Montecelio/”Il borgo non è in vendita”: le firme dei cittadini per rivedere il piano delle dismissioni del Comune

In Cronaca & Attualità, Primo Piano da Yari Riccardi

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Sono state raccolte circa 300 firme in un solo fine settimana, quello appena trascorso. È grande il fermento che il piano delle dismissioni 2017-2026 del Comune di Guidonia – approvato lo scorso 6 marzo con delibera nr. 34 firmata dal commissario prefettizio – ha portato tra i cittadini. In particolare a Montecelio, dove un gruppo di cittadini e associazioni, dalla Proloco alla Confraternita del Santissimo Sacramento si è attivata per una petizione. “La comunità del paese con la presente esprime il proprio disappunto e la propria indignazione riguardo la programmata vendita degli immobili comunali situati nel centro storico del borgo”. Le motivazioni alla base dell’iniziativa arrivano nelle righe successive. “Il patrimonio immobiliare comunale del centro storico di  Montecelio esprime l’anima del borgo storico, custode della nostra storia, della nostra cultura e delle nostre tradizioni.  La vendita di questi immobili umilia e offende la nostra identità. L’istituto della dismissione di tali immobili rappresenta un impoverimento del nostro patrimonio morale e materiale della nostra città”. Le firme saranno protocollate – una prima parte – già il prossimo mercoledì, con la petizione che arriverà sulla scrivania del commissario prefettizio e del dirigente al Demanio e Patrimonio, e anche su quella del Prefetto di Roma. Quello che viene richiesto con la petizione è un incontro urgente tra le istituzioni coinvolte e le associazioni e i cittadini di Montecelio, con l’obiettivo di “rivedere il piano delle dismissioni in esame, escludendo dal piano di alienazioni gli immobili ricadenti nel centro storico di Montecelio in quanto adibiti o da adibire a servizi di pubblica utilità, sia da parte delle istituzioni, sia di associazioni che assicurino un servizio di crescita culturale e sociale della collettività (…) affrontare le soluzioni più idonee,  pur nella difficoltà del momento, per arginare il degrado, la microciminalità dilagante, il vandalismo, la carenza di ordine pubblico  e servizi vari”. I luoghi di Montecelio inseriti nel piano sono l’ex Casa delle Suore – “la perdita dell’utilizzo pubblico di questo istituto, dove hanno dimorato in santità di vita diverse religiose, comporterebbe la scomparsa di una memoria storico-religiosa che sarebbe insanabile”, si legge nella petizione – e l’ex centro anziani in via Servio Tullio, che oggi ospita le attività dell’associazione culturale La Vunnella, locali dei quali usufruisce l’associazione che si occupa del Piedibus. “È del tutto del tutto evidente che l’alienazione di detto locale comporterebbe di fatto una perdita in termini ambientali, di servizi, sociali e culturali, realizzando di fatto finalità contrarie a quelle che il Piano delle dismissioni si pone”. I cittadini sottolineano i “locali che invece si intende alienare potrebbero offrire servizi pubblici senza ulteriori aggravi per l’Erario, promuovendo la crescita del territorio, della sua storia e non da ultimo della sua economia”: un esempio è la proprietà comunale in via Nuova, “ottimale assicurare a Montecelio il servizio di Vigile/Poliziotto/Carabiniere di quartiere: un’esigenza  del quale il paese sente un urgente bisogno, non più procrastinabile per arginare il dilagare dell’illegalità,  evitare ulteriori tensioni sociali e scongiurare soluzioni individualistiche della giustizia personale. Un quadro che viene arricchito da quelli che vengono definiti “danni subiti dalla Comunità di Montecelio: lo spostamento della sede Comunale, la soppressione dell’Esattoria, la chiusura della Stazione dei Carabinieri, la soppressione della Circoscrizione amministrativa e da ultima e più recente la chiusura del presidio dei Vigili Urbani, che insisteva in un locale di proprietà comunale”. Degrado e microcriminalità che vengono alimentati da questa situazione. I cittadini denunciano i continui danneggiamenti a beni pubblici e privati, come il monumento ai caduti della Grande Guerra,  i giardini pubblici in Via Nuova, la  cappellina della Madonna del Giglio con i preziosi affreschi del XV secolo e la Chiesa di Sant’Antonio del quattordicesimo secolo. Un degrado al quale spesso l’associazionismo ha saputo in questi anni mettere freno.

 

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