Tivoli Terme / Il cimitero dei frigoriferi dimenticati: il caso della Frigo Valley

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E’ stato il Fatto Quotidiano attraverso il pezzo di Vincenzo Bisbiglia e Angela Gennaro a riportare all’attenzione dell’opinione pubblica il desolante scenario della Frigo Valley, enorme distesa di frigoriferi abbandonati a poca distanza dall’Aniene e praticamente a un passo dalle Terme. Il tutto nell’ormai famigerata zona dell’ex Polverificio Stacchini, quello che è stato campo rom – e che ancora oggi ospita alcune persone – e che è da anni bomba ambientale.

Gli elettrodomestici sono più o meno 500, abbandonati su un terreno di 70 ettari. Frigo, amianto, rifiuti di vario tipo. Animali morti, e cani che vivono lì con le sole cure di pochi e valorosi volontari. Una zona che “nasconde” anche altri “segreti”: una parte dei 70 ettari della Frigo Valley rientra nel ‘Sito di interesse comunitario Travertini Acque Albule (Bagni di Tivoli)’, sul quale tra l’altro ci sarebbe anche un progetto di ampliamento. Da un lato dunque pregi naturalistici, dall’altro quella che in molti hanno chiamato Terra dei Fuochi, sede di roghi tossici sia ai tempi della baraccopoli che più recenti. Impossibile dimenticare le continue e disperate segnalazioni dei residenti nell’ultima estate.

Lo ripetiamo: i frigo non sono una novità e non hanno sconvolto nessuno. Ora però cittadini, associazioni e amministrazione comunale di Tivoli chiedono soluzioni che vadano oltre la burocrazia, il solito mostro che si annida in queste vicende.

“L’amministrazione comunale ha fatto tutto quello che poteva, interessando le autorità competenti, smantellando la baraccopoli, bloccando l’accesso all’area e, di conseguenza, l’arrivo dei frigoriferi. Ma sul fronte della bonifica non si è smosso nulla. Eppure –  spiega all’Adnkronos Gianni Innocenti, consigliere comunale e presidente del Circolo di Legambiente Tivoli – si tratta di una bonifica indispensabile. E se non arrivano i soldi dei privati devono arrivare quelli pubblici, anche perché la Regione Lazio, in caso contrario, potrebbe trovarsi in difficoltà nei confronti della Comunità Europea che prevede pesanti sanzioni per le mancate bonifiche”.

Una bonifica alla quale è chiamato il proprietario dell’area, che acquistò i 70 ettari dal polverificio Stacchini. Era il 2014, e un intero territorio confidava in una svolta. In estate le diverse diffide dell’amministrazione comunale di Giuseppe Proietti alla bonifica della zona, in particolare quello occupato all’epoca dagli insediamenti dei nomadi.

“Dopo le richieste, il sindaco – prosegue Innocenti – ha presentato un esposto in procura ma la società ha fatto sapere di non avere i soldi necessari per bonificare l’area. Parliamo di milioni di euro”.

Il problema resta, ed è evidente. Centinaia di frigoriferi abbandonati. Come ci sono arrivati? “L’entità del fenomeno – così Legambiente Lazio – fa pensare a una vera e propria filiera ecomafiosa, un circuito messo in piedi per guadagnare due volte sul ciclo illegale di questi rifiuti: da una parte sul contributo ambientale, previsto per smaltire correttamente i frigoriferi giunti a fine vita, dall’altra sul mercato nero dei metalli pregiati contenuto in grandi quantità in questi elettrodomestici che venivano fatti smantellare dalle aziende grazie a una sorta di manodopera in nero, sfruttando cioè povertà e disperazione di chi viveva in quell’area”. Un cimitero. Con l’estate in arrivo, e con gli immancabili roghi, un intervento si rende sempre più urgente.

(Foto della ADNKRONOS)

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