schifate, orecchie tappate. Famme una critica, ma fammela come si deve no?! Solo che spesso non te lo dicono in faccia. Mi dà fastidio quando mi capita di leggere cose tipo “non vorremmo che questo si trasformasse in un gruppo che fa politica”: non facciamo mai politica, anzi, al nostro interno siamo molto scollegati sotto questo punto di vista. Facciamo testi sociali: se non affronti in questo momento storico certi temi, vieni meno ad un dovere. La nostra idea di musica ci impone di stare dentro la realtà: è un giudizio, il nostro, su quello che ci sta intorno. Per noi è impossibile fare altrimenti.

La musica oggi riesce a essere dentro la realtà?

Spesso la musica racconta dei problemi, quelli di oggi come quelli di ieri: accadeva negli anni 60, negli anni 70, quando i cantautori parlavano della società contemporanea. Oggi spesso non lo fa neanche la musica indipendente, oppure lo fa in maniera complessa e artificiosa. Vedo testi che vogliono essere per forza intelligenti e sofisticati: ma la realtà italiana parla dell’esatto contrario. C’è chi invece all’interno della realtà ci sta stare, e riesce a rappresentarla con attenzione e passione: penso al Teatro degli Orrori, con il disco A Sangue Freddo.

Ma che vuol dire musica indipendente?

Vuol dire esserlo realmente, vuol dire non avere obblighi verso nessuno. Se facciamo una serata  dove scegliamo di non guadagnare niente, non dobbiamo dare soldi a nessuno. Per noi è anche questione di scelte: penso a Figli Come Noi. Nessuna major ci avrebbe permesso di realizzare un brano di questo tipo, anche perché poi il loro obiettivo è quello di portarti a Sanremo. E credo che in Italia dovranno passare altri 100 anni prima che una canzone come quella salga sul palco dell’Ariston.

Cosa ti aspetti dal Nessun Dorma?

Spero di trovare tanta gente, non solo la nostra. Anzi, penso proprio a quelli che verranno al Festival per gli altri: per esempio Il Pan del Diavolo, che è parecchio che non fa concerti, ed è atteso da molti. E poi parliamo di gruppi davvero indipendenti: penso ai Kutso e alla gavetta che hanno fatto, e a come hanno affrontato Sanremo, sfrontati e sicuri. Penso a Marta sui Tubi, che hanno abbandonato la Sicilia per fare i musicisti, e ci sono riusciti con tanto lavoro: sono contento perché saremo tanti gruppi usciti dalla Provincia, da centri piccoli e non da metropoli, che sanno suonare nei grandi centri ma che sanno tornare anche da dove sono venuti.

 E per Guidonia che manifestazione sarà?

Sarà una bella occasione per far arrivare tanta gente di fuori qui in pineta, poi è chiaro che qualcuno vedrà il Nessun Dorma come una cosa inutile. E’ bene invece che in un territorio così vasto si riesca a fare un Festival di questo genere, nel Lazio non c’è una vetrina così, e va a coinvolgere tanti ragazzi appassionati di questo genere di musica, e ce ne sono molti, ne ho la conferma ogni giorno e l’ho avuta lo scorso anno al Pecora Nera Festival, sempre a Guidonia. Rivive la pineta: e questo alla città fa solo bene.

 I vostri prossimi progetti?

Ad aprile e maggio abbiamo avuto molti appuntamenti importanti: penso al Primo Maggio a Taranto, insieme alle Bestie Rare di Elio Germano, o al Busker Festival for Emergency ai Fori Imperiali. Dopo il Nessun Dorma, saremo a Bologna il 30 giugno, e a Milano il 6 agosto, poi faremo due grandi eventi estivi a Roma e una bellissima data anche all’estero, a luglio nei Paesi Baschi, e poi in giro per moltissime piazze italiane. E poi stiamo preparando il nostro terzo disco: tra l’autunno e il nuovo anno dovrebbe essere pronto.

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