Guidonia, scene di ordinaria povertà su via Roma

In Cronaca & Attualità, In Evidenza, Primo Piano, Spazio al Sociale da Yari Riccardi Commenti

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Arriva lentamente. Si ferma. Posa la bicicletta. Un sospiro, e si mette a guardare nel cassonetto, alla ricerca di un qualcosa superfluo per altri, per lui fondamentale. Intorno, la vita solita della sonnolenta Guidonia. Gente che passa, e neanche guarda. Perché queste scene non si possono guardare. Mettono paura, mettono ansia. Fanno pensare che nonostante viviamo in una città di media borghesia, ci sono – e sono tanti, perché la scena che abbiamo visto è solo l’ultima di tante viste in queste settimane – persone, gli invisibili – lo sono, di fatto – che tentano di sopravvivere, nonostante teste girate, sguardi distolti e mani negate. La persona che abbiamo visto finisce ben presto di cercare. Mette poche cose nel cestino della sua bici. Si rimette su, e probabilmente si fermerà al cassonetto successivo. Un momento dopo. Il giorno dopo. Tutti i giorni. Dategli il nome che volete. Yussuf, Bruna, Rocco, Enrico, Khaled. Non importa se sia italiano o straniero. Importa che sia solo. Che sia invisibile. Perché la nostra vita deve passare così, tranquilla. Con un cuore che giorno dopo giorno diventa invisibile. Con occhi che guardano solo avanti. Quello che succede intorno, non è un nostro problema. Ma deve andare per forza così? Va dovunque così? Non lo sappiamo. Sappiamo solo che sono scene che occorre raccontare. Fino a che la prossima foto sarà di una persona che viene aiutata da un'altra. Una utopia troppo dolce per non sperare che possa accadere

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