Alleanza per Tivoli interroga Proietti sul bilancio: “Voto al sindaco zero meno meno”

In Cronaca & Attualità, In Evidenza, Politica, Primo Piano da Yari Riccardi

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“Inutile”. E’ questa la definizione che Alleanza per Tivoli propone del bilancio di previsione del Comune per il 2015. “Inutile non solo perché è discusso in Consiglio Comunale tra luglio e agosto, nonostante le false promesse del Sindaco di approvarlo entro gennaio, ma anche perché non si distinguono programmi e obiettivi dell’Amministrazione, né nei numeri dei capitoli né nelle relazioni, previste dalla legge proprio per spiegare gli obiettivi programmatici, scopo completamente eluso”. Sopravvivenza attraverso una gestione provvisoria, così continua Marino Capobianchi, “senza che si lasci intravvedere alcuno sforzo per migliorare la situazione del Comune e favorire la crescita della Città”. Assente la politica dele entrate, imposte fissate al massimo, niente cenni a eventuali modalità di risoluzione della problematica dei ruoli non pagati, “a partire dalla Tari che il sindaco ha quantificato per il 2014 in 6,5 milioni. Discutibili alcune poste che sembrano di dubbia veridicità, come il recupero Ici relativo agli anni precedenti, per circa 9 milioni di euro nel triennio 2015-17, senza le quali però il bilancio non quadra”. L’attacco di Alleanza per Tivoli è frontale e senza quartiere. Le proroghe sostenute all’interno del bilancio sono definite “imbarazzanti, e vanno avanti nonostante gli annunci, così
i servizi della Tesoreria e delle Riscossioni sono in regime di proroga. Poca decisione e poca trasparenza. Come il caso Andreani completamente assente dal bilancio: che fine fanno i soldi pagati dai cittadini? Come il caso dei derivati. Mentre si pagano altri 750.000 euro si annunciano trattative con la banca per recuperare gli eventuali costi occulti! Ma i costi occulti sono stati già scoperti da anni (vedi delibera consiliare n° 70 del 29/11/2011) e con la banca si deve aprire un contenzioso per truffa, altro che trattative e mediazioni. Con i soldi pubblici non si scherza”. Così chiude Capobianchi.

 

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