Guidonia. La versione della Buzzi Unicem

In Ambiente & Territorio, In Evidenza, Primo Piano da Yari Riccardi

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Nel caos che sta accompagnando questi giorni che conducono alla seduta del consiglio comunale di Guidonia in programma il 26 marzo sulle problematiche ambientali, sono state molte le voci che hanno detto la loro sul tema caldo, le ormai famose prove sperimentali condotte dalla Buzzi Unicem limitatamente ai rifiuti non pericolosi CER 16.11.06 e CER 19.08.14, oggetto della richiesta della modifica dell’AIA da parte dello stabilimento, che sarà discussa il 31 marzo in Conferenza dei Servizi. Tante voci, dicevamo: l’amministrazione comunale, l’opposizione, le associazioni, ambientalisti storici e ambientalisti dell’ultima ora, cittadini preoccupati e cittadini arrabbiati. Ne manca una di voce, quella della Buzzi. Abbiamo parlato di questo momento con il direttore dello stabilimento di Guidonia, l’Ingegnere Dorino Cornaviera. La prima notizia è che l’AIA in possesso dello stabilimento è stata rinnovata fino al 2022, come da indicazioni ministeriali contenute nella Circolare “Linee di indirizzo sulle modalità applicative della disciplina in materia di prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento alla luce delle modifiche introdotte dal D.Lgs 4 marzo 2014, n.46”: il Ministero esplicita che le scadenze di legge delle AIA in vigore alla data dell’11 aprile 2014 sono prorogate. Di fatto la loro durata è raddoppiata.

Direttore, ci fa chiarezza su queste prove sperimentali che allarmano tutti a Guidonia?
Recupero di rifiuti come materia e non come combustibile: questo è in sintesi quello che è accaduto nei giorni di ottobre e dicembre 2014. Abbiamo fatto delle prove sperimentali, prescritte da Arpa e Provincia, inserendo nel processo di produzione mattoni refrattari che rivestono l’interno del forno (che vengono sostituiti due volte l’anno) e il deposito presente sul fondo delle vasche che raccolgono le acque di prima pioggia. Di fatto è il materiale dilavato dei nostri piazzali, che, come verificato, rappresenta una miscela delle nostre stesse materie prime. Tutto è stato eseguito nel pieno rispetto delle norme vigenti, di tutti gli impegni assunti con i Protocolli d’Intesa ed in linea con i principi di uno sviluppo sostenibile.

L’AIA per lo stabilimento di Guidonia prevede il riutilizzo delle materie prime seconde?
E’ una procedura prevista dall’AIA, per queste materie che, pur non essendo pericolose, vengono classificate come rifiuti, non per la loro natura, ma per il fatto che non sono funzionali al processo primario Solo che nel nostro caso parliamo di scarti prodotti qui in fabbrica. Tutta la procedura è regolamentata nella stessa AIA: abbiamo caratterizzato questi prodotti, abbiamo avvisato l’Arpa e tutti gli enti che dovevamo avvisare secondo le norme, 15 giorni prima delle prove di recupero di queste materie. Nel momento della nostra richiesta di riutilizzare questa materia prima seconda, è stata indetta una Conferenza dei Servizi preliminare, dove erano stati invitati il comune di Guidonia, l’Arpa e la ASL: qui siamo stati autorizzati a provare questi prodotti, attraverso prassi definite. Va detto che i documenti della procedura sono stati esposti all’Albo Pretorio del Comune per 60 giorni.

In cosa consistono le analisi che avete effettuato?
Si tratta di analisi di eventuali variazioni degli standard dei gas al passaggio nel camino. Durante le prove, come prescritto dalla legge, sono state effettuate queste analisi delle emissioni da un laboratorio esterno certificato ACCREDIA. In occasione della prova effettuata ad ottobre, quella sui refrattari, era presente anche ARPA Lazio, che ha eseguito misure in contraddittorio per proprio conto. I risultati non hanno mostrato alcuna variazione rispetto agli standard previsti, e hanno confermato il pieno rispetto dei limiti.

Come si formano i fanghi che avete utilizzato?
Nello stabilimento è presente un sistema di recupero di tutte le acque di piazzale. Quando piove, nei primi 5 minuti, tutte le acque vengono confluite nelle vasche di prima pioggia: qui vengono captati eventuali oli (galleggianti) e, sul fondo, questi materiali, che analizzati, sono riconducibili alle nostre stesse materie prime, come calcare, argilla, pozzolana. Quando puliamo queste vasche, questi fanghi sono sempre stati, fino ad ora, portati in discarica: essendo un prodotto che fa parte del ciclo produttivo e che per questo può esservi reinserito, abbiamo applicato la stessa procedura adottata con i refrattari. E il 31 marzo la Provincia si pronuncerà sull’inserimento o meno di questa modifica all’AIA.

L’inserimento delle materie prime seconde nel ciclo produttivo non rischia di portare all’emissione di diossine?
Le diossine possono essere prodotte soltanto da un processo di combustione, se questo avviene a determinate temperature (troppo basse). Ma, cosa fondamentale, vi deve essere la presenza di determinati componenti nel combustibile. Non è questo il nostro caso. Non si tratta di combustibili e non vi è la presenza di quei determinati componenti.

Sarete presenti al consiglio comunale del 26 marzo?
Assolutamente no. Non vogliamo essere oggetto di possibili strumentalizzazioni politiche.

Vista la presenza dell’impianto TMB all’Inviolata, quanto è vantaggioso l’utilizzo del CSS nella produzione di un cementificio? C’è la volontà di utilizzarlo da parte della Buzzi? Visto anche il Decreto Clini che ‘caldeggia’ l’utilizzo del CSS nei cementifici…
Al momento non siamo autorizzati e non intendo entrare nel tema per non alimentare inopportune polemiche.

Come procede il ripristino delle zone da voi escavate?
Man mano che completiamo le escavazioni, lasciamo un pendio di 30 gradi circa, lo riempiamo di terreno e sopra ci seminiamo delle piante, secondo quanto prescritto dall’autorizzazione.

Come è il livello di produzione e di occupazione?
Siamo ad un livello critico. Siamo sotto il 50% della produzione e questo non può essere sostenuto per lunghi periodi. Confidiamo in una ripresa del settore e in una razionalizzazione della capacità produttiva nazionale. Guidonia rimane comunque un asset importante per il nostro gruppo.

Riprendiamo dalle voci con le quali abbiamo aperto l’intervista. Probabilmente se ne solleveranno molte altre nei prossimi giorni. Voci autorevoli e di persone comuni, voci forti e voci quasi sussurrate. Non possiamo far altro che restare in ascolto di tutte queste voci, quelle urlanti e quelle lievi, consapevoli che solo sentendo più versioni si riuscirà ad avere una visione più chiara. E’ un tema così complesso che non merita prese di posizione portate avanti solo per partito preso.

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