Fonte Nuova / “Ripartire dai contenuti che ci appassionano”: Del Baglivo e il PD tra presente e futuro

In Politica, Roma Est da Alessandra Paparelli Commenti

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Abbiamo incontrato Federico Del Baglivo, Consigliere Comunale Partito Democratico di Fonte Nuova, già candidato Sindaco alle ultime comunali, giugno 2017, Segretario dei Giovani Democratici per la Provincia di Roma.

Partiamo dal Congresso del Partito Democratico, svoltosi recentemente. Riconfermato Rocco Maugliani, Segretario PD del Partito Provinciale, neoeletto Mauro Alessandri Presidente del Partito Democratico della Provincia di Roma. E’ una vittoria netta, quella del Segretario, da cui ripartire, per rendere più forte il PD?  La domanda subito seguente “Stop a personalismi e schizofrenie, pensiamo ai territori”, sei d’accordo con questa affermazione di Maugliani? Da dove riparte il Partito Democratico, anche in vista di importanti appuntamenti come le elezioni regionali e politiche del 2018?

La rielezione di Rocco Maugliani è stata una prova di maturità del Partito Democratico della provincia di Roma. Al di là dei risultati nelle amministrative degli ultimi anni, fin dalle mozioni congressuali si è manifestata la volontà di cambiare il modello di lavoro del Partito, chiedendo uno sforzo a senatori, deputati, consiglieri regionali che troppo spesso ne condizionano l’andamento sui territori. Se riusciremo a far prevalere la linea dei circoli locali, come del resto accaduto anche a Fonte Nuova, avremo senza dubbio un partito più aderente alle nostre aspettative, che non si compromette per le preferenze da portare ai più alti rappresentanti istituzionali, ma che anzi li sceglie al suo interno attraverso percorsi virtuosi. Non posso quindi non essere contento dell’elezione di Mauro Alessandri a Presidente, un esempio per la nostra generazione, e per la riconferma di Rocco Maugliani, che ha cercato in questi anni di farsi portavoce di questa esigenza di autonomia.

Sei Consigliere Comunale, eri il candidato Sindaco, sei Segretario dei Giovani Democratici: cosa c’è da migliorare o da modificare, a tuo avviso, riguardo a un maggiore ascolto degli elettori, dei circoli Pd e dei cittadini? Qual è il ruolo dei giovani?

Credo che sia un momento molto difficile per fare politica, e non mi pare nessuno abbia ricette comprovate per riconquistare la fiducia di elettori sempre più demotivati. Anche il dato di affluenza delle ultime comunali, appena sopra il 50% sembra darci questo tipo di lettura. La mia proposta, almeno sul livello locale, è quella di ripartire dai contenuti che più ci appassionano. Non riesco a immaginare un circolo del Pd dove non venga affrontata la questione ambientale, dove non si parli della crisi, dove non si cominci a pensare a modelli alternativi per compensare la decadenza progressiva del lavoro dipendente. Il ruolo dei giovani è quello di rappresentare la generazione più sfortunata degli ultimi cinquanta anni ed è esattamente identico a quello dei meno giovani. Non possiamo pensare di ottenere appoggi, di essere scelti perché più competenti o al passo coi tempi. Certi poteri vanno sfidati, e non c’è miglior collante per un gruppo di ragazzi che credere di potercela fare, di poter dare la propria visione. E’ così che un giovane studente può prevalere su un vecchio consigliere alla settima consiliatura, con la forza delle proprie idee.

Si riparte, a tuo avviso, dalle autonomie territoriali, indicando regole precise e valorizzando energie e competenze?

Come già detto la stella polare deve essere l’autonomia e l’ascolto dei circoli territoriali, valorizzando conoscenze e competenze dei dirigenti e dei semplici militanti. Una comunità che si ascolta è senza dubbio più entusiasta ed energica.

C’è stata, a tuo avviso, troppa autoreferenzialità e meno ascolto dei circoli, in questi ultimi tempi e anni?

C’è stato, secondo me, un pesante conflitto interno, anche generazionale oltre che politico, che ha potuto condizionare la capacità d’ascolto del Partito tutto. Quando aumenta il livello di conflitto interno, quando si ascoltano più riferimenti regionali e nazionali che la propria città, il proprio elettorato, si rischia di spendere più tempo a “spegnere incendi” che non a costruire. E’ un errore che abbiamo commesso, ma che non siamo intenzionati a ripetere.

Una parola sulla recente elezione di Stefano Valerio Te, archeologo, come Segretario cittadino del Pd di Fonte Nuova.  Come riparte il partito locale e con quali obiettivi?   Stefano, ricordiamo, è stato presidente del comitato elettorale quando eri candidato sindaco alle comunali di giugno 2017.

A Stefano Valerio oltre che la stima, mi lega una sincera amicizia, che va oltre correnti e divisioni settarie. Sono certo sia la persona migliore per ripartire dopo il lavoro di Francesco Mongiu, ancora da ringraziare per il coraggio dimostrato, proprio perché è un segnale del lavoro che vogliamo condurre nei prossimi anni: non arretrare di un millimetro sui contenuti, sulle questioni morali, sulla linea politica che deve tenere il Partito Democratico di Fonte Nuova, ma al tempo stesso aprirsi ed allargare quanto più possibile i nostri spazi a persone che la pensano come noi: sono certo che in molti a Fonte Nuova siano stufi di una politica concentrata su esigenze particolari e accordi sottobanco. La nostra proposta, se ben indirizzata, è senza dubbio la migliore disponibile.

Torniamo un momento al Congresso Pd della Provincia di Roma, al Congresso Provinciale: una considerazione sui numeri, 10.523 iscritti, quasi il 70% degli aventi diritti, grandi numeri; si tratta di un dato molto importante. Si riparte anche da questi numeri, ritieni, per superare una politica oggi sempre maggiormente volta ai cosiddetti “personalismi, ai populismi e ai sovranismi”?

La nostra è da sempre una federazione attiva, che vive in sedi storiche, che hanno segnato nel bene la storia degli ultimi anni delle province. Sono tantissimi gli esempi di buone amministrazioni che hanno portato grandi conquiste, dai comuni più piccoli alle grandi città dell’hinterland romano. E’ un patrimonio da non disperdere, che ha dimostrato di avere ancora fiducia in questo Partito. Senza dubbio siamo orgogliosi dei nostri processi democratici di selezione della classe dirigente, e credo siano un importante tratto distintivo.

Una tua riflessione sulla legge elettorale: quali partiti favorirà alle politiche, se ritieni possa favorire qualcuno e perché? Che tipo di elezioni Regionali e Politiche andremo a vivere?

Non è la legge elettorale ideale, mi pare ovvio. Ma dopo anni di porcellum, di disegni di legge buttati via per continuare a vivacchiare su leggi elettorali modificate dalla consulta in chiavi che non consentiranno mai di governare, è senza dubbio un passo avanti. Rimango convinto non sia la legge elettorale che possa farti vincere le elezioni. Sono le regole del gioco, ma alla fine dei conti bisogna essere votati, ed è l’unica cosa fondamentale. Se ottieni la fiducia degli elettori vinci, altrimenti non c’è sistema che possa favorire o sfavorire nessuno. Sarà una campagna elettorale tesissima che andrà sui temi più dibattuti degli ultimi mesi. Come nelle ultime occasioni, saremo la proposta più razionale, con qualche contraddizione, ma unico argine alle derive più pericolose nel quale potrà incorrere l’Italia. Mi aspetto soprattutto il coraggio di non snaturarsi e di proporre convinti le nostre idee; ma soprattutto, uno stop alle larghe intese e un partito che non sia la stampella di nessuno in Parlamento.

 

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