Inviolata. Il processo ai vertici di Eco Italia ’87 slitta a giugno

In Ambiente & Territorio, In Evidenza, Primo Piano da Yari Riccardi

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Udienza attesa, ma tutto finisce con un nulla di fatto. Slitta al 23 giugno l’inizio del processo ai vertici di Eco Italia ’87 srl per la gestione non corretta della discarica dell’Inviolata di Guidonia: sono imputati Francesco Rando e Angelo Deodati, entrambi amministratori e legali rappresentanti dell’azienda appartenente alla galassia societaria di Manlio Cerroni, e Paolo Magrini quale direttore tecnico responsabile dell’azienda. Imputati tutti e tre assenti, così, dopo la comunicazione della difesa, arriva la decisione del giudice De Gregorio, presa in accordo con il pubblico ministero: udienza rinviata, si riparte a giugno. Un anno fa la richiesta di rinvio a giudizio emessa dal pubblico ministero Stefania Stefanìa della Procura della Repubblica di Tivoli, per un processo che vede coinvolti nomi più che noti a Guidonia, tutti legati indissolubilmente all’annosa e delicata questione della discarica dell’Inviolata e tutto ciò che ne concerne. I reati contestati sono relativi alla gestione della discarica in seguito a due autorizzazioni regionali, carenti dell’obbligatorio preventivo nullaosta della Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Lazio e del parere vincolante della Soprintendenza paesaggistica del Lazio. La prima è la concessione dell’AIA alla Eco Italia ‘87 da parte della Regione – governatore era Piero Marrazzo – attraverso la determina n. B0526, a firma del Direttore del Dipartimento Territorio, Raniero De Filippis, del 23 febbraio 2009, per l’apertura di un nuovo invaso, il sesto, all’Inviolata di Guidonia per il conferimento di 380.000 mc di rifiuti urbani, in variante non sostanziale. La seconda è l’ordinanza n.Z00002, emessa dalla Regione il 12 agosto 2013 “senza preventivamente espletare – spiega il Comitato Risanamento Ambientale – la procedura di AIA e senza, quindi, l’obbligatorio parere paesaggistico, che ha permesso l’abbancamento nel sesto invaso di ulteriori 75.000 metri cubi di rifiuti per un periodo di sei mesi”. Il punto è sostanzialmente uno: entrambe le autorizzazioni mancavano del parere paesaggistico, e per questo i gestori del sito dunque dovuto né legittimamente potuto conferire i rifiuti in discarica, questo è quanto contestato dal PM.

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