In diretta dalla Cim: operai in agitazione, in attesa di un accordo azienda/comune di Marcellina

In Cronaca & Attualità, In Evidenza, Roma Est da Yari Riccardi Commenti

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Trovarsi in mezzo tra azienda e comune, ed essere consapevoli che l'unico mezzo per mantenere il posto di lavoro è la protesta, che in casi come questi può essere definita con una sola parola. Giusta. Scriviamo in diretta dalla Cim, industria di Marcellina, dove 40 operai hanno saputo che il loro posto di lavoro sta per chiudere. Il motivo? I problemi dell'industria, e la mancata – o meglio, ritardata – concessione dell'utilizzo di una cava da parte del comune. Fatto sta che per queste persone giovedì potrebbe essere l'ultimo giorno di lavoro in quanto l'azienda ha già fatto sapere che, se non potrà riutilizzare la cava in questione, sarà costretta a chiudere. Nella mattinata di martedì gli operai sono scesi al comune di Marcellina, per chiedere al sindaco l'accelerazione del tavolo di concertazione tra comune e azienda, "ma il primo cittadino ci ha invitato – spiega uno dei rappresentati sindacali – a farci una passeggiata, chiudendoci praticamente la porta in faccia". Una protesta che continuerà ad oltranza, e che  segue quella degli scorsi mesi: gli operai sono in procinto di capire se salire sul tetto della fabbrica per manifestare la loro rabbia. Si aspetta il responso dell'incontro che si sta tenendo in questi minuti tra sindaco e rappresentanti dell'azienda e dei sindacati: il risultato parla di ancora attesa: modifiche alla transazione, discussione in giunta e in consiglio. Praticamente un nulla di fatto, e l'obiettivo degli operai è quello di accelerare i tempi di questa transazione. Tutto l'accordo tra le parti è subordinato alla riapertura e al riutilizzo della cava in questione. La materia prima per i lavori non arriva più in fabbrica. Quello che gli operai non si spiegano è come dalla Regione non ci siano problemi per la riapertura – ma la notizia è che pare sia scaduto il vincolo paesisitico – tuttavia di fatto ancora non si arriva ad una conclusione. Sul posto anche il vicepresidente del consiglio provinciale Sabatino Leonetti e il consigliere comunale di Guidonia Emanuele Di SIlvio. Una storia che riporta alla mente le lotte operaie, e le legittime proteste per la difesa di un posto di lavoro. Non è importante per chi si lavora, ma lavorare e basta. Qualcuno lo vada a dire a chi chiude le porte in faccia agli operai. 

    

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