Guidonia. L’autista della Smart patteggia: così Rosy e Mauro muoiono un’altra volta

In Cronaca & Attualità, In Evidenza, Primo Piano da Yari Riccardi

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Era prima di Natale. C’era la stessa aria di oggi. Le luci, le persone in strada, il freddo. Passeggiavano quel 14 dicembre, un papà e sua figlia. Nel centro di Guidonia, lo avevano fatto così tante volte. Era domenica. Alle 17 e 45 una Smart lanciata a folle velocità nel centro della città, tra un pub e una pineta, li colpisce in pieno. Rosy, 19 anni, muore due giorni dopo. Il padre Mauro resiste per alcuni mesi prima di chiudere gli occhi per sempre. A un anno di distanza la sentenza, dopo l’udienza del 17 dicembre: la morte di un papà e di sua figlia, la disperazione di una madre e di una moglie, di un fratello e di un figlio valgono un un patteggiamento di 2 anni e 6 mesi, con la sospensione della patente di 2 anni e 8 mesi per il ragazzo, 20 anni all’epoca dei fatti, alla guida della Smart in quella tragica sera. Il giovane è andato a processo per i reati di omicidio colposo unito a numerose violazioni del Codice della Strada. Pena prevista dai 2 ai 7 anni. Poi una prima richiesta di patteggiamento a 1 anno e 4 mesi con il seguente no del Pubblico Ministero, poi l’accordo per il patteggiamento di 2 anni e 6 mesi, con la sospensione della patente di 2 anni e 8 mesi. Mauro Sciarrini, infermiere, marito e padre di due figli. Rosy, studentessa e meravigliosa ballerina. La scena della tragedia è il tratto di strada di via Roma tra il parco Caduti di Nassiriya e la pineta centrale: nel tardo pomeriggio del 14 dicembre la Smart arriva dalla stazione, correndo in direzione Casacalda. Rosy e Mauro attraversano dal marciapiede della pinetina verso la pineta centrale. Vengono colpiti sulla linea di mezzeria da quella macchina, nella corsia opposta alla direzione del mezzo, e sbalzati a una distanza di più di 26 metri. Soccorsi immediati, e condizioni gravissime per entrambi. Rosy è morta due giorni dopo all’Umberto I, Mauro a febbraio, dopo 2 mesi di agonia. “Il consulente del PM ha esaminato la scatola nera della Smart del ragazzo: i giri del motore erano fermi a 4500 sui 5500 massimi previsti mentre il contachilometri era fermo a 96 km/h. La consulenza ha confermato che lui non ha neanche toccato il freno – afferma l’avvocato Colatei, difensore della famiglia Sciarrini – ma ha solo decelerato. Cosa ancora più grave ha voluto giganteggiare cercando di evitarli aggirandoli sul lato sinistro. Come in un videogame: ma questo non era un gioco, due persone hanno perso la vita. Ritengo riduttivo colpire solo chi si pone alla guida in stato di ebrezza o sotto influenza di sostanze stupefacenti: c’è anche chi si diverte guidando scriteriatamente sprezzante della vita altrui”. Il tutto di domenica pomeriggio, nel centro di una città, su una delle vie principali, tra un pub e due parchi. Erano a passeggio, un padre e una figlia. Una mamma attendeva entrambi a casa. Non sono mai più tornati.

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