Guidonia. Una corsa a perdifiato nella storia della musica rock: ecco gli A-Live

In Cronaca & Attualità, Spettacolo da Yari Riccardi

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alive_1Da Bob Dylan ai Coldplay. Passando per Bruce Springsteen, Peter Gabriel, i Beatles, I Pink Floyd, i Rolling Stones, David Bowie, Jeff Buckley e i Pearl Jam. Una lunga corsa nella storia della musica, quella che ti fa ricordare che sei ancora vivo. E che vale la pena continuare ad ascoltare e a suonare certe canzoni. Questi sono gli A-Live, una band di ragazzi di Guidonia che porta in scena i capolavori della storia della musica rock. Alla voce e alla chitarre Fabrizio Gibellini e Francesco Polucci, alla batteria Luca Bracchitta, alle tastiere Stefano Bracchitta, al basso Andrea Terzulli. Chitarra solista Marco Marini. Un mix perfettamente equilibrato di talento, grinta e passione, che non può non colpire ed emozionare. Come si può restare indifferenti verso un concerto che si apre con “Like a Rolling Stone” di Bob Dylan? Non si può, appunto. Se ami certa musica, se certe canzoni hanno ancora il potere di colpirti cuore, stomaco e anima, allora le due ore e qualcosa di più di un concerto della band non possono non travolgerti. C’è l’essenza del rock, suonato in maniera eccellente, talvolta molto simile all’originale. Facciamo due esempi, riferiti al concerto di sabato che la band ha tenuto al Dissesto, Villalba. L’assolo di David Gilmour in Comfortably Numb, che Marco Marini propone in maniera tanto perfetta che, a occhi chiusi, sembrava davvero di essere in un impossibile concerto dei Pink Floyd. E le tastiere di Stefano Bracchitta in “Break on through (to the other side)” dei Doors, anche qui ai limiti della perfezione. Nell’ultimo concerto sono stati molti i momenti da ricordare. Francesco Polucci – bravissimo – che emoziona con “Hallelujah”, “Heroes” e “The scientist”. Fabrizio Gibellini che propone una versione struggente e coinvolgente di Thunder Road di Bruce Springsteen. La chitarra perfetta ovunque di Marco. Le armonie di Stefano e la presenza mai irruenta della batteria di Luca e del basso di Andrea. Il finale con One degli U2 e, ovviamente, Alive dei Pearl Jam, e il bis con “Can’t help falling in love” di Elvis Presley, chiude due ore di musica vera. Quella buona. Quella della nostra vita. Un concerto che ci ha fatto tornare in mente quanto letto su un blog – http://ferrara.blogautore.repubblica.it/2012/07/30/adrenalina-lacrime-e-clash/ – tempo fa. “ In quel momento ho pensato cose strane e belle. Ascoltavo frasi sconnesse e incrociavo occhi persi. Poi sono arrivati i Pink Floyd a incollarmi cuore, cervello e stomaco. Brividi violenti. Un urlo interiore: come per dire che il mondo dovrebbe approfittare di una colonna sonora così per uscire dalle sue paure e dalle sue ingiustizie. Dovremo lasciare le nostre anime si abbraccino per davvero una volta tutte. Suggestioni, lo so. Lampi infantili che ti abbagliano e poi tornano a dormire nel buio. Però ero felice di essere li con loro in quel momento”. Le parole sono del giornalista di Repubblica Benedetto Ferrara. Possiamo dire che, nel nostro piccolo, abbiamo provato le stesse emozioni. Perché alle fine certe canzoni restano immortali, anche in questo modo. E forse suonate e cantate da chi le vive nel modo degli A-Live, assumono un valore anche maggiore. Sono più vicine. Più nostre.

Prossimi appuntamenti:

19 gennaio: Ristorante “Da Pizzico”

23 gennaio: Circolo degli Illuminati

1 febbraio: Docks Village

23 febbraio: Locanda Blues

www.a-liveband.com

(foto di Gianluca Grasso)

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