Guidonia, il Parco della Non Violenza e la storia di un ‘reintitolazione’ che non c’è

In In Evidenza, Politica, Primo Piano da Yari Riccardi

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Quei pannelli che erano nel Parco Caduti di Nassiriya erano un embrione, un esperimento museale per raccontare la Non Violenza Attiva. Iniziativa vissuta all’interno di quel grande successo che è stato il Nessun Dorma, il “Parco della Non Violenza”, anche detto “Il Giardino dei Giusti” è capitato nei pressi dei monumento ai caduti della terribile strage irachena per pura casualità. Lo stand 17 era quello, e si sarebbe chiamato così anche nei pressi del Pub, a fianco del palco, vicino la pizzeria. “Ma la vicinanza con quel monumento – spiega Andrea Galasso, presidente dell’Associazione Atlantide, curatrice dell’iniziativa, invitata a esporre quei pannelli dall’Assessorato alla Cultura organizzatore del festival rock – è stata coincidenza molto gradita perché sottolinea la costruzione, appunto, di un futuro migliore e senza violenza”. Di fatto un esperimento, che “può dare una fama importante e diversa – prosegue Galasso – alla nostra città, quella in cui abbiamo scelto di vivere e operare e che amiamo. Qualsiasi lotta non può prescindere dalla costruzione è questo uno dei maggiori insegnamenti della Nonviolenza ed è lo stesso per cui vogliamo che Guidonia sia ricordata. L’idea che i ragazzi della nostra città possano confrontarsi con figure di caratura mondiale che potrebbero confluire ed essere ospiti del Parco è una delle speranze maggiori”. Era questo, né più né meno. A poco meno di 24 ore dalla fine del Festival non si parla del successo dell’iniziativa organizzata dall’Assessorato alla Cultura, ma appunto del Parco della Non Violenza, o del Giardino dei Giusti, e di presunte nuove denominazioni da dare alla pinetina.
Il Comune ‘attacca’ una iniziativa del Comune. Tutto parte con un comunicato stampa di Palazzo Matteotti. “Voglio capire in via preventiva, per non trovarmi di fronte a situazioni ambigue, se lo spazio di Guidonia centro intitolato nel 2010 ai martiri di Nassiriya, i nostri carabinieri uccisi in missione di pace e morti a difesa dello Stato, rischia seriamente di cambiare nome. Non ho niente – spiega Alessandro Messa, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale – contro la non violenza, una condizione umana e civile ovviamente condivisibile, ma denominare anche in via provvisoria quella piazza Parco della non violenza con riferimenti addirittura ad una inaugurazione che sarebbe avvenuta durante la tre giorni del rock festival mi riempie di indignazione. Giù le mani dal ricordo dei carabinieri morti nell’attentato terroristico più grave che l’Italia abbia conosciuto nella storia repubblicana, erano loro e le loro famiglie semmai a dover essere ricordati, non presunte icone del pacifismo sinistrorso, bocciato dalla storia e dalle urne, con tutto il rispetto per Jonh Lennon e Martin Luther King”. Il dubbio di Messa sta tutto qui. “Non vorrei che dietro questa iniziativa vi fosse veramente l’intenzione di qualcuno di cambiare nome a quello spazio, nell’affermazione di proprie posizioni ideologiche che ovviamente non coincidono con le mie, con la parte politica che rappresento, con la maggioranza al governo di questa città. So, per averlo appreso dai giornali, che nella trovata della reintitolazione a termine di piazza Nassirya ci sono associazioni che da anni si battono in nome non della pace ma del pacifismo di stampo politico, in via preventiva dico quindi loro: giù le mani dai caduti di Nassiriya”. Fatto del quale addirittura si sta occupando il sindaco Rubeis, il cui nome era ben visibile sui manifesti del festival: a lui l’onere di accertare se si sia trattato di un affronto alla memoria dei militari. “L’intitolazione di quell’area ai nostri carabinieri è stato uno dei primo atti della mia amministrazione nel 2010 – commenta il sindaco – anche solo averne sospeso il ricordo per qualche ora è fatto quantomeno di cattivo gusto”.
La replica di Atlantide. Abbiamo interpellato direttamente l’associazione Atlantide, per capire effettivamente lo stato delle cose. “Il Parco dei Caduti di Nassiriya è una risorsa per la memoria storica e sociale di questa città e chiunque pensi o ipotizzi il contrario uccide i nostri carabinieri due volte. Chiunque utilizzi la loro morte per strumentalizzazioni varie li uccide tre volte. La città non ha bisogno di polemiche ma di messaggi diversi, per questo invitiamo chiunque non abbia capito a contattarci e anzi, a sostenerci”. “Parco della Non Violenza” è il nome dato all’iniziativa dall’associazione, “con la quale volevamo provare a creare un esperimento museale dedicato interamente alla Nonviolenza Attiva, in concomitanza con il Nessun Dorma Guidonia Rock Fest. Solo per puro caso, è stata assegnata alla nostra iniziativa lo stand numero 17, un’area delineata e ben distinta dal monumento dedicato ai caduti di Nassiriya. Essere stati ospiti vicino ad un monumento dal forte valore simbolico ci ha semplicemente onorato. In quei morti incisi sulla pietra c’è una continuità con chi come noi cerca di costruire un futuro migliore”. Ma davvero Atlantide vuole cambiare il nome al Parco dedicato ai morti di Nassirya? Il fermento sui social è stato subito forte. “Abbiamo letto di qualche allarmismo – prosegue Galasso – su un possibile cambio di nome al nostro parco: ovviamente, non abbiamo mai richiesto nulla di tutto ciò. Il Parco della Nonviolenza è un progetto che sta nascendo in questi giorni nella nostra testa e che speriamo possa avere una sua collocazione nel nostro territorio ma non sappiamo ancora né come né dove. La speranza è forte, ovviamente, anche perché arricchirebbe e darebbe lustro al nostro territorio con la prima iniziativa mondiale del genere”. Il tutto nell’ottica della Non Violenza e non del Pacifismo, ancor più se di stampo politico. “C’è una differenza enorme tra i due termini, la stessa che proviamo a spiegare anche con l’idea del Parco. Dal momento che nessuno fino ad ora ci ha contattato per una spiegazione siamo ben disposti a farlo, magari insieme si comprendono cose nuove”.
Il Comune ‘risponde’ al Comune. L’iniziativa, si diceva poco sopra, del Nessun Dorma è stata voluta dall’Amministrazione Comunale e organizzata dall’Assessorato alla Cultura. “Sconfesso in modo categorico quanto divulgato dall’ufficio stampa del Sindaco. Nei giorni del Nessun Dorma Guidonia Rock Festival – spiega il vicesindaco e Assessore alla Cultura Andrea Di Palma – non c’è stata alcuna inaugurazione nel parco dedicato ai caduti di Nassiriya di un’area dedicata alla non violenza. Non era previsto nel programma della manifestazione e, ribadisco, non è avvenuta. Anzi, il Sindaco Rubeis era a conoscenza dell’evento, è venuto a farci visita essendone il Comune stesso l’organizzatore. Circa il riportato virgolettato del Sindaco nel comunicato, voglio sottolineare che dove alcuni usano abusivamente le virgolette, il Sindaco dovrebbe mettere un punto. Ho potuto parlarci e ancora una volta mi ha detto: lascia stare Andrea, ed io lascio stare”. Lo spazio resta e resterà dedicato alla memoria dei militari morti in Iraq, “come ha giustamente sottolineato il sindaco. Ma questo non è mai stato in discussione”. Di Palma risponde anche a Messa, e “alle sue strumentali e parziali affermazioni. A lui ricordo un paio di questioni fondamentali: il il nostro Paese nel corso degli anni Settanta fu colpito da diversi episodi terroristici, quali ad esempio, la strage di piazza Fontana e la strage alla stazione di Bologna, per cui lo invito a leggersi qualche volume presente nella ricchissima bibliografia sull’argomento. In secondo luogo, all’interno della bellissima cornice del Nessun Dorma Guidonia Rock Festival abbiamo esposto le gigantografie di alcuni emblemi universali della non violenza, tra i quali il Premio Nobel per la Pace Nelson Mandela, le candidate al Premio Nobel per la Pace le Abuelas de Plaza de Mayo che hanno visto i loro figli, i mariti e i nipoti uccisi o desaparecidos per mano della violenza fascista della giunta militare argentina, oppure il cantautore Victor Jara, anche lui vittima nel 1973 della violenza fascista cilena. Credo che non si tratti di mero pacifismo radical chic, ma di un’occasione per far conoscere ai tanti giovani che ci sono venuti a trovare nei giorni del Festival l’importanza del dialogo contrapposto ad ogni tipo di estremismo e fanatismo, sia esso di estrema sinistra che di estrema destra, che sfocia in logiche violente”.

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