Tivoli Terme / Stacchini tra presente e futuro, i cittadini: “Non permetteremo a nessuno di fermare quello che si è messo in moto: vogliamo tornare a respirare”

In Primo Piano da Yari Riccardi Commenti

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E’ tornato prepotentemente al centro del dibattito politico l’ex polverificio Stacchini, famigerata area per la quale la giunta del Comune di Tivoli ha annunciato l’avvio dell’iter per il processo di bonifica e che da anni tormenta sonni ed esistenze dei cittadini di Tivoli Terme e Villalba.

Proprio una delegazione di cittadini attivisti – quelli dell’Eco di Tivoli Terme – ha incontrato il delegato della proprietà del terreno. Incontro più sopralluogo, ma soprattutto la conferma di quello che in molti temevano, che da anni viene denunciato dai cittadini: Stacchini è una bomba ambientale – e non è soltanto la ormai nota Frigo Valley – pronta ad esplodere. E la bonifica è imprescindibile e non più rinviabile.

Le attività svolte e da svolgere. La riqualificazione e lo sviluppo dell’area passano dalla pulizia dei rifiuti abbandonati in maniera clandestina nel corso degli anni, dalla rimozione dei residui delle demolizioni effettuate dal Comune di Tivoli negli ultimi 10 anni degli edifici della vecchia fabbrica Stacchini. Successivamente si passerà alla bonifica del suolo e del sottosuolo, nel caso dovessero essere riscontrati livelli di inquinamento superiori a quelli di legge. Servirà eventualmente una caratterizzazione dell’area, ma sono queste le operazioni preliminari e fondamentali per portare a termine l’annunciato processo di riqualificazione e sviluppo. Operazioni che avranno una incidenza sui vincoli presenti nell’area – SIC/ZSC IT6030033 Travertini Acque Albule e Aree Boscate/Aree agricole della Campagna Romana e delle bonifiche agricole – in primis perché i rifiuti e i residui sono sparsi sopra le aree che con tutta probabilità ospitano gli habitat tutelati (“la loro rimozione ha una incidenza positiva”, si legge nel documento condiviso dai cittadini), e poi perché gli stessi rifiuti sono di fatto “dentro” la vegetazione presente. La rimozione dei materiali comporta necessariamente l’abbattimento delle piante.

La caratterizzazione. Rimossi i rifiuti, il passo successivo sarò quello della caratterizzazione di suolo e sottosuolo: obiettivo è quello di capire il livello di inquinamento. Sarà dunque presentato un piano di indagini, da svolgere poi sul sito, per chiudere poi con l’analisi dei risultati. In caso di valori sopra la norma sarà necessario procedere con la bonifica, che ovviamente sarà di forte impatto sui vincoli citati poco sopra.

Il piano di indagine. Sette le fasi previste dai proprietari: 1) ricostruzione storica delle attività produttive e antropiche svolte sul sito 2) elaborazione del Modello Concettuale Preliminare del sito 3) Predisposizione di un piano di indagini ambientali finalizzato alla definizione dello stato ambientale del suolo, del sottosuolo e delle acque sotterranee 4) Condivisione preliminare del piano di indagine con gli enti interessati, dunque Comune di Tivoli, Arpa Lazio, Provincia di Roma e Regione Lazio 5) Esecuzione del piano di indagini 6) Esecuzione di eventuali indagini integrative necessarie alla luce dei risultati raccolti 7) Elaborazione finale dei risultati delle indagini eseguite e dei dati raccolti e rappresentazione dello stato di suolo, sottosuolo e acque sotterranee. Nel caso emergano contaminazioni si passerà alla elaborazione del modello concettuale definitivo, all’identificazione dei livelli di concentrazione residua accettabili (su questi saranno impostati gli eventuali interventi di messa in sicurezza e bonifica), all’elaborazione del progetto esecutivo per la bonifica delle aree interessate e a quella della VIA e di Incidenza Ambientale, per chiudere con l’effettiva esecuzione della bonifica e della restituzione delle aree agli usi legittimi.

Per riassumere

Tonnellate di rifiuti. Detto delle attività già effettuate esplicitate nel documento della proprietà – perimetrazione delle aree SIC, sfalcio delle erbe infestanti esterne all’area SIC con finalità antincendio, sorvolo dell’area con un drone per valutare quantità di rifiuti, tipologia delle essenze arboree presenti e rilievo delle curve di livello del suolo – quello che emerge dalle carte è la spaventosa – e nota – quantità di rifiuti abbandonata a Stacchini. Quattordici tonnellate di pneumatici fuori uso, 271 tonnellate di plastica, 13430 tonnellate di rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione, 72 tonnellate di vetro. Questa è una parte di un elenco del quale fanno parte anche le 9 tonnellate di “altri materiali isolanti contenenti o costituiti da sostanze pericolose” e da 67 tonnellate di materiali da costruzioni contenenti amianto. Un panorama desolante, all’interno del quale, lo ricordiamo, vivono ancora molti cagnolini, curati dall’amore di alcuni volontari tiburtini.

Droni per la tutela. L’utilizzo dei droni avrà lo scopo di salvaguardare la biodiversità della flora e della fauna: l’obiettivo è quello di mantenere in condizioni soddisfacenti gli habitat e le specie di interesse comunitario presenti nei SIC “ai fini della designazione degli stessi in Zone a Protezione Speciale (ZPS)”. Tali attività di monitoraggio sono in corso di svolgimento, insieme all’aggiornamento del progetto definitivo di rimozione dei rifiuti e alla compensazione vegetazionale e habitat/SIC. Da svolgere, tra le altre cose, ci sono le indagini geoelettriche per l’individuazione di zone a rischio sink hole.

Le conclusioni. L’iter dunque è segnato, ed ha caratteri ben definiti. “Non è possibile dare avvio immediato alle operazioni di rimozione dei rifiuti e dei residui di demolizione se prima non saranno svolte tutte le indagini necessarie e propedeutiche alla corretta individuazione dei metodi di risoluzione e/o compensazione degli habitat tutelati e delle essenze arboree e dell’autorizzazione all’utilizzo degli stessi da parte delle autorità competenti”, scrive la proprietà.

Il commento dei cittadini. E’ una storia vecchia, che nasce nel 2007 e passando nel 2011 racconta di sgomberi e di demolizioni di alcuni stabili, con i residui dei capannoni mai rimossi. “Oggi sembra davvero essere vicina la conclusione – raccontano i cittadini – e non possiamo accettare interferenze da parte degli ambientalisti e della politica”. Una storia lunga decenni. “Avrebbero dovuto pensare a tutto tanti anni fa, invece se ne sono fregati. Non permetteremo a nessuno di fermare quello che si è messo in moto, non dopo quello che abbiamo respirato e che rischiamo di continuare a fare. Stacchini deve tornare ad essere pulito”. Le parole di pochi cittadini racchiudono la speranza di un intero quadrante. Decine di migliaia di persone che tra Guidonia e Tivoli hanno convissuto per anni con tutto questo.

 

 

 

 

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