Tivoli e il Mausoleo dei Plautii, quando la Storia si dimentica. Innocenti: “Situazione di degrado assoluto”

In Ambiente & Territorio, In Evidenza, Primo Piano da Elena Giovannini

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E’ un silenzio pesante quello che si respira a Ponte Lucano, alle porte di Tivoli, presso il Sepolcro dei Plautii, uno dei rarissimi esempi di mausolei funebri dell’epoca imperiale. E’ il silenzio profondo di mille anni e mille storie che ballano incerti, sul confine sottilissimo tra oblio e memoria.
Chi lo costruì nel I secolo d.C. pensava a un tempio del ricordo, un’eternità scolpita nel marmo. Probabilmente immaginava un futuro migliore del nostro: erbacce e rifiuti di ogni tipo circondano il monumento, a pochi metri un rudere del 600 puntellato a terra con annessa una costruzione abusiva abitata da alcuni ROM. Più in là la Tiburtina, i capannoni industriali, gli impianti di estrazione del travertino. A completare il quadro un muro di cemento alto due metri che circonda il sito, oscurandone la vista. Realizzata nel 2004 per proteggere la zona circostante dalle esondazioni del fiume Aniene, l’opera si è rivelata inutile: l’area continua ad allagarsi e l’acqua colpisce anche il monumento, portandolo via, un pezzettino per volta.
Da più di mille anni quel sepolcro è li: se avesse una voce, sarebbe profonda e misteriosa come un pozzo buio, racconterebbe di romani e barbari, di quella volta in cui proprio lì a Ponte Lucano si tenette l’incontro fra l’imperatore Federico Barbarossa e papa Adriano IV in cui i Tiburtini consegnarono all’imperatore le chiavi della città e in cambio ottennero l’utilizzo dell’aquila imperiale che ancora oggi ritroviamo sullo stemma di Tivoli. Da allora il tempo qui è stato il lento scorrere di un funerale verso la condanna di questo presente: oggi per l’organizzazione americana World Monument Fund il mausoleo dei Plautii è fra i cento monumenti del pianeta più a rischio.
“L’attuale situazione del sito è di degrado assoluto” dice Gianni Innocenti, consigliere comunale e da anni impegnato nella battaglia per la difesa del monumento.
Ci spiega come il muro di cemento fu costruito nel 2004, su progetto dell’ARDIS Lazio, con l’approvazione del comune e del Ministero dei beni Culturali: “All’epoca non ci si rese conto in comune quale fosse l’invasività del progetto. Quando iniziarono a costruirlo e si vide che diventava di un altezza notevole ci fu successivamente un consiglio comunale in cui si chiese di fermare i lavori e rivedere il progetto ma poi sono andati avanti tranquillamente, anche perché c’erano molti interessi dietro”.
Gli interessi a cui fa riferimento Innocenti sono la possibilità, con la costruzione del muro, “di rimuovere il vincolo esondazione R4 dalla zona circostante e poter così permettere la costruzione della lottizzazione NATHAN, 60.000 metri cubi, che andrebbe a trovarsi proprio a ridosso della Villa dell’imperatore Adriano nella cosiddetta ‘zona di rispetto’ del sito UNESCO”.
Nessun’altra è stata fino ad adesso l’utilità del muro che è anzi controproducente: “la zona continua ad allagarsi ad ogni piena del fiume e anche le pompe idrovore che sono state installate sopra il muro oltre ad essere antiestetiche sono anche esse completamente inutili”.
Per Innocenti gli allagamenti continui mettono a rischio anche il monumento e quindi prima di procedere a una riqualificazione del sito sarà sicuramente necessario intraprendere opere fondamentali di bonifica tra cui il dragaggio del fiume: “le esondazioni sono in parte dovute alla grande quantità di detriti che si sono accumulati nel letto del fiume, che derivano anche dal pompaggio delle acque sulfuree fatto dalle cave e dagli scarichi di travertino e altri materiali. Anche guardando il fiume si vede: l’acqua è al pelo dell’altezza delle arcate. Per quanto riguarda la demolizione del muro, il sindaco ha incontrato sul ponte tre dei più importanti esperti di idraulica dei fiumi italiani e il rappresentante dell’ARDIS. Gli esperti stanno studiando un progetto alternativo che verrà proposto all’Ardis di cui non sappiamo ancora i dettagli: si tratta principalmente di interventi per consentire al fiume di allargarsi dove si è sempre allargato tenendo conto che in alcune zone ciò non è possibile in quanto parte di l’area è occupata da capannoni industriali e abitazioni ”.
Per adesso la situazione è in sospeso. Dietro il muro di cemento il mausoleo resta silenzioso, prigioniero di una storia che non può essere raccontata. Accanto scorre il fiume, e sembra correre oltre, verso un futuro che ci piace immaginare migliore. Oltre l’indifferenza e la negligenza con cui distruggiamo ciò che non possiamo recuperare, con cui lentamente dimentichiamo. E solo troppo tardi scopriamo che questo dimenticare ci lascia tutti un po’ più poveri.

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