Monterotondo, il giorno dopo la tragedia del Marco Polo: ossessione per la dieta, delusioni d’amore e chissà cos’altro dietro il suicidio di Dominika

In Cronaca & Attualità, Primo Piano, Scuola & Università da Yari Riccardi Commenti

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Morire a 17 anni è difficile da capire, difficile da spiegare, soprattutto in questo modo. Non si placa l’ondata di dolore e commozione a Monterotondo dopo il suicidio di Dominika, studentessa dell’istituto Marco Polo della città eretina. Emergono particolari ulteriori.

 

Nella lettera scritta per giustificare il suo gesto, la ragazza parlava di una delusione d’amore, una storia tra ragazzi confermata, pare, anche dagli amici di Dominika. Nella lettera, con stilemi ormai tristemente ricorrenti, i saluti ai genitori e agli amici, che ora piangono quelle lacrime che la ragazza deve aver versato nei giorni prima della tragedia: nel suo profilo face book – oggi una cartina di tornasole per le storie dei ragazzi – si trova scritto, accanto al suo nome, Cry.

Istantanee di una vita finita troppo presto: l’abbraccio con il padre prima di entrare a scuola, il senso di colpa per la pagella – Dominika andava bene a scuola – e l’ossessione per la dieta, e quel male dentro, che attanaglia e non lascia scampo.

Spiegazioni non si trovano, restano le lacrime degli amici e dei professori. Chi ha trovato il corpo, chi ha tentato di salvarla, come Marika Ferrari, insegnante della scuola Marco Polo di Monterotondo, che racconta l’intervento “assieme a un'altra collega di Educazione fisica quando ci hanno chiamato i bidelli che l'avevano trovata. Abbiamo tentato di salvarla con il massaggio cardiaco, ma non ci siamo riusciti. È arrivata anche un'infermiera. Era una ragazza tranquilla – aggiunge – non avremmo mai immaginato una cosa del genere”. E restano, e saranno ancora più amare, le lacrime dei genitori di Dominika.

Ci sarebbe molto da dire davanti a una storia del genere. Una ragazza da tutti definita assolutamente tranquilla, buona studente, in apparenza nessun motivo per compiere gesti estremi. A volte basta recepire un segnale, un gesto, una richiesta d’aiuto, che qualcuno possa cogliere. Nel caso di Dominika, nessuno ha colto, o meglio, nessuno ha capito la gravità della situazione. E il suo fiore, appesantito da chissà quali paure, è stato strappato via. Quando era davvero troppo presto

 

 

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