Affrontare l’emergenza rifiuti: faccia a faccia con Francesco Girardi, Amministratore Unico dell’ASA di Tivoli

In Ambiente & Territorio, In Evidenza, Politica, Primo Piano da Elena Giovannini

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Francesco Girardi, Amministratore Unico dell’ASA Spa, mi accoglie in un ufficio con affreschi alle pareti, in un palazzo al centro di Via del Trevio. Casertano di origine, si è formato come Ingegnere Ambientale con più di 10 anni di esperienza in Toscana tra Viareggio, Lucca e Capannori. Da Agosto 2014 è Amministratore dell’ASA SpA di Tivoli. Al momento del suo insediamento il sindaco Proietti disse a Girardi: “Ingegnere lei è stato chiamato per attuare la strategia rifiuti zero a cui la nuova Amministrazione Comunale aderisce, ma prima va affrontato e risolto il grave problema dell’emergenza rifiuti verso cui la città è scivolata dopo anni di politiche di raccolta sbagliate incentrate sullo smaltimento e non sul riciclo dei rifiuti” .
Sono passati 7 mesi, e di cambiamenti a Tivoli ce ne sono stati e molti sono ancora in corso. La valutazione la lasciamo ai lettori, ma non possiamo non pensare all’aria che si era creata attorno all’ASA. Basterebbe leggere i giornali degli anni scorsi per ritrovare intere pagine sull’azienda, e poche erano lusinghiere. Sembra tanto tempo fa, ma era praticamente ieri. Oggi è tempo di cambiare.

Quale era la situazione dell’azienda e del servizio al momento del suo insediamento?

La situazione che ho trovato era di piena emergenza rifiuti, analoga se non più grave di quella che abbiamo visto in tv a Caserta e Napoli e che oggi vediamo in tanti Comuni in Provincia di Roma, Roma compresa. C’erano 20 discariche abusive dentro la città, roghi tossici a Stacchini, siti in cui perdurava l’abbancamento di rifiuti a cui il Comune non riusciva a far fronte, discariche che arrivavano fino anche in pieno centro storico.
Oggi gli scenari sono cambiati e se di roghi tossici non ce n’è praticamente più l’ombra grazie all’intervento adottato dalla nuova Amministrazione Comunale che è riuscita senza sgomberi, a liberare quasi del tutto i campi rom, di discariche a cielo aperto ne sono rimaste solo 7 e in zone non più centrali ma periferiche o nascoste. Aree nelle quali non possiamo intervenire per via della cospicua presenza di rifiuti speciali non assimilabili agli urbani e anche di rifiuti pericolosi , quindi eternit, vernici, calcinacci, ingombranti, elettrodomestici manomessi e cannibalizzati o bruciati. In questi casi si procede seguendo la ex legge 471/99 inglobata nella parte terza del D.lgs 152/2006 e che prevede prima una caratterizzazione della quantità e della qualità del rifiuto finalizzata soprattutto a capire i costi della bonifica e gli autori dell’abbancamento o sversamento dei rifiuti.

Questa è una problematica particolarmente rilevante nelle nostre zone. Nei fatti come sta procedendo il Comune di Tivoli?

Nelle scorse settimane l’amministrazione ha inviato a firma del Sindaco una lettera direttamente alla Procura della Repubblica, alla ASL e all’ARPA.
Si stanno verificando dalle prime indagini condotte sul nostro territorio, che mi auguro potranno essere significative anche per gli altri Comuni che ancora non stanno affrontando la problematica: spesso la tipologia derivata dalla caratterizzazione preliminare, dalla documentazione e dalla tipologia di rifiuti ritrovati testimoniano la condotta di queste pratiche da parte di Ditte e aziende più che di cittadini comuni.

A Tivoli, l’emergenza rifiuti si è accompagnata a quella finanziaria? Come si affronta?

Assolutamente sì, ed è una emergenza finanziaria ereditata in quanto l’ASA è stata più volte in passato sull’orlo del fallimento. Quest’altra emergenza la si affronta rendendo più efficiente il servizio e cambiando orizzonte di politica industriale incentrandolo completamente sulle raccolte differenziate e non più sull’indifferenziato da smaltire nelle discariche o, ancor peggio, negli inceneritori. Fatti facilmente dimostrabili contando il numero altissimo di cassonetti : ne sarebbero bastati circa 400 a cui affiancare le campane per differenziare i rifiuti, ma a Tivoli ce ne erano circa 1300 disseminati in ogni dove, con campane per la differenziata stradale del tutto abbandonate e inutilizzate, sconosciute ancora oggi alla popolazione nonostante gli obblighi di Legge. In questo modo veniva disatteso completamente l’obbligo di aumentare la differenziata rispondendo, invece, con un altro disegno che si evince dalle passate relazioni di bilancio, dove si legge testualmente che“le differenziate non convengono se non dal punto di vista ambientale e che le vecchie amministrazioni hanno ritenuto economicamente opportuno non rispettare gli obblighi di legge relativi all’aumento della differenziata, preferendo il pagamento delle ecotasse e lo smaltimento in discarica”. Parole che pesano, e che dimostrano come necessariamente doveva cambiato l’orizzonte gestionale dell’azienda e la politica ambientale adottata dall’Amministrazione Comunale.

Quali sono stati i provvedimenti fino ad ora adottati?

Mentre si è affrontata l’emergenza rifiuti trasformando le discariche dentro la città, in siti dove oggi si fa la differenziata stradale con dei preposti incaricati ad aiutare i cittadini a usare le campane, si è improntato un piano di start-up della raccolta porta a porta e un nuovo piano di spazzamento stradale usando le spazzatrici meccaniche e alcuni nuovi e innovativi aspiratori elettrici.
Abbiamo subito avviato le spazzatrici meccaniche alle officine di riparazione, parliamo di 4 spazzatrici che, costate oltre 600.000 euro, erano tenute ferme da 3 anni ad ammuffire e ad arrugginire tanto che sulla carrozzeria di una di esse crescevano anche le piantine. A Tivoli Terme affiancando le zone di Favale e Campolimpido, è già in azione il primo calendario di pulizia giornaliera e stiamo lavorando e sperimentando quello definitivo per Villa Adriana e Villaggio Adriano.

E il porta a porta?

La raccolta porta a porta è iniziata a novembre 2014 e coinvolge ad oggi 6.000 abitanti di 5 quartieri: Bivio di San Polo, Arci, lottizzazione Antonelli a Tivoli Terme, Capannelle e Ponte Lucano. Entro maggio-giugno verrà estesa ad altri quartieri tra cui Colle Nocello e Favale, il progetto è coprire l’intero territorio entro la fine del 2016.

Perché iniziare dai quartieri periferici?

I quartieri scelti per l’inizio della raccolta porta a porta sono territori di confine con altri comuni che effettuano la raccolta differenziata porta a porta con contestuale riduzione di cassonetti dell’indifferenziato tra le loro strade. Ma una politica di raccolta rifiuti sebbene del tipo porta a porta, se fatta male, comporta che i cittadini facciano male la differenziata o riescano a sfuggire ai turni di raccolta giornalieri mischiando comunque tutto o non conferendolo giornalmente. In particolare da Guidonia le conseguenze di questi eventi, sono stati lo scarico selvaggio di rifiuti indifferenziati nei nostri cassonetti iniziati alcuni anni fa e ancora cospicui nel 2014. Abbiamo trovato addirittura un cestino sottolavello della raccolta porta a porta e targato Guidonia Montecelio, tra i nostri rifiuti nei cassonetti. Più di 3000 tonnellate all’anno che appesantivano il servizio ASA e gravavano sulle tasche dei cittadini tiburtini.

Come avete pensato di risolvere questa situazione?

Per arginare il fenomeno abbiamo installato le Piazzole Presidiate, in cui il personale controlla chi e come vengono conferiti i rifiuti oltre che la provenienza degli utenti commerciali e domestici.
Da parte dei Comuni limitrofi devo ammettere, non ho notato molto interesse a contrastare questo fenomeno di migrazione dei rifiuti che sfuggono alle loro raccolte che, invece, dovrebbe essere per loro un danno economico grave nell’ottica di rivendere il materiale raccolto da porta a porta alle filiere del riciclo.

I provvedimenti presi in questi mesi, in particolare la riduzione e lo spostamento dei cassonetti in via Empolitana e Via Acquaregna hanno generato alcune polemiche. Come risponde a queste critiche?

Non capisco i tentativi, soprattutto da parte di esponenti dei partiti che siedono all’opposizione, di strumentalizzare addirittura gli anziani per attaccare quello che era solo un intervento di normalizzazione del servizio: in via Acquaregna e via Empolitana abbiamo svolto delle assemblee pubbliche nel periodo precedente allo spostamento per sentire l’opinione dei cittadini e su Facebook abbiamo fatto girare delle interviste di persone anziane che si sono dichiarate favorevoli all’iniziativa. C’erano 7 postazioni di cassonetti in via Acquaregna senza neanche una campana,ora ci sono 2 Piazzole di conferimento controllate, con campane per dividere i rifiuti. Inoltre il vantaggio è notevole: i mezzi non devono più effettuare continue soste lungo la via creando traffico, incidenti e smog.

Altri progetti futuri per il miglioramento del servizio?
Da febbraio è iniziato il progetto “Tivoli Miniera Urbana”, partito in città grazie all’importante contributo gratuito dell’Amministratore Delegato della DISMECO nostro consulente esperto di recupero di materiali dagli elettrodomestici: il primo e il terzo sabato del mese viene allestita a Tivoli Terme e Villa Adriana un’isola ecologica dove possono essere portati gli ingombranti. Abbiamo inoltre ripristinato il servizio di raccolta a domicilio su chiamata telefonica: l’obiettivo di questi nuovi servizi è aumentare il tasso di raccolta degli ingombranti e RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) del 20% e ridurre la quantità di rifiuti ingombranti che vengono abbandonati abusivamente. Stiamo infine avviando un importante iter autorizzativo per costruire un impianto di compostaggio sperimentale con due Bioreattori Elettrici che trasformeranno l’organico in Compost, azzerandone i costi di smaltimento.

E oltre i rifiuti? Ci sono iniziative?

Due mesi fa ho scritto una lettera ad ACEA, per richiedere l’affissione affianco delle fontanelle pubbliche dei cartelloni con i dati sulla qualità dell’acqua.
Il comune potrebbe così allestire un progetto analogo a quello fatto a Capannori dal nome “le vie dell’acqua” : le famiglie risparmierebbero i costi della bottiglia del supermercato bevendo direttamente l’acqua pubblica, risparmiando le spese di spostamento e acquisto di bottiglie di plastica facendo nel contempo del bene al nostro ambiente riutilizzando quelle di vetro. Acea, dopo due mesi, ancora non risponde. Cogliamo l’occasione per sollecitare ora anche pubblicamente, una risposta.

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