Guidonia. “Referendum o non referendum, questo è il problema”. Rubeis ribadisce l’inammissibilità della raccolta firme sul senso unico: si riaccende il “fuoco” su via Roma

In Cronaca & Attualità, Politica, Primo Piano da Yari Riccardi Commenti

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Via Roma e il suo senso unico tornano in primo piano nell’agenda politica, e diventano terreno di scontro tra le varie parti politiche coinvolte. Nello specifico il sindaco Rubeis, il consigliere comunale Emanuele Di Silvio e parte dell’opposizione. Andiamo con ordine, e ripercorriamo il tragitto di questi giorni ricchi di polemiche e comunicati. Un tragitto a doppio senso, per tentare di venire a capo di questa complessa matassa che è venuta a crearsi.

Referendum inammissibili: lo dice lo Statuto. Il primo cittadino conferma che i referendum per il ripristino della viabilità a doppio senso su viale Roma nel centro cittadino e in via Garibaldi a Villanova non produrranno effetti, in quanto “inammissibili e per questo non potranno essere indetti. Lo stabilisce lo statuto comunale che così recita: <<Il quesito deve essere formulato in modo chiaro e univoco e supportato da 3mila firme, e relativo al compimento di atti di competenza del consiglio comunale>>”. Materie rigidamente fissate dall’articolo 42 del decreto legislativo 267/2000: statuti dell’ente e delle aziende speciali, programmi, relazioni previsionali e programmatiche, piani finanziari, acquisti e alienazioni immobiliari, spese che impegnino i bilanci per gli esercizi successivi, definizione degli indirizzi per la nomina e la designazioni dei rappresentanti del comune presso enti. Quindi non la viabilità, per questo “i referendum proposti dall’Italia dei Valori, dall’Api e dall’Udc non potranno che avere valore di consultazione informale tra i cittadini. Il decreto, base sulla quale poggia l’essenza degli enti locali, nell’articolo 8 prevedere forme di consultazione popolare e procedure per l’ammissione di istanze, petizioni e proposte di cittadini singoli o associati che devono avere l’obiettivo di “promuovere interventi per la migliore tutela di interessi collettivi – riportiamo testualmente il documento – e devono essere, altresì, determinate le garanzie per il loro tempestivo esame. Possono essere, altresì, previsti referendum anche su richiesta di un adeguato numero di cittadini”. Viene poi specificato che “le consultazioni e i referendum di cui al presente articolo devono riguardare materie di esclusiva competenza locale”. Nel decreto non si parla di viabilità, e – ma questa è una nostra interpretazione – non crediamo che il legislatore intendesse coinvolgere (su qualsiasi tema) i cittadini in referendum abrogativi. Più verosimilmente intende “chiamare” le persone a referendum consultivi riguardanti scelte future ed importanti che avvengono spesso contro la volontà e gli interessi dei cittadini stessi. Tralasciando la filosofia, e ritornando alla cronaca, Rubeis ha apprezzato l’intraprendenza del capogruppo IDV Emanuele Di Silvio primo a fare propria “una battaglia di natura esclusivamente politica e ad  avviare la raccolta delle firme per il ripristino della vecchia viabilità su viale Roma. Credo che egli sapesse da principio che tale iniziativa sarebbe stata infruttuosa. La viabilità non è materia del consiglio comunale, dunque non rientra tra quelle soggette a referendum. Il primo cittadini lascia comunque spazio a migliorie per il senso unico, come una inversione del senso di marcia e un ripristino del doppio senso nel tratto fino a via dei Consoli in direzione via Tiburtina. Ma sul punto resta lapidario: l’anello viario istituito su via Roma e via Bordin non si tocca.Auspico che le forze politiche presenti in consiglio comunale capiscano che le scelte operate da questa amministrazione nel centro della città sono le stesse adottate dalle amministrazioni, indipendentemente dal colore politico, di tutte le grandi città del Lazio e del’Italia. Una realtà importante come Guidonia non può non valorizzare il proprio centro con scelte di viabilità a garanzia del decoro e con aree di sosta a pagamento riservate agli avventori delle attività commerciali. Sono valutazioni, quest’ultime, fatte da centinaia di amministrazioni di tutto il Paese”. Questo è il pensiero del capo dell’amministrazione comunale: come in tutte le cose, c’è chi è a favore e chi è contro. Il sindaco è evidentemente a favore del senso unico.

“La raccolta firme va per il <<senso>> giusto”. Chiamato più volte in causa, arriva la risposta di Emanuele Di Silvio, che, dopo aver specificato le la raccolta firme per il referendum procede in maniera spedita, sottolinea come “quanto affermato dal Sindaco riguardo la legittimità del referendum, mi fa pensare che si provi a disconoscere il ruolo politico del Consiglio Comunale e dei suoi Consiglieri”. Il consigliere prova a dare delucidazioni tecniche sull’iter che è avvenuto in commissione Lavori Pubblici, dove è stato dato l’indirizzo politico di modificare la viabilità di Guidonia centro. “Proprio in virtù di questo non vedo come il Consiglio Comunale, espressione democratica dell’intera Città, non possa dare indirizzo politico di ripristinare la viabilità come in precedenza”. Quasi come un sillogismo di Aristotele “dire che il referendum consultivo comunale è inammissibile, vorrebbe dire allo stesso modo invalidare l’indirizzo politico della commissione lavori pubblici e quindi rendere illegittima, ovvero nulla, anche l’ordinanza del Comandante della Polizia Municipale con la quale si è autorizzato il senso unico di Guidonia Centro – precisa Di Silvio – in altre parole, se fosse come dichiarato dal Sindaco Rubeis, si dovrebbe correre a ripristinare il doppio senso di marcia di viale Roma e delle altre vie, già da domani. Tra l’altro “il referendum comunale, giunto a buon punto, è un referendum consultivo e non abrogativo, e nel formulare il quesito nel suo interno, mi sono visto bene nel fare attenzione a non richiedere l’annullamento dell’ordinanza del senso unico, ma il ripristino di alcune delle vie modificate dalla stessa”. Di Silvio chiude citano lo Statuto del Comune, articolo 14, che regolamenta la presenza di una “commissione di garanzia per i referendum alla quale sono demandate le competenze relative al giudizio di ammissibilità. La commissione è composta dal Segretario Generale, dal Difensore Civico e da un Magistrato designato dal Pretore Dirigente la Pretura di Roma, Sezione distaccata di Tivoli e presieduta dal Magistrato – nell’ultimo comma – I referendum sono indetti dal Sindaco”. A Di Silvio non risulta la convocazione di questa commissione di garanzia del referendum. “Non capisco quindi come si faccia a dichiarare l’inammissibilità dello stesso. Non vorrei che questo fosse un modo per ostacolare una iniziativa popolare che conterà oltre 3000 firme di cittadini residenti nel Comune di Guidonia Montecelio”. Se la spiegazione del consigliere IDV è valida, lo dirà soltanto il futuro. O meglio, lo dirà solo una effettiva e concreta consultazione popolare.

 

“Rubeis delira”. Anche il Partito Democratico entra nel dibattito intorno al senso unico, fornendo più o meno le stesse informazioni date da Di Silvio. “Ci chiediamo se il sindaco si renda conto che sulla questione dei referendum popolari, normati dallo statuto del Comune, il suo compito sia solo quello di “indirli” una volta raccolte 3000 firme in 90 giorni (ne sono state raccolte quasi 2000 e manca ancora un mese per la consegna), e non quello di decidere sulla loro ammissibilità. E’ l’ennesimo “delirio di onnipotenza di un sindaco che ancora una volta dimostra di non ascoltare le voci dei suoi cittadini che legittimamente decidono di usare gli strumenti di democrazia diretta a loro disposizione. Il PD continua ad appoggiare la lodevole iniziativa promossa dal capogruppo IDV, Emanuele di Silvio, e sposata dalle altre forze di opposizione, UDC e API”. Il capogruppo Domenico De Vincenzi rincara la dose: “il sindaco deve imparare a rispettare le più semplici regole della democrazia e della politica che si fondano sul consenso popolare e sul rispetto delle regole”, e Rita Salomone definisce il fatto “gravissimo: il sindaco non può arrogarsi competenze che non gli spettano, e soprattutto non può essere sordo al grido di allarme e alla richieste di aiuto dei suoi cittadini”. Il senso unico, come anticipato, ritorna ad essere terreno di scontro politico. Probabilmente lo è sempre stato, se pensiamo che fino a pochi mesi fa, era un provvedimento che non piaceva neanche a parte della maggioranza. Perlomeno adesso siamo nell’ordine naturale delle cose. L’opposizione attacca, la maggioranza risponde.

 

“L’opposizione inganna i cittadini”. A rispondere è Rubeis, chiamato direttamente in causa dal PD. “In uno stato democratico che si spera includa ancora la città di Guidonia Montecelio,  un sindaco può considerarsi libero di esprimere una opinione su un’iniziativa così importante come i Referendum istituzionali senza essere accusato di soffrire di un delirio di onnipotenza?”. Non sono i partiti a dover dare a un sindaco, prosegue Rubeis, il permesso di parlare. “Nel mentre costoro si stracciano le vesti sulla questione del senso unico e per la sua eliminazione, i partiti di cui fanno parte la smettessero di ingannare i cittadini e rispondessero a una semplice domanda: è materia consiliare secondo il Testo Unico degli Enti Locali l’introduzione dei sensi unici nelle strade comunali?”. L’ultima parte è dedicata ai sostenitori dell’ultima ora del referendum (il PD). “Perché fino a ieri non ne avevano sposato la causa al contrario dell’Idv, dell’Udc e dell’Api, e ora si agitano in maniera così scomposta? La loro è forse un’altra iniziativa strumentale che nulla ha a che vedere con l’interesse generale della città? Qualcuno un tempo disse: solo chiacchiere e distintivo”. Citazione cinematografica illustre. Alla quale rispondiamo, parafrasandone una altrettanto celebre. “E’ la politica, bellezza”. Una risposta che vale per numerose domande, fatte e ancora da fare.

Se lo Statuto non è adeguato difficilmente potrà essere indetto un referendum”. Per tentare di comprendere meglio l’intera storia, abbiamo chiesto un parere all’assessore Andrea Di Palma. Un parere meramente tecnico e amministrativo che poggia su una base chiara. “Credo che se lo Statuto non è adeguato difficilmente potrà essere indetto un referendum. Dall’altra parte resta intesa la valenza impositiva della legge stessa, visto che si sta demandando ad uno statuto la regolamentazione di una disposizione Legislativa”. I fattori stabiliti dal legislatore sono quelli basilari e senza dubbio importanti, come “la materia di cui può occuparsi un referendum, firme necessarie, soggetto che dichiara l’ammissibilità o meno di un quesito e tutti gli altri. Detto questo, è evidente che la prima battaglia che chi intende promuovere un referendum dovrebbe fare andrebbe portata avanti nelle Commissioni ed in Consiglio Comunale dove Di Silvio o chi per lui dovrebbe pretendere ed ottenere la modifica dello Statuto e del Regolamento”. Resta intenso che ul referendum popolare non può certamente avere la forza di abrogare un atto già esecutivo – determinazione o ordinanza – ma resta limitato a delibere di giunta o di consiglio. “Anche in questo caso tuttavia limitatamente a scelte “politiche” e di opportunità, il quesito referendario dovrebbe essere diretto verso atti a contenuto generale e di organi politici, dovendosi dare una lettura del referendum abrogativo coerente con la disposizione della legge dello statuto”.

E quindi? A questo punto, è lecito attendersi altre puntate di questa storia. L’istituzione della commissione di garanzia potrebbe essere una soluzione, anche per mettere un eventuale punto in una storia che va avanti da agosto 2011, e che non ha avuto vincitori né vinti. Portare avanti “campagne” che rischiano di svanire come bolle di sapone rischia solo di dare false speranze a chi vede nel senso unico un problema. E, in tempi come questi, non è davvero il caso di illudere le persone. Si faccia chiarezza nelle sedi opportune, e poi si proceda. “Che il nostro sì sia sempre un sì, e il nostro no sia sempre un no”: niente scarico di responsabilità, non più. Ne va del rispetto almeno per le 2000 persone che hanno firmato. E per le leggi, gli statuto e i decreti. Nominati spesso, messi in pratica non con la stessa frequenza con cui appaiono sulla bocca di chi fa politica.

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